Attributi

Post N° 71


Me ne vado, ti lascio nella sera che, benché triste, così dolce scende per noi viventi, con la luce cerea  che al quartiere in penombra si rapprende. E lo sommuove. Lo fa più grande, vuoto intorno, e, più lontano, lo riaccende di una vita smaniosa che del roco rotolio dei tram, dei gridi umani, dialettali, fa un concerto fioco e assoluto. E senti come in quei lontani esseri che, in vita, gridano, ridono, in quei loro veicoli, in quei grami caseggiati dove si consuma l'infido ed espansivo dono dell'esistenza -quella vita non è che un brivido. Corporea, collettiva presenza; senti il mancare di ogni religione vera; non vita, ma sopravvivenza - forse più lieta della vita - come d'un popolo di animali, nel cui arcano orgasmo non ci sia altra passione che per l'operare quotidiano: umile fervore cui dà un senso di festa l'umile corruzione. Quanto più è vano - in questo vuoto della storia, in questa ronzante pausa in cui la vita tace - ogni ideale, meglio è manifesta la stupenda, adusta sensualità quasi alessandrina, che tutto minia e impuramente accende, quando qua nel mondo qualcosa crolla, e si trascina il mondo nella penombra, rientrando in vuote piazze, in scorate officine...