Ditemi che esisto

Ognuno di noi brilla di luce propria.......come una stella.


Ognuno di noi brilla di luce propria, come una stella. Intensa attorno a noi e alle persone più care e via via più debole e tremolante man mano che la nostra indifferenza verso gli altri si intensifica e ci rende incapaci di percepirla. Ma non tutti i nostri simili emettono la stessa intensità di luce, alcuni addirittura sono spenti, mentre altri illuminano il mondo intero. Preoccuparsi del proprio simile, ma anche del dissimile, è una capacità innata che non si può acquisire con il tempo, è dentro di noi. Può non manifestarsi immediatamente, appare con il tempo e con le esperienze vissute, ma se c’è si manifesterà prima o poi. C’è chi soffre quando sente della morte violenta di un essere umano, altri che piangono e si sentono stringere il cuore osservando un animale soffrire. Ma c’è anche chi procura sofferenza con freddezza, e causa la morte di una stella, che brillava di luce propria. Se cerchiamo di capire i motivi e approfondiamo la nostra indagine, raggiungeremo una unica risposta: il male e il bene. Sembrerà banale ma, il male e il bene, il negativo e il positivo, il nero e il bianco, il profumo e la puzza, il brutto e il bello, sono manifestazioni naturali. Miliardi di definizioni che umanizzano qualcosa che umano non è. Il male, definizione cara a tutte le religioni, raffigurato come “il diavolo”, è sicuramente alla base della malvagità di chi è spento, di chi che pur avendo persone care, per le quali darebbe la vita, non riesce ad emettere la luce della propria anima. Per essere umani è necessario essere buoni? Dobbiamo tutti essere schierati verso il bene? Il bene comporta la comprensione degli altri e alle volte anche rinunciare ai propri interessi per quelli degli altri. Quante mamme rinunciano al loro cibo per darlo ai figli, quante donne soffrono per partorire un figlio, quanti esseri umani rischiano la vita per fare del bene a popoli lontani sconosciuti e bisognosi. Ma altrettanto,  quanti esseri fanno del male agli altri ed a se stessi. Farsi del male. Disinteressarsi del proprio corpo, della salute della propria mente, abbandonarsi alla degradazione delle proprie capacità fisiche e mentali. L’anoressia, l‘alcolismo, il tabagismo, la dipendenza da droghe, ma anche l’incapacità di saper dire di no, il subire la violenza di altri senza sapersi difendere,  farsi sfruttare per amore, per paura, per necessità. Perché? Che cosa costringe l’uomo ad essere vittima di se stesso e aggressore? La paura della realtà che vive, la consapevolezza della sua inutilità, la certezza di un futuro negativo come il presente. Ma anche la consapevolezza della fragilità e dell’impotenza nei confronti della vita. E’ da qui che nasce la violenza, è la volontà di volersi ribellare a tutto questo che scatena l’aggressività, verso se stessi e verso gli altri. Si fuma, si beve e ci si droga per sentirsi più appagati, più forti, più capaci di affrontare la vita, o altrimenti ci si abbandona alla degradazione completa ormai certi dell’inutilità della nostra esistenza. Si manifesta aggressività per dimostrare a noi stessi che siamo vivi e potenti, che siamo una parte importante dell’umanità. Non una pedina che passivamente accetta il destino. Aggrediamo fisicamente e verbalmente il nostro prossimo per la paura che lui possa aggredire noi. Odiare il proprio simile, perché diverso come origine, lingua e modo di pensare.Arriviamo perfino ad uccidere per futili motivi, pur di non sentirci vinti, deboli e inutili. In ultima analisi si può dedurre che l’umanità consciamente o inconsciamente è alla ricerca continua del significato della vita. Non accetta le difficoltà dell’esistenza, non vuole sottomettersi al destino, vuole ribellarsi alla condizione  di impotenza imposta dagli eventi. Qualè sarà la soluzione?