La Ciaci

Marzo 1990, il rientro


Dal nostro incontro ci siamo visti ancora un paio di volte. Senza che Claudius lo sapesse.Sono andata a casa sua a trovarlo e lui ha voluto che io gli parlassi ancora di noi.Gli sto ricostruendo l'ultima settimana di memoria prima dell'incidente.Mi sento come un esercizio. Mi sento come il cestino di vimini che Joerg sta costruendo.Non potevo aspettarmi altro.Il giorno in cui sono andata a salutarlo, comunicandogli che sarei ritornata a casa mia, a Monza, in Italia, mi ha messo la mano sinistra sulla spalla, mi ha guardato con gli occhi da pulcino triste e mi ha detto:"Tu non hai idea di quanto io sia dispiaciuto che tu torni a casa. Ma la cosa che mi fa ancora di più soffrire è il fatto che io non provo i sentimenti che ho provato prima dell'incidente. Ci vorrà del tempo, sai? Ma poi tutto si sistemerà e forse, dico forse, anche i sentimenti riaffioreranno...".Ho abbassato lo sguardo e ho chiuso gli occhi, sto per piangere.Mi solleva il mento, mi guarda negli occhi e mi dice: "Hei, non devi essere triste. Quando starò meglio, potremo magari provarci ancora... Ma ora, vedi, ora, devo pensare solo a me stesso. Ho fatto un errore a permettere ad Antje di aiutarmi. Adesso lo so che devo stare bene, devo guarire solo con le mie forze. Devo, appunto, e posso solo pensare a me stesso. Mi dispiace... Ti telefonerò. Non voglio perderti...  Tu mi hai amato così tanto, l'ho capito, sai?".Certo, Joerg. Ci sentiremo.Non dubitare. Mi farà piacere sapere come stai.Forse quando starai meglio, ecco, potremo riprovarci.Forse.Lo so, una volta in Italia, il tempo e la distanza mi aiuteranno a dimenticare.Come ho potuto non pensarci prima?Come ho potuto essere così sciocca da sfidare il fato... sfidare l'impossibile?Ma se non ci avessi provato, sarei rimasta a vita col rimpianto di non averci provato.Oramai con la mamma di Tanja, Carmen, sono ai ferri corti.Mi ha detto che potevo trovare con calma un altro appartamento e dopo neanche una settimana, comincia a dirmi che ogni week-end ha bisogno della stanza, in quanto il suo compagno viene da Hannover a trovarla e si porta anche il figlio.Passo ogni week-end fino a metà marzo, da Claudius.Grazie Claudius, per starmi vicino per l'ennesima volta.Per tollerare tutto ciò, in silenzio.Non ne abbiamo mai più parlato. Non ci siamo più neanche sfiorati.Solo la sera prima che lui mi accompagnasse in stazione per partire, abbiamo voluto fare l'amore.Ma non siamo riusciti ad amarci per piu' di qualche minuto.Poi, senza parlare, ci siamo accucciati ognuno nel proprio angolo del letto e ci siamo addormentati.Sonja è tristissima. Le sere durante la settimana, le trascorro tutte con lei.Le mancherò. Mi mancherà.La Manu sta per partorire. Il bambino nascerà il giorno dopo che sono rientrata in Italia.Ecco che lascio Amburgo.Ecco che lascio questa città che mi ha dato tanti sogni.Sogni che si sono quasi realizzati.Sogni grandi, forse troppo grandi per una ragazzetta italiana, di provincia.Ma i sogni sono sogni. Non possono svanire così.Forse ora è giusto che io mi rifaccia una vita in Italia... ma forse ha ragione Joerg.Ho aspettato tutto questo tempo.Cosa mi costa aspettare ancora?Ma questa volta sarà diverso.Non aspetterò di realizzare il mio sogno. Non mi aspetterò nulla. E se il destino vorrà farci incontrare di nuovo, bene, ne sarò contenta.Ma devo vivere la mia vita, non posso vivere la sua ancora, per altro tempo.E il destino ha voluto farci incontrare di nuovo... un anno dopo.