La Ciaci

come...


Non sempre ciò che pare è come appare. Essenza, apparenza, appartenenza. Un cuore diviso in tante parti: piccole, grandi, informi. Non è facile quantificare l'amore. Non è sempre possibile qualificarlo. Quanto mi ami? Quanto ti amo? E poi arriva lui. Quanto lo amo? Quanto mi ama? E poi c'è l'altro. Stesse domande. Stesse risposte: nessuna. Và dove ti porta il cuore. Sogna. Vivi. Ama. Vorrei amare un amore ricambiato. Vorrei amare un amore unico, dedicato, devoto. Vorrei amarti, donarmi a te completamente, appartenerti. Vorrei... Amore, l'Amore, la passione. Poi penso. Al come, al perché... Poi ascolto. Il cuore parla... Dovrebbe parlare. Cosa dice? Dice che non lo sa. Dice che non sta bene. Non si sente vivo. Batte, pulsa... Pompa sangue. Fa il suo dovere, per mantenermi in vita. Soffre, ama, piange, gioisce. No, batte, pompa sangue. I brividi li prova, i sussulti gli vengono. Ascolta parole, assimila, si riempie. Riempie quei vuoti, che da tempo sono cellule anestetizzate, ma non morte. La parte pulsante contiene passione. Quella passione autoprodotta, sognata, fantasticata e inventata. Che paradossalmente fa sentire viva la mente, il corpo. La parte viva contiene Amore. Quell'Amore provato e ricambiato. Che fa sentire bene la mente, sazia, appagata. Ma che fa venire fame. Fame di un Amore passionale, di un Amore provato e ricambiato, unico e esclusivo. Dove il cuore appartiene assolutamente ad un altro cuore. Dove un altro cuore appartiene assolutamente al proprio. Dove le anime sono in contatto. Dove i corpi si fondono e si confondono. Dove le gioie e i dolori dell'altro sono un tutt'uno con i propri. Dove le due entità si completano. Un castello in aria con tanti se e tanti ma. Una vita terrena che monta e smonta. Un sogno bello, grande, che non vale la pena sognare, perché non esiste. E allora mi tengo stretto il mio cuore. Lo cullo tra le mie braccia come fosse un bimbo indifeso, assonnato e affamato. Lo accarezzo amorevolmente con tenerezza e lo osservo... E sorrido. Sì, tesoro mio, adesso arriva da mangiare e da bere. Saziati di questo misero pasto che ti posso donare. E' solo un po' di Amore, ma ti sosterrà fino a sera e quando dormirai farà sentire bene il corpo. E domani è un altro giorno, domani forse ne arriverà ancora. Servirà per nutrirti, ma non ti farà crescere. Tu rimarrai sempre il mio bambino da cullare. Ma quando arriverà il vero Amore, allora saprò che ti avrò perso. Perché tu diventerai grande, crescerai, camminerai e seguirai la tua strada. Lontano da me, lontano dalle mie braccia sicure, protettive. Di quella protezione che ti impedisce di soffrire, ma anche di camminare e volare. Come i piedini di una Geisha.