La Ciaci

del senso, dei sensi


Francesca sfiora il foglio con le dita. Sente l'energia delle parole entrarle dentro le vene. Correre all'impazzata fino a giungere al cuore. Ha gli occhi chiusi e respira profondamente. Riesce persino a percepirne il profumo di un campo in fiore. E vola. Vola da lui. Le sue parole vivono, sono calde, dolci, leggere e profumate. Cosa non fa la mente! Le stesse parole scritte da chicchessia non sortirebbero in lei lo stesso effetto. Ma le sue, oh le sue parole sono magia pura. Inebriata, si stende sul letto, il foglio appoggiato sul petto, all'altezza del cuore. Fissa il soffitto bianco. Il battito del cuore accelera. Vorrebbe piangere, ma non riesce. Non una lacrima righerà il suo volto finchè gli occhi resteranno aperti. Francesca lo sa che se li chiude è la fine. Quelle parole si impossesseranno di lei e comincerà a sognare. Sognare di essere tra le sue forti braccia, di lasciarsi andare, di affidarsi al quel giovane uomo, custode del suo cuore. Un cuore prigioniero della razionalità, delle mille paure, delle sbagliate priorità. Non ci son catene più resistenti di quelle che pone la mente. "Vorrei, ma non posso" quante volte si è ripetuta questa sentenza? Quante volte si è nascosta dietro questa scusa? E il tempo passa, corre inesorabile verso la vita che non c'è. La vita si sgretola fra le sue mani come un castello di sabbia lasciato asciugare al sole. I desideri si spengono, i sogni sono solo ricordi lontani di una gioventù passata a sognare di vivere una vita piena. Tante vite, diverse vite. Sognare di fare così o cosà. Sperare di incontrare questo o quello. Desiderare di ottenere tanto e più. Porsi diversi obiettivi e mutarli in base al corso degli eventi. Una vita confusa, indecisa e paradossalmente razionale. Cosa cambia se chiude gli occhi e piange? Francesca lo sa che realizzerebbe solo un sogno. Il sogno di un sogno. E una volta riaperti gli occhi, tutto sarebbe come prima. Fuori e dentro di lei regna l'immobilità, la staticità degli oggetti, degli esseri viventi, degli organi vitali che le permettono di respirare, camminare, lavorare, ridere e piangere, ma che non le permettono di raggiungere il suo sogno. Incatenata, pesante e vuota, Francesca si alza dal letto, si siede al tavolo in cucina, posa il foglio sul tavolo, lo guarda con tenera pietà e lo piega in più parti. Persino gli sorride e quasi si sente sciocca. Con le mani lo appiattisce, accarezzandolo con forza, in un gesto meccanico. Schiaccia, preme e comprime il foglio, come se volesse che le parole perdessero tutta la loro magia, il loro effetto su di lei. Incatena anche il foglio e, con lei, lo fa ripiombare nell'oscurità, nelle tenebre di una vita vissuta in parte, sprecata a dare un senso senza usare i sensi. Si accende una sigaretta, accende il computer e ritorna ad essere la Francesca di sempre. Cosciente che su un foglio, da qualche parte, è scritta la sua vera vita, riprende a recitare la sua sopravvivenza e a fingere di essere chi non è mai stata e sarà per sempre.