Oltre il confine

Il pittore e il pesce


Tutto il giorno aveva lavorato come un treno. Dipingeva per dipingere, sul serio, le pennellate una dietro l’altra come una macchina. Poi fece uno squillo a casa. E questo fu quanto. Fine della storia, aveva detto lei. Lui tremava come una foglia. E ricominciò a fumare. Si sdraiò un po’ ma poi si rialzò, subito. Come faceva a dormire se la sua compagna lo sbeffeggiava dicendo che il tempo stava per finire? Andò in macchina fino in città. Ma non per bere. No, fece due passi. Passò accanto a una segheria chiamata «La segheria». Odore di legname appena tagliato, luci dappertutto, uomini che guidavano furgoncini ed elevatori, che si davano un gran da fare. Legname ammucchiato fino al soffitto del magazzino, lo stridere e lo sferragliare del macchinario. Abbastanza facile da ricordare, pensò lui. Continuò a camminare, ora pioveva, una pioggia leggera che vuole fare il possibile per non dare troppo fastidio a nessuno e chiede in cambio solo che non la si dimentichi. Il pittore si tirò su il bavero e disse tra sé e sé che non se ne sarebbe dimenticato. Arrivò davanti a un edificio illuminato dove, in una stanza, c’erano degli uomini che giocavano a carte attorno a un grande tavolo. Un tizio con il berretto stava alla finestra e guardava fuori tra la pioggia mentre fumava la pipa. Anche quella era un’immagine che non voleva dimenticare, ma poi al pensiero seguente si strinsenelle spalle. A che serviva?Continuò a camminare finché arrivò al pontile con i suoi piloni mezzi marci. La pioggia cadeva più forte ora. Sibilava quando colpiva l’acqua. I lampi andavano e venivano.I lampi scoccavano nel cielo come ricordi, come rivelazioni. Proprio quando era sul punto di disperare, un pesce saltò fuori dall’acqua scura sotto il pontile e ricadde in acqua e poi venne su di nuovo come una saetta per ergersi sulla coda e scrollarsi tutto! Il pittore poteva a stento credere ai suoi occhi, alle sue orecchie! Aveva appena avuto un segno – anche se la fede non c’entrava niente. La bocca gli si spalancò di colpo. Quando raggiunse casa aveva smesso di fumare e raccolse il pennello. Era pronto a ricominciare, ma non sapeva se una sola tela sarebbe bastata per contenere tutto. Non importa. Avrebbe continuato su un’altra tela, se necessario. O tutto o niente. Lampi, acqua, pesce, sigarette, carte, macchinari, il cuore umano, quel vecchio porto. Anche le labbra della donna contro il ricevitore, anche quelle.Le sue labbra arricciate.tratto da "Orientarsi con le stelle" di Raymond Carver