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NEI CIELI DELLA TUNGUSKA (PARTE SECONDA)


Grigorij Rasputin nacque il 10 gennaio 1869 da una famiglia di contadini in una piccola città della Siberia. Per anni condusse la dura vita dei contadini russi siberiani, lavorando nei campi, allevando cavalli e facendo il vetturino. Poi all’improvviso decise di farsi monaco. Fin dalla fanciullezza manifestava un'indole accesa verso la spiritualità e il misticismo ossessivo, fenomeno in realtà diffuso da secoli e frequente tra i contadini Russi già oppressi dalla servitù della gleba. Dopo essersi sposato ed aver avuto tre figli, ancora in giovane età, iniziò dei lunghi pellegrinaggi, che lo portarono fino al Monte Athos in Grecia.  Nel 1905 raggiunge la corte dello Zar Nicola II: sospettato dalla polizia segreta zarista, l’Okhrana, di aver aderito alla setta dei Khlysti, una congregazione clandestina cristiana dedita anche a riti orgiastici e avversa alla Chiesa Ortodossa di stato,  prese parte al Movimento nazionalista dei Veri Russi, tessendo in tal modo una rete di amicizie nelle alte sfere del governo che in breve tempo lo condusse a Corte, accompagnato dalla fama circa i suoi poteri sciamanici e curativi su malati terminali
Fu così invitato più volte alla corte dello Zar.  In una di queste occasioni fu presentato alla Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova, la quale rimase affascinata dal potere con cui Rasputin riuscì in seguito a salvare la vita all'erede al trono, lo Zarevic Aleksej Nikolaevič Romanov, affetto da emofilia. La Zarina Alessandra era fra l’ altro appassionata di esoterismo e teosofia.  Aveva aderito alla Società Esoterica di Thule e si dice che abbia introdotto a Corte il culto della svastica. La svastica sarebbe poi ricomparsa sui vessilli dei reggimenti antibolscevichi della Guardia Bianca durante la Guerra Civile.  Da quel momento in poi la Zarina avrebbe riposto la sua totale fiducia in Rasputin come guaritore facendo guadagnare al monaco siberiano un potere tale nel governo e tra la nobiltà russa al punto di inimicarsi molti potenti principi come Feliks Jusupov, il quale alla fine lo fece uccidere , la Zarina Madre e il granduca Dimitri, zio di Nicola II. Fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che iniziò a conoscere alcune persone vicine alla Famiglia Imperiale, offrendosi di curare l'inguaribile emofilia di Aleksej, il piccolo Zarevič. Sin dal primo incontro con Aleksej, Rasputin riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, così lo Zar e la Zarina gli permisero di visitare sempre più spesso la loro riservatissima casa, situata nel parco di Tzarskoe Selo. Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Aleksej utilizzando poteri ipnotici che rallentavano il battito cardiaco del bambino, riducendo in questo modo la pressione del sangue e il flusso sanguigno. Secondo un’altra ipotesi, sembra che i medici di corte tentassero di guarire l’emofilia dello Zarevic con l’aspirina che, se da un lato leniva i dolori articolari, dall’altro acuiva le emorragie causate dall’emofilia, rendendo più copioso il flusso sanguigno. Secondo questa versione, senza aspirina la salute di Aleksej migliorava e il merito veniva attribuito, casualmente  a Rasputin.il 12 ottobre 1912 Rasputin riceveva da Pietrogrado un telegramma della Famiglia Reale che lo informava di una grave crisi di emofilia dello Zarevic ormai in punto di morte. Scriveva lo Zar: - “ I medici sono disperanti.  Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza"- ; pare allora che Rasputin, il quale era stato allontanato da Pietrogrado dalla Zarina Madre, si sia immerso in preghiera nella sua casa in Siberia, cadendo in uno stato di trance. Terminate le preghiere, inviò un telegramma alla famiglia reale in cui assicurava la guarigione del piccolo, la quale  si verificò puntualmente poche ore dopo. Il carisma mistico esercitato sulla famiglia Romanov, in particolar modo sulla Zarina Alessandra, gli procurò un'influenza così intensa da dare adito a molte congetture: si giunse al punto che le numerose segnalazioni, soprattutto ad opera della Polizia Segreta, sulle sue relazioni spinte con le dame dell'aristocrazia venivano regolarmente smentite dalla coppia reale, talvolta punendo con l’esilio in Siberia, gli zelanti segnalatori. Rasputin, oltre che dare speranze alla famiglia imperiale circa una possibile definitiva guarigione del giovane Aleksej, sembrava condividere le aspirazioni più intime dei sovrani.  Infatti egli, proveniendo dal mondo delle campagne, rappresentava ciò che Nicola II e Aleksandra Fëdorovna avevano sempre desiderato: un contatto diretto con l'autentico popolo russo, senza intermediazioni di etichetta e convenzioni sociali, per rinvigorire il potere imperiale.