CHICCHERE

LA DANZA


 È successo un bel po’ di tempo fa. All’inizio ho pensato a un grande scherzo. Era troppo grande, quasi dodici metri quadrati di tela tutti pieni di colori. I colori a campiture così grandi che quasi traboccavano. Mi è girata la testa quando ho capito che non era un gioco ben architettato. Mi sono aggrappata alla forza delle mie gambe per non perdere l’equilibrio, e mi è sembrato che in quel salone tutto bianco eravamo solo io e quell’enorme quadro, La Danza di Matisse. Non credevo ai miei occhi, non capivo se le immagini che arrivavano al mio cervello erano veramente reali o se erano solamente un’illusione. Quelle cinque ballerine nude avevano iniziato a staccarsi dal fondo verde e blu e avevano cominciato a girarmi attorno, mi stavano invitando al ballo. Erano sinuose e allo stesso tempo goffe nel loro danzare, avevo inziato a ballare con loro e capivo che lì con quelle ballerine c’erano le emozioni e la sensibilità di Matisse. In un momento, ero con loro a cercare un posto nel quadro, fra quel turbinio di sentimenti che tanto somigliavano ai miei; ero con loro, impiastricciata di blu e di verde, in quell’enorme quadro che mi aveva rapito.