Al bar con gli amici

TU PUOI SALVARMI SECONDA PUNTATA PRIMA PARTE


SECONDO CAPITOLO PRIMA PARTE Come aveva promesso sul treno, di proteggerla, si avverò a Milano. Andò a vivere con lui che leoffrì la sua camera degliospiti nella sua casa ottocentesca in parte ristrutturata, situata nell'elegante via Ariosto. La casa aveva un elegante ingresso con duepareti laterali in sofisticato vetro di Murano lavorato in stile liberty e due scalini con cui accedere al salotto dalle linee sobrie, dai colori raffinati e insoliti. Sul lato destro vi era un soppalco con altri tre gradini che portavano alla porta della cucina abitabile.Sul lato sinistro partiva un corridoio su cui si affacciavano cinque porte. Erano due trestanze da letto, un bagno e uno studio biblioteca. La stanza che scelse Cinzia era, seppur sobria ma dai colori piùfemminili,il legno dei mobili era di un caldo color ciliegio. La stanza di Diego era prettamente maschile, estremamente rigida nelle forme e nei colori sui toni del nocciola con dei tocchi di verde petrolio.Le trovò anche lavoro presso un suo amico,che aveva una società di import-export che necessitava di un impiegata commerciale che conoscesse moltelingue. Diego non le aveva fatto più pressioni,o esplicite avances. Si era comportato in modo molto corretto e Cinzia, dopoi primi giorni cui era molto cauta nel muoversi per non attirare la sua attenzione, si rilassò definitivamentequando una sera lui uscì lasciandola a casa da sola. A molte persone poteva spaventare la solitudine ma Cinzia fu felice di avere quelle ore tutte per sé finalmente, senza la presenzaseducente di Diego, senza sentirsi in costante sotto osservazione da lui. Era libera. Adorava quella libertà, solo poter pensare liberamente le sembrava un sogno. Diego, mentre scendeva le scale, aveva avuto molti dubbi a lasciarlasola a casa, doveva recarsi ad una cena di lavoro molto utile per la propria carriera. Magari lei aveva paura di star sola. Ma quando versol'una tornò a casa, la trovò molto serena,rilassata. Mentre sorseggiavano lei del latte freddo e menta e lui della birra, leisospirò sorridendo - oh, Diego, non mi sentivo cosi bene da tanto tempo-- bene in che senso?-- libera-- libera?-- sì, libera di pensare a me, libera di non sentirmi perennemente guardata a vista. Rimpoverata solo se sospiravo una volta di troppo. Libera. Tu non hai idea di quanto apprezzi questo - sono felice di sapere che sei stata beneanche da sola-- tranquillo-- andiamo a dormire...mi aspetta una giornata intensa.- Diego senza problemi, aveva aperto una piccola clinica veterinaria con salaoperatoria ben attrezzata. L'aveva avuta anche a Roma, la clinica veterinaria,regalo di nozze del padre della sua ultima moglie, poi, appena avevano iniziato le pratiche del divorzio, Carla aveva voluto indietro la clinica. Lui era un sporco traditore non aveva diritto a nulla. Diego gliel'aveva lasciatasenza indugi. Non avrebbe potuto continuare a lavorare in quel posto,con lei come infermiera e il padre di lei,furibondo e sempre alla porta di casao della clinica. Ora, venendo a Milano,aveva svoltato pagina, girare l'angoloe ricominciare in modo indipendente, aveva tanti amici che potevano consigliarlo. Visto la sua capacità di comprendere gli animali grazie alla sua sconfinata cultura in tal campo, aveva sempre avuto molte bestiole, si immedisimava nelle loro sofferenze, riusciva a comprendere i loro 'sentimenti'. Perchè, per lui, gli animali ne avevanodi sentimenti. Certi suoi simili erano meno umani di certe bestiole. Dagli animali aveva imparato molti valori. Quindi molti clienti beneficiarono della sua esperienza,umanità, dedizione costante, ogno animale era, per lui, come uno di famiglia. presto ebbe un sostanziosogiro di clienti. Fu spesso sommerso di lavoro e ne fu felicissimo. A casa, fra le quattro mura, era un uomo dolce e paziente. Comprensivo.Era molto geloso ma non soffocava Cinzia. Come invece aveva fatto Augusto, lui la soffocava di attenzioni, pur di tenersela tutta per sé. Perché lei aveva conversato e preso un aperitivocon un collega deputato di Sciacca, Augusto l'aveva confinata in casa per due settimane. No, Diego era molto diverso. Lui capiva che non aveva diritto di esser geloso sopratutto perchè non erano una coppia. Ma lei aveva notato che se un uomo la guardava, lui stringeva i pugni conforza per trattenersi, per soffocare l'impulso di colpire l'uomo che la guardava. Cinzia era comunque lusingata che luiavesse occhi solo per lei. La faceva sentire bella. Una sera, tre mesi dopo il loro arrivo a Milano, accadde. La passione esplose. Troppo trattenuta dentro di loro. Dovevanorecarsi ad un ricevimento ma erano già molto in ritardo. Cinzia e lui erano vicinialla porta, lei notò che lui aveva un rivolo di schiuma da barba vicino all'orecchio. Prese un fazzolettino di carta e lo pulì.Lui la guardò confuso. Lei, presa d'impulso l'aveva baciato in modo molto casto. Poi, la ragazza si era aggrappata al risvolto della giacca elegante di lui e si era sollevata sui tacchi vertiginosi dei sandali argentati, per baciarlo più intimamente, lui ricambiòil bacio cercando di andarci cauto, per timore di esser respinto se diventava troppo audace. La girò contro la porta, premendo il proprio corpo contro quellodi lei, la sua pelle calda e morbida, che il vestito lasciava scoperta sulla scollatura, la schiena e le spalle lo ubriacava. Lei aveva perso la razionalità, avuta fino a quel momento. Lo desiderava. Aveva sfilato la sua cravatta firmata Hermés e poi era scesa ad aprirgli la cintura.Lui trovò molto intrigante che per una volta fosse una donna a prenderel'iniziativa in un rapporto intimo. Voleva che fosse lei a dire che volevalasciarsi andare alla passione.Inoltre non voleva esser di nuovo respinto, quindi lasciò che fosse lei a pregarlo di prenderla. Non volevaripetere due volte lo stesso errore. Cinzia apprezzò molto che Diego lasciasse a lei l'iniziativa. Probabilmente per il timore di esser respinto di nuovo, come era accaduto sul treno.Inoltre non volevaspaventarla nel cercare di possederla con troppo vigore. Per il proprio egoismo.- spogliami...toccami...Diego!- sussuròCinzia, con il respiro corto e iniziarono a togliersi gli abiti, quasi rabbiosamente,lui la sollevò da terra e la prese in un amplesso a dir poco bollente Ma non era stato brutale come Augusto. No, Diego aveva cercato di leggere neisuoi occhi, capire le sue esigenze e dare la precedenza a quel che lei provava, prima di se stesso, tutto ciò mentre lo facevano in modo tantoavventato e le aveva donato comunquepassione e tenerezza. Erano crollati giùa terra. Poi più tardi si erano di nuovo amati, quindi si erano recati all'importantericevimento con un'ora e mezzo di ritardo.Ma c'era un neo nella loro storia appena cominciata. Cinzia si era accorta che spesso Diego si allontanava per telefonare. Oppure se arrivava a casa, lui d'improvviso chiudeva la conversazione. Lo sguardo di lui era sempre molto teso, quasi febbrile. Lo vedeva gesticolare attraverso la porta finestra che dava sul balcone dove llui usciva per quelle telefonate. Erano gesti di stizza, furenti. Quelle telefonate lo spossavano ogni volta. Perché non voleva che lei sentisse? Se era una questione di lavoro, perchè non poteva parlarnedavanti a lei? Come mai tutto quel mistero?Perché si comportava così? Cinzia aveva provato a chiederglielo ma lui le aveva risposto in modo evasivo.- vuoi che ti racconti come ho operatoil cane dei Mannini? Ecco di che si tratta. Perché so che ti impressioni. Ecco perché non te ne parlo- rispose molto rapidamente. Era nervosissimo. Accidenti, Cinzia era una donna intelligente, per quanto tempo avrebbe nascosto i suoi legami con Sciacca?- sembri un po' nervoso dopo ogni chiamata-- lascia stare piccola. Sono preoccupatonon nervoso, tutto qua- - Diego non voleva risponderle. Come poteva, infatti, dirle con chi stava parlando? Poteva perdere la sua fiducia. Lei poteva scappare di nuovo. Perderla. Così, a costo di apparirle un bugiarlo, le mentiva. Meglio lo ritenesse un bugiardo che un traditore. Pensò amaramente. Sciacca non lo lasciava in pace. Voleva tirarlo dalla sua parte. Eppure, Cinzia avvertiva che Diego le mentiva. Non la guardava mai in volto quando mentiva.Sapeva ormai bene come si comportavauna persona quando mentiva. E lui, con quei segnali, le aveva mentito apertamente. Lui si rese conto che lei aveva capito che mentiva. Si sentì un verme. Ma era per il suo bene. Questo si disse per convincersi del perchè di quelle bugie. - va bene. Scusami- anche se non capiva di che si doveva scusare lei! Lui non la rassicurò come di solito faceva. Ma si alzò e uscì dalla stanza per chiudersinel suo studio. Non poteva di nuovo affrontare lo sguardo di lei. Lei avevaun'espressione così dolce, quasi infantile quando lui la trattava male. Gli aveva persino chiesto scusa. Si sentì totalmente indegno di lei. Avevail voltastomaco verso se stesso. Cinzia provando un certo senso di frustrazione, entrò in camera propriae accese la TV.Ma i dubbi si riaffacciarono appena spensela TV, e rimase al buio.Scoprì qualche sera dopo, un' altro latodi lui che non immaginava minimamente. Stavano uscendo dal ristorante, era quasi mezzanotte, ma il padrone, suo vecchio amico, lo richiamò all'interno. Cinzia si avvicinò al posteggiatore e gli domandò di portare l'auto. Mentre aspettava, un uomo le si avvicinò. Comprese immediatamente che quell'uomoera pericoloso. Lo sguardo cespuglioso di lui era offuscato dall'alcol, i suoi movimenti erano minacciosi, come volesse saltarle alla gola. - lei non è l'amante di Sciacca? Sì, sono stato ad una sua festa...lei era lì. Una sgualdrinella ecco cosa sei! Vieni qua!- biascicò e l'afferrò per le spalle per cercare di baciarla. Gustavo Gorini pensò che lei era cometutte le donnacce che frequentavano la casa di Sciacca. Feste che a volte trascendevano nel baccanale più lussurioso. Eppure, lui voleva entrarein quel giro di lusso sfrenato. Di potere.Ora aveva la possibilità di godersi quel bocconcino. Era sola. Nessuna protezione degli uomini di Sciacca. Doveva approfittarne. Cinzia gridò disgustata anche dall'odore di luimentre l'uomo la spingeva sul cofano dell'auto e le strappava il vestito. Cinzia, mentre scalciava invano cercandodi raggiungere le parti basse del suo assalitore, vide il posteggiatore allontanarsimettendosi in tasca delle banconote. Gridò di nuovo e finalmente Diego accorse a salvarla.Diego, mentre usciva dal ristorante, aveva udito gridare una donna, capì subito che era la sua Cinzia. Gli si accapponò le pelle nel vedere quell'uomosu di lei, che stava strappando la stoffa del delicato abito da sera di Cinzia. Denudandola. Toccandola con le suemanacce sporche. Non riuscì a controllarsi e trascinò via l'uomo, scaraventandolo a terra. -La tua donna...mi ha provocato...- biascicò l'uomo chiudendosi la patta dei pantaloni. Diego sperò di non esserarrivato troppo tardi. Quel verme cercava di gettare il fango su di lei che piangeva con il viso fra le mani, poggiata all'auto. Perse il lume della ragione e iniziò a colpirlo. Cinzia attiròsubito l'attenzione di due uomini per fermare Diego che sembrava impazzitoe stava accanendosi sull'uomo semi svenuto a terra. Due uomini lo fermarono. A fatica, lo convinsero a salire in auto. Nel frattempo anchelei era salita in auto, sistemandosi il vestito, Non aveva mai visto Diego perdere così la testa.- Potevi ucciderlo- mormorò Cinzia, spaventata da quella reazione esageratamenteviolenta di Diego. Lo guardò con timore e lui si sentì un vero mostro. Sotto lo sguardo ansioso di lei. Lei non voleva che lui perdesse le staffe in quel modo. - Lo so....forse ho esagerato. Ma veder quel maiale su di te, mi ha fatto perdere il controllo- - Forse? Diego, hai esagerato. Perché bastava che lo trascinassi via dal mio corpo- Lontano da lei. Non chiedeva altro. Voleva che quell'individuo non la toccasse più. Ma Diego aveva voluto punire esageratamente l'uomo. Diego doveva pensare anche a rassicurarla,confortarla. Dopo aver allontanato quell'individuo. No, si era comportatocome un troglodita. Gli mancava solo la clava.- lo so ho sbagliato! - sbottò, infuriatocon se stesso. Lei aveva pienamente ragione. - Difenderla sì ma non spaventarla con il proprio comportamento da sanguinario barbaro. Non parlarono più fino a casa. Cinziasi rifugiò in camera propria. Lui si sedette sul divano e bevve un abbondantebicchiere di whisky. Mentre lei si stava infilando nel letto, sentì un imprecazione e poi il vetro infrangersi. In qualche modo doveva sfogare la sua furia per averle mostrato quel latopoco edificante di sé.Diego rimuginò a lungo. Doveva smussarequel lato di sé, lei era molto dolce pronta ad aiutarlo. Sperò che lo perdonasse. Da come si era rinchiusa in camera aveva compreso che aveva bisogno di tempo. Del resto, quella sera, lei avevarischiato di esser violentata. Era scossa.E lui? Aveva pensato solo a punire l'uomo, anziché confortarla. Cinzia, nel sentire il vetro, aveva ben compreso che era successo. sperò che fosse furioso con se stesso.Aveva avuto bisogno di esser abbracciatama lui cosa aveva fatto? Niente. Ora voleva star sola. Lontano da lui. Doveva capire quanto l'aveva ferita.