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gli italiani e il biogico

Post n°23 pubblicato il 07 Marzo 2010 da gaspiceno

Sempre più propensi ad acquistare
prodotti biologici, anche se molti 
lo fanno per moda che per convinzioneROMA 
Mentre l'Unione Europea sdogana gli Ogm, gli italiani si scoprono sempre più amanti del biologico: nel 2009 il 56% ha acquistato prodotti «bio» (+ 4% rispetto al 2008). Un successo che, però, non significa sempre una reale conoscenza di cosa è il bio e cosa invece non è, tanto che il 19% è convinto che si tratti di alimenti per vegetariani, prodotti per chi soffre di intolleranze alimentari (16%) o prodotti che garantiscono una maggiore naturalità e tutela dell'ambiente (47%). Sono i risultati di uno studio pubblicato dalla rivista Vie del Gusto, diretta da Domenico Marasco, in edicola oggi, e condotto su 350 persone di cui è stato sondato il livello di conoscenza, il loro rapporto e ciò che li spinge a comperare questa tipologia di prodotti. 

Anche se non c'è una totale chiarezza, resta il fatto che sempre più intervistati mostrano una propensione crescente ad acquistare prodotti «bio», tanto che il 37% ha dichiarato che se ne ha la possibilità sceglie sempre questa tipologia convinto di una loro maggiore salubrità (38%) e un sapore che in altri prodotti non si trova più (15%). Al di là di tutto, però per molti si tratta di una moda: il 67% ha ammesso di aver iniziato ad acquistare «bio» per il grande parlare che se ne fa in Tv o sui giornali, cosa che li rende in qualche modo «di moda» (56%). Non solo, in questa corrente di «bio-entusiasti» non manca una frangia di «bio-scettici»: un intervistato su due esprime infatti il dubbio che la provenienza sia veramente biologica e il timore che a volte si possa trattare di una ennesima frode alimentare. 

Un intervistato su tre (31%) ritiene i prodotti bio un aspetto imprescindibile per avere uno stile di vita sano, a cui si aggiunge il 23% che considera gli alimenti biologici un vero e proprio strumento per tenersi in forma e in piena salute, tanto che, in un mondo dove la «chimica» la fa ormai da padrona, il bio rappresenta una «necessità» per evitare di introdurre nel proprio organismo nuovi veleni (19%). Al di là degli effetti benefici su se stessi il 25% vede gli alimenti coltivati in modo biologico come un importante aiuto per la salvaguardia dell'ambiente. 

Posto che «bio è bello», stupisce non poco che soltanto il 17% di chi è solito acquistare «bio» sa definire con esattezza cosa siano gli alimenti di questa categoria, ovvero alimenti prodotti e trattati in modo «naturale», senza l'utilizzo di additivi chimici. Se il 19% li identifica infatti come alimenti e prodotti prettamente per vegetariani, il 16% crede siano specifici per chi soffre di intolleranze e patologie alimentari, mentre il 13% ritiene che contengano un più alto tasso nutritivo. 

Non solo, sembra esserci qualche indecisione anche sulle caratteristiche che distinguono ciò che è bio da ciò che non lo è: se il 38% ha risposto che i prodotti bio sono in generale più salubri e il 15% parla di maggiori qualità organolettiche nei prodotti marchiati come biologici, il dato più significativo sembra essere evidenziato da quel 27% che non saprebbe bene cosa rispondere. Dubbi e insicurezze a parte, resta il fatto che il 37% quando si trova di fronte alla possibilità di scelta propende per un prodotto bio, addirittura il 15% sceglie dove fare la spesa proprio in base alla presenza o meno di prodotti biologici. 

Naturalmente non sono tutti così rigidi: il 29% dice che se non trova quel determinato prodotto in «versione bio», non ha grossi problemi a scegliere quello «normale», così come il 14% dice di scegliere a seconda del momento e della tipologia di prodotto: in alcuni casi non importa se il prodotto è bio o meno, in altri casi non deroga. Ma da dove nasce questa passione per il bio, ovvero, come e perchè si sono avvicinati a questa tipologia di prodotti? Ben 7 su 10 (67%) la prima volta che ha deciso di acquistare un prodotto «bio» lo ha fatto perchè in Tv e sui giornali se ne parla molto spesso, a cui si aggiunge il 49% che lo ha fatto seguendo le indicazioni e i consigli di amici e parenti, insomma la motivazione principale sembra essere quella di una vera e propria moda bio che ha contagiato ormai milioni di italiani, più che una vera conoscenza dell'argomento e dei benefici legati all'utilizzo di prodotti derivanti da agricoltura e allevamento biologici. 

Sempre più propensi ad acquistare bio, anche se molti lo fanno più per moda che per reale convinzione. E in un clima generale di entusiasmo per il bio, nascono però i «bio-scettici». A conferma che in molti casi si tratta più di una moda che di una convinzione radicata nelle persone e maturata in un'ottica di tutela della salute e del benessere, uno dei «valori» che maggiormente vengono associati ai prodotti bio è proprio il fatto di essere «di tendenza» (56%), quasi che sia «in» acquistare prodotti marchiati come «biologici». 

Risposta data da molti più intervistati rispetto a quelli che hanno detto che il valore maggiore è rappresentato dalla tutela dell'ambiente associata a questa tipologia di prodotti (47%) o da chi ha fatto espresso riferimento alla naturalità e all'aspetto salutistico (43%). Esistono naturalmente alcune «barriere» all'acquisto di prodotti bio, anche per chi li acquista abbastanza spesso: da un lato la loro reperibilità, ovvero il fatto che non sempre li si trova nei normali supermercati (69%), oltre naturalmente al loro prezzo, maggiore rispetto a prodotti equivalenti ma non provenienti da agricoltura biologica (28%). 

Malgrado ciò sei intervistati su dieci dicono di essere sempre più propensi ad acquistare prodotti bio: solo per il 27% rispetto al recente passato non sono cambiate le abitudini e la percentuale di prodotti bio acquistati mentre il 7% dichiara che rispetto al passato è meno propenso ad acquistare prodotti biologici. In questo clima generalizzato di entusiasti del biologico non mancano però quelli che potrebbero essere definiti «bio-scettici»: in generale solamente un intervistato su tre viene convinto dalla professata sicurezza alimentare di questa categoria di prodotti (29%), così come sono in molti a chiedersi se le coltivazioni e i processi di produzione siano effettivamente «bio» come professano le confezioni (il 69% dichiara di aver avuto almeno una volta questo dubbio). 

Se poi si aggiungono i continui allarmi sulle frodi alimentari (33%) che spesso colpiscono proprio i prodotti giudicati più sicuri e genuini (si pensi alla recente inchiesta sulle «bufale annacquate»), non ci si deve stupire che gli italiani ci vorrebbero vedere più chiaro. Un dato confermato anche dal timore di acquistare alimenti in realtà scadenti e con pochi controlli (62%) o dalla totale incertezza che il luogo di provenienza sia davvero incontaminato da sostanze tossiche (49%). 

La fiducia che gli italiani ripongono negli alimenti biologici, dunque, sembra dettata in maniera poco determinante da un'informazione voluta, cercata e approfondita (solo il 20% degli italiani dichiara di verificare su Internet prima di recarsi al supermercato). Sono media come la televisione e i giornali, infatti, a infondere valori positivi sul mondo «bio», ma anche a essere l'unica fonte di informazione utilizzata su questo tipo di prodotti (36%). 

Ma cosa può aumentare la possibilità che gli italiani acquistino prodotti biologici in futuro? Ben oltre 6 consumatori su 10 si dichiarano più propensi del passato a comperarli ma dichiarano, comunque, di aver bisogno di una maggiore chiarezza nelle informazioni sulla vera provenienza biologica degli alimenti (75%) più che di prezzi più accessibili (31%) o di una migliore reperibilità tra gli scaffali (44%). Trasparenza, approfondimenti e maggiore sicurezza sui controlli risultano dunque le chiavi per traghettare il biologico da semplice fenomeno di tendenza a vera e propria abitudine alimentare degli italiani. 

 
 
 

L'inquinamento riduce la lunghezza del pene

Post n°22 pubblicato il 01 Marzo 2010 da gaspiceno

 

Gli uomini del futuro avranno un pene piccolo. Colpa dell'obesità e dell'inquinamento. E' quanto emerge da uno studio presentato a Padova al convegno "Medicina e sessualità" da un gruppo di andrologi del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell'Azienda ospedaliera - Università di Padova, coordinati da Carlo Foresta. Negli ultimi 60 anni la dimensione dell'organo genitale maschile a riposo è diminuita di quasi un centimetro.

 

I ricercatori hanno misurato la lunghezza del pene ad oltre 2mila studenti diciottenni delle scuole superiori di Padova, arrivando alla conclusione che la lunghezza del pene a riposo si è ridotta del 10 per cento, passando dai 9,7 centimetri a 8,9. Cinquantadue ragazzi, poi, (il 30,7% dei quali obesi) lo aveva a riposo di una lunghezza di 6 centimetri.

 

"Diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e detergenti possono agire in due modi: riducendo l'attività degli ormoni maschili androgeni o mimando l'attività degli estrogeni femminili", ha dichiarato il professor Foresta. Con la conseguenza che gli organi genitali maschili risentano della loro diminuzione. Inoltre, ha evidenziato il professore, i giovani d'oggi nascono con le gambe sempre più lunghe, assumendo così una figura corporea molto differente da quella dei loro antenati.

 

 

 
 
 

la fiducia nel bio delle famiglie italiane

Post n°21 pubblicato il 26 Febbraio 2010 da gaspiceno
 

 

Aumentano i consumi delle famiglie italiane quando si parla di prodotti biologici. Gli acquisti di prodotti definiti biologici registra una crescita pari al 7% favorendo in parte la ripresa del Made in Italy e segnando valori record sulle tavole degli italiani. Tali considerazioni emergono da analisi realizzate dalla Coldiretti basandosi sui Ismea. Ricordiamo che in Italia si trovano il maggior numero di imprese agricole biologiche dell'Unione Europea (45mila imprese agricole bio su un territorio di oltre un milione di ettari) e che sviluppano un giro di affari stimato in 3 miliardi di euro.

Tra le singole referenze bio, le migliori performance di mercato si rilevano nel 2009 per l'ortofrutta fresca e trasformata (+26,6 per cento l'incremento in valore su base annua) e per le uova (+21,8 per cento), mentre gli acquisti di bevande e pane (e suoi sostituti) crescono a ritmi più contenuti (rispettivamente del 5,7 per cento e del 8,7 per cento).

Nelle regioni settentrionali si concentra più del 70 per cento degli acquisti nazionali, mentre il centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 22 per cento e l'8 per cento del totale.

Da segnalare nel 2009 anche l'aumento del 32 per cento delle aziende agricole dove è possibile acquistare direttamente - la cosidetta filiera corta - (2176), quella del 22 per cento degliagriturismi ed il boom dei mercati degli agricoltori evidenziati da Biobank, che confermano la forte crescita di un segmento della popolazione che non si accontenta di acquistare biologico ma che vuole conoscerne anche la provenienza.

 

 

 
 
 

niente crisi nel biologico

Post n°20 pubblicato il 26 Febbraio 2010 da gaspiceno
 

GDOWEEKIl mercato biologico non conosce crisiPRODOTTIIl mercato biologico non conosce crisiSecondo i dati Ismea, anche nel 2009 il mercato ha continuato a crescere costantemente, incassando un +6,9% a valoreTiziana C. Aquilani

Positivo anche nell'anno definito da più parti horribilis: è questo il trend degli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati che, in base alle rilevazioni Ismea, registra un incremento in valore del 6,9%, superiore a quello già segnato nel 2008 (+5,2%).
"Il biologico  -spiegano da Ismea- conferma la sua vitalità in un momento di generale stagnazione della domanda interna di prodotti alimentari, che non risparmia neppure i segmenti di qualità certificata, come le Dop e le Igp (-1,3% la flessione della spesa rispetto al 2008) e i vini Doc, Docg e Igt (-8,1% la contrazione degli acquisti in valore a fronte di volumi di vendita sostanzialmente invariati)".

Performance di prodotto
Tra le singole referenze bio, le migliori performance di mercato si rilevano per l'ortofrutta fresca e trasformata (26,6% l'incremento in valore su base annua) e per le uova (21,8%), mentre gli acquisti di bevande, pane e suoi sostituti crescono a ritmi più contenuti (rispettivamente del 5,7% e dell'8,7%) . Negativo, invece, il trend dei prodotti lattiero caseari, che segnano una flessione dell'1,9%. Calano anche i consumi di alimenti per la prima colazione (tè, caffè, biscotti e dolciumi), con un -2,7%, della pasta e del riso (-2%), degli oli (-3,3%) e degli alimenti per l'infanzia che, dopo il buon andamento del 2008, segnano una battuta d'arresto (-15,7%).
In termini di share del mercato, ortofrutta, prodotti lattiero caseari e alimenti per la prima colazione confermano, anche nel 2009, la loro leadership nel mercato, incidendo nel complesso per oltre il 54% sul totale degli acquisti di prodotti biologici.

La spesa per area
"A livello geografico -aggiungono da Ismea- il consumo bio resta una caratteristica diffusa prevalentemente nel Nord Italia, dove si concentra più del 70% degli acquisti nazionali (il 43,1% nel Nord-Ovest e il 27,9% nel Nord-Est), mentre il Centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 21,6% e il 7,5% del totale".

La spesa per canale
Riguardo, infine, alla ripartizione degli acquisti bio per canale distributivo (la rilevazione non include i negozi specializzati), nel 2009 prosegue la crescita degli acquisti nella moderna distribuzione, in particolare negli ipermercati, che registrano un incremento del 14,7%, mentre molto più contenuto è risultato l'incremento nei supermercati (+1,5%). 

 

 
 
 

cresce la spesa bio (da Coldiretti)

Post n°19 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da gaspiceno
 

(AGI) - Roma, 20 feb. - Con un aumento record del 7 per cento negli acquisti familiari i prodotti biologici trainano la ripresa del Made in Italy e fanno segnare valori record di crescita sulle tavole degli italiani. E' quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, nel sottolineare che in Italia si trovano il maggior numero di imprese agricole biologiche dell'Unione Europea In Italia - sottolinea la Coldiretti - il biologico sviluppa un giro di affari stimato in 3 miliardi di euro anche grazie alle circa 45mila imprese agricole che coltivano e allevano bio su un territorio di oltre un milione di ettari. Tra le singole referenze bio, le migliori performance di mercato si rilevano nel 2009 per l'ortofrutta fresca e trasformata (+26,6 per cento l'incremento in valore su base annua) e per le uova (+21,8 per cento), mentre gli acquisti di bevande e pane (e suoi sostituti) crescono a ritmi piu' contenuti (rispettivamente del 5,7 per cento e del 8,7 per cento). Nelle regioni settentrionali si concentra piu' del 70 per cento degli acquisti nazionali, mentre il centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 22 per cento e l'8 per cento del totale. Da segnalare nel 2009 anche - continua la Coldiretti - l'aumento del 32 per cento delle aziende agricole dove e' possibile acquistare direttamente (2176), quella del 22 per cento degli agriturismi ed il boom dei mercati degli agricoltori evidenziati da Biobank, che confermano la forte crescita di un segmento della popolazione che non si accontenta di acquistare biologico ma che vuole conoscerne anche la provenienza. Di fronte a questa esigenza occorre anche intervenire - conclude la Coldiretti - con misure di trasparenza per riconoscere la produzione nazionale introducendo al piu' presto il marchio del biologico italiano, come previsto dal regolamento comunitario, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato.
  Mld 

 
 
 

cresce l'economia verde

Post n°18 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da gaspiceno
 

 

In attesa di capire quali saranno le politiche governative 2010-2011 in tema di incentivi green, le imprese italiane possono riflettere sui benefici della produzione eco-compatibile alla luce dei dati diffusi nelle scorse settimane e contenuti nel "Rapporto Italia 2010" di Eurispes, che ha evidenziato il progressivo consolidamento della Green Economy nel Paese dal 2007 ad oggi, dove il consumo di energia rinnovabile e di prodotti biologici ha generato un mercato da 10 miliardi di euro.

Secondo l'Eurispes, l'eco-sostenibilità della produzione, etica, solidale e responsabile, si sarebbe trasformata da fenomeno di nicchia a business globale, in grado di contribuire anche allo sviluppo economico italiano ed estero.

Analizzando le dinamiche nei settori Agricoltura biologica, Commercio equo e solidale, Energia rinnovabile e Finanza etica, i dati 2007 confermavano già un giro d'affari complessivo di 810 miliardi di euro, 122 miliardi in Europa.

Per i prodotti biologici, l'Italia si posiziona in quarta posizione, con vendite per 1,87 miliardi di euro (10,2% a livello europeo e 5,5% a livello globale).

Sul fronte dell'Energia pulita e rinnovabile, il 2007 ha visto una aumento del consumo di energia da fonti rinnovabili. Seppur con percentuali meno significative, un importante contributo in questi ultimi anni lo abbiamo dato anche per l'energia da biomasse e rifiuti (sesti in Europa).

Seguono in ordine di importanza energia idrica (settimo posto in Europa),eolico (2,7% del totale) e solare (0,4% del totale).

 

 

 
 
 

IL NUOVO LOGO DEI PRODOTTI BIOLOGICI

Post n°17 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da gaspiceno

Ecco il nuovo logo europeo per i prodotti biologici

pubblicato: venerdì 12 febbraio 2010 da Marina in: Spesa ecologica Europa Agricoltura Alimentazione

Il nuovo logo biologico europeoA sinistra l'immagine del nuovo logo europeo che sarà apposto sui prodotti biologici. Autore del logo il cui nome è "Euro-Leaf" è Dusan Milenkovic, studente tedesco.

Il nuovo logo, obbligatorio per tutti gli alimenti biologici preconfezionati prodotti in uno Stato membro e che rispondono ai requisiti essenziali, opzionale per i prodotti importati, sarà presente sui prodotti biologici a partire dal 1° luglio 2010 .

Il logo è stato preferito dal 63% dei navigatori e ha visto la partecipazione di circa 3400 studenti di design di tutti e 27 i paesi Eu. I 3 candidati finali, invece, sono stati scelti da una giuria internazionale, mentre le votazioni sono avvenute via web.

DA:http://www.ecoblog.it

 

 

 
 
 

UN ITALIANO SU DUE PREFERISCE PRODOTTI BIO

Post n°16 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da gaspiceno

Alimentazione: 1 Italiano su 2 preferisce il biologico
Pubblicato da Gianluca Rini in Benessere, Primo Piano, Ricerca Medica.
Martedì, 16 Febbraio 2010.
In tema di alimentazione i prodotti biologici costituiscono un ruolo fondamentale per chi vuole seguire una dieta corretta e utile per la propria salute. Gli Italiani sembrano confermare una tendenza affermata che vede nel biologico proprio uno degli elementi da non trascurare. È quanto emerge da una ricerca condotta da Coldiretti /Swg.

DA: http://www.tantasalute.it/articolo/alimentazione

 
 
 

35 MILIONI DI ETTARI COLTIVATI IN BIOLOGICO NEL MONDO, IN ITALIA CIRCA UN MILIONE E 200 MILA ETTARI

Post n°15 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da gaspiceno

 

35 milioni di ettari di agricoltura biologica nel mondo

La Fibl e l'Ifoam presenteranno nuove informazioni e dati in merito all'Agricoltura biologica che si apre a Norimberga (Germania). L'Oceania è in testa, avanzano i Paesi in via di sviluppo

 

 La Fibl (Istituto di Ricerca sull'Agricoltura Biologica) e l'Ifoam (Federazione internazionale dei movimenti di agricoltura biologica) presenteranno le ultime statistiche relative all'agricoltura biologica nel mondo alla BioFach 2010. I risultati dello studio, descritti anche nel libro «The World of Organic Agriculture: Statistics and Emerging Trends 2010» (Il Mondo dell'Agricoltura Biologica: Statistiche e Nuovi Trend 2010) verranno presentati alla più grossa fiera internazionale per prodotti organici domani presso la Room St. Petersburg del Messezentrum Nürnberg.


Ci sono 35 milioni di ettari di terra agricola certificati secondo gli standard dell'agricoltura biologica (secondo i dati di fine 2008). «Confrontati con i dati del 2007, si sono aggiunti quasi tre milioni di ettari», dice Helga Willer della Fibl. «La crescita maggiore si è vista nell'America Latina e in Europa Ci sono circa 1,4 milioni di produttori di biologico».

«Queste sono buone notizie - afferma Markus Arbenz, Direttore esecutivo dell'Ifoam -. I mercati mondiali continuano a richiedere sempre più prodotti biologici nonostante la crisi economica». E, riferendosi alla crescita dell'agricoltura biologica nel Sud, aggiunge: «In particolar modo diamo il benvenuto ai piccoli proprietari dei Paesi in via di sviluppo nel movimento biologico. Abbiamo imparato, in questi ultimi anni, che la conversione all'agricoltura biologica porta con sé la sicurezza del cibo, l'adattamento al clima, e la conservazione della biodiversità».

La fetta più grossa di area destinata all'agricoltura biologica è in Oceania (34,7%), seguita dall'Europa (23,4%) e dall'America Latina (23%). Con le sue vaste aree da pascolo, l'Australia continua ad avere il primato per la più ampia superficie certificata a biologico, con 12 milioni di ettari, seguita dall'Argentina (4 milioni di ettari) e dalla Cina (1,9 milioni di ettari). Secondo l'Organic Monitor, il mercato mondiale per i prodotti biologici ha raggiunto un valore di oltre 50 miliardi di dollari Americani nel 2008, con la maggior parte dei prodotti consumati nell'America del Nord ed in Europa.

«I politici dei Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di sapere il numero di agricoltori coinvolti nell'agricoltura biologica, come pure le sfide che deve affrontare ed il suo potenziale di sviluppo mondiale. Questo tipo di informazione è difficile da reperire ma è di cruciale importanza per aiutare lo sviluppo del settore. Lo studio "The World of Organic Agriculture" fornisce, in questo senso, un servizio unico e globale», dice Alexander Kasterine, Senior Market Development Officer presso l'International Trade Centre. 

I risultati dello studio «The World of Organic Agriculture» verranno presentati per l'undicesimo anno consecutivo alla BioFach. In aggiunta alla sezione sullo stato dell'agricoltura biologica nel mondo, il volume contiene i rapporti aggiornati sui nuovi trend in tutte le aree geografiche, come anche le informazioni di base su argomenti quali gli standard e le legislature, le attività nel campo della cooperazione allo sviluppo, e su due delle principali colture, caffè e cotone. Lo studio include dati dettagliati e numerose illustrazioni e grafici. Ulteriori dati saranno disponibili sul sito a partire da metà Marzo 2010.

Supporto alle attività per le produzioni biologiche nei Paesi in via di sviluppo viene, sin dal 2008, dal Dipartimento degli Affari Economici dello Stato Svizzero (Seco) e dall'International Trade Centre (Itc). La realizzazione della ricerca mondiale e la pubblicazione annuale dei dati, ad opera dell'Ifoam, della Fibl e della Fondazione tedesca per l'ecologia e l'agricoltura, avviene grazie al sostegno della NürnbergMesse sin dal 2000. La raccolta dei dati in Africa è stata possibile grazie al sostegno, per parecchi anni, dell'Istituto umanista per la Co-operazione con i Paesi in via di sviluppo (Humanist Institute for Co-operation with Developing Countries - Hivos, Netherlands).

(Fonte Ifoam)

 

 
 
 

CRESCONO I CONSUMI DEI PRODOTTI BIO

Post n°14 pubblicato il 17 Febbraio 2010 da gaspiceno

Roma, 16 feb. - (Adnkronos) - L'andamento dei consumi di alimenti biologici in Italia nel 2009 si e' mostrato ottimo, confermando la tendenza in crescita del 2008, in miglioramento. In base alle rilevazioni Ismea, gli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati registrano nel 2009 un incremento in valore del 6,9%, superiore a quello gia' segnato nel 2008 (+5,2%). Il biologico, spiega Ismea, conferma la sua vitalita' in un momento di generale stagnazione della domanda interna di prodotti alimentari che non risparmia neanche i segmenti di qualita' certificata, come le Dop e le Igp (-1,3% la flessione della spesa rispetto al 2008) e i vini Doc, Docg e Igt (-8,1% la contrazione degli acquisti in valore a fronte di volumi di vendita sostanzialmente invariati).

Prodotti Alimentari


Tra le singole referenze bio, le migliori performance di mercato si rilevano per l'ortofrutta fresca e trasformata (+26,6% l'incremento in valore su base annua) e per le uova (+21,8%), mentre gli acquisti di bevande e pane (e suoi sostituti) crescono a ritmi piu' contenuti (rispettivamente del 5,7% e del 8,7% ) e quelli dei prodotti lattiero caseari segnano una flessione dell'1,9%.
Inoltre, calano nel 2009 anche i consumi di alimenti per la prima colazione (the, caffe', biscotti e dolciumi), con un meno 2,7%, della pasta e del riso (-2%), degli olii (-3,3%) e degli alimenti per l'infanzia che, dopo il buon andamento del 2008, segnano una battuta d'arresto (-15,7%).
Ortofrutta, prodotti lattiero caseari e alimenti per la prima colazione confermano anche nel 2009 la loro leadership nel mercato, incidendo nel complesso per oltre il 54% sul totale degli acquisti di prodotti biologici.
A livello geografico il consumo bio -rileva ancora Ismea- resta una caratteristica prevalentemente del Nord Italia. Nelle regioni settentrionali si concentra, infatti, piu' del 70% degli acquisti nazionali (il 43,1% nel Nord-Ovest e il 27,9% nel Nord-Est), mentre il Centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 21,6% e il 7,5% del totale.
Riguardo, infine, alla ripartizione degli acquisti bio per canale distributivo (la rilevazione non include i negozi specializzati), prosegue nel 2009 la crescita degli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata, in particolare negli ipermercati, che registrano un incremento del 14,7%, mentre di gran lunga piu' contenuto e' risultato l'incremento nei supermercati (+1,5%).

 

 
 
 

Qualche dato sui rdditi in agricoltura

Post n°13 pubblicato il 25 Ottobre 2009 da gaspiceno

Dati diffusi da produttori agricoli pugliesi nella manifestazione a Roma del 24 ottobre 2009.

Nel 1989 un quintale di olive veniva venduto a 120.000 lire che era l'aquivalente del valore di acquisto di una famiglia media per 15 giorni. Nel 2009 un quintale di olive viene venduto a 23 euro che equivalgono al valore di acquisto di un giorno e mezzo di una famiglia media

 
 
 

Ottimo articolo sull'acqua minerale da http://blogeko.libero.it/index.php/2008/quanto_petrolio_usiamo_per_produrre_la_p

Post n°8 pubblicato il 10 Maggio 2008 da gaspiceno

Mi sono divertita a calcolare quanto petrolio usiamo per fabbricare la plastica delle bottiglie d'acqua. E quanto spendiamo, col petrolio a 122 dollari al barile. Ho preso l'ispirazione e i punti di riferimento da Environmental Graffiti, che ha fatto i conti per gli Stati Uniti.
Per produrre le bottiglie di plastica destinate a contenere acqua, gli Stati Uniti impiegano 17 milioni di barili di petrolio.
E noi? Gli italiano detengono il record planetario di consumo pro capite di acqua in bottiglia. E il consumo conseguente di petrolio (e di soldi) è da paura.
Continua da sopra:
Nel 2004, l'italiano medio ha bevuto 184 litri di acqua in bottiglia. L'americano medio, 91 litri.
Sempre nel 2004, gli Usa hanno consumato complessivamente 25.893.000 metri cubi di acqua in bottiglia. L'Italia, 10.661.000 metri cubi. Ah: un metro cubo sono mille litri.
Per la plastica dei 25 milioni e rotti di metri cubi di acqua imbottigliata americana ci sono voluti 17 milioni di barili di petrolio. La plastica dei nostri 10 milioni di metri cubi, conseguentemente, ha richiesto 7 milioni di barili.
Al prezzo attuale di 122 dollari al barile, la plastica delle italiche bottiglie d'acqua costa 850 milioni di dollari, ossia quasi 500 milioni di euro.
Il calcolo delle emissioni di anidride carbonica - il gas dell'effetto serra - legato alla produzione di bottiglie di plastica per l'acqua: negli Stati Uniti 2,5 milioni di tonnellate. In Italia, un milione di tonnellate. Senza contare che per produrre un litro di acqua imbottigliata servono, non uno! Tre litri d'acqua.
Di fronte a queste cifre, ditemi un po' voi se sono spesi bene i soldi per l'acqua in bottiglia...
Noi italiani siamo primi in europa per il consumo di acqua in bottiglia: altro che gli inglesi! Eppure è proprio il Governo britannico a prendere posizione contro l'acqua in bottiglia. Secondo il ministro inglese per l'Ambiente infatti, l'acqua in bottiglia è immorale, e stasera la Bbc trasmetterà un documentario in proposito.
Continua da sopra:
Nel mondo si consumano 600 miliardi di litri d'acqua, nonchè 81 milioni di litri di petrolio, per produrre le bottiglie in plastica in cui inserire 154 miliardi di litri d'acqua minerale. Come dire: per ogni litro di acqua in bottiglia di plastica, ne sono andati sprecati quattro. Senza contare l'anidride carbonica - il gas dell'effetto serra - immesso nell'atmosfera per trasportare l'acqua in bottiglia: ecco qui quanti chilometri in un sorso. L'acqua del rubinetto è la migliore, è pluricontrollata ed ed è molto difficile distinguerla all'assaggio da quella in bottiglia. E allora, perchè nessuno muove un dito contro questo spreco?Benemeriti. I redattori di Altraeconomia hanno messo on line la tabella con i chilometri percorsi dalle acque in bottiglia per arrivare dalla sorgente alla tavola. Alla tavola di chi le compra, ovvio: non alla mia, ad esempio. L'82% dell'acqua in bottiglia viaggia in autostrada: traffico, inquinamento, consumo di carburante che si aggiungono al consumo di petrolio necessario per fabbricare la plastica delle bottiglie. E ai conseguenti gas serra immessi nell'atmosfera. Il 65% dell'acqua è commercializzata appunto in bottiglie di plastica. L'acqua del rubinetto è pluricontrollata, ottima e a chilometri zero. Leggi L'acqua del rubinetto è la migliore, Compriamo acqua in bottiglia uguale a... e Chi la dà gratis?. La campagna per l'acqua pubblica di Altraeconomia.

 
 
 

Qualche dato sulla biodiversità che se ne va.

Post n°5 pubblicato il 02 Maggio 2008 da gaspiceno

Uno studio della world conservation union stimava che una specie vegetale su otto fosse a rischio di estinzione.... In Italia agli inizi del 900 si coltivavano circa 400 varietà di grano, oggi si stima che se ne coltivino non più del 10%.
nel 1900 erano catalogate 150 varietà di mele mentre oggi il 72% della produzione nazionale è affidata a tre sole varietà.

Nel 1872 in Italia erano state catalogate 752 varietà di mandorli, un secolo più tardi se ne coltivano per usi industriali solo 11.

dal libro di Marina Seveso "Speriamo in bio" ed. Orme

 
 
 

Dal produttore al consumatore il prezzo si moltiplica per cinque

Post n°4 pubblicato il 01 Maggio 2008 da gaspiceno

Tratto da www.coldiretti.it
Inflazione: I prezzi si gonfiano di cinque volte dal campo alla tavola. In calo i consumi: -6% per il pane; -4,2% per gli ortaggi; -2,6% per la pasta e -2,4% per la frutta.

Significa che quando compriamo un prodotto a un euro, appena venti centesimi vanno a chi lo produce. Alti prezzi per consumatori, bassa remunerazione per i produttori. Troppi passaggi tra produttori e consumatori. Il risultato è che si consumano meno prodotti e probabilmente di qualità peggiore. I gruppi d'acquisto possono essere una risposta.

 
 
 
 
 

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