cicloroma

IL MONDO SALVATO DALLE BICICLETTE


Volendo incominciare a parlare un po piu' seriamente di Critical Mass partirei da questo vecchio articolo ( 2002) pubblicato da Repubblica delle Donnehttp://www.dweb.repubblica.it/dweb/dweb/2002/09/07/attualita/attualita/049mon31649.html                               IL MONDO SALVATO DALLE BICICLETTEPedalate collettive contro auto e inquinamento. È l'arma dei critical mass. Che bloccano il traffico per rivendicare un diritto fondamentale: respirare di Luca FazioIl fine giustifica il mezzo. Guy Debord, quando nel '57 teorizzò l'invenzione di una tecnica situazionista in grado di spezzare l'identificazione dello spettatore con l'eroe per trasformare lo spettatore in protagonista della propria vita, non avrebbe mai immaginato che sarebbe bastato salire su una bicicletta. Il colpo di pedale, dieci anni dopo, riuscì in parte ai Provos olandesi, un gruppo di capelloni sbandati che rifacendosi alla tradizione anarco-dadaista salì in sella a una bici dipinta di bianco per sbeffeggiare il potere, compreso quello dell'automobile. Solo una meteora. Perché la storia sociale della bicicletta cambiò improvvisamente 25 anni dopo a San Francisco, nel 1992. Era un venerdì di settembre quando una decina di ciclisti scelse un angolo di Market Street per cominciare una lunga pedalata sovversiva che ormai ha fatto il giro del mondo. Sembrava una follia: scorrazzare compatti per le strade in salita di San Franciso nelle ore del rientro dal lavoro per generare caos e denunciare l'insostenibilità di questo modello di sviluppo. Formata la banda, bisognava pur darsi un nome. Scartato "grumo del pendolarismo", una sorta di blocco cardiaco della circolazione, il gruppo si è battezzato "critical mass". Suggestione cinese: un americano, di ritorno dalla Cina, riferì che a Pechino i ciclisti prima di attraversare le strade trafficate aspettano di formare un gruppo... Prima fanno "massa", poi si infilano nel traffico. Mona Caron, illustratrice "ufficiale" del movimento, e autrice di un murale collettivo lungo 150 metri che illustra il sogno della massa critica, ricorda le prime volte: "È stato un successo strepitoso perché non si trattava solo di bloccare il traffico per protestare contro il sistema, noi volevamo anche divertici creando immediatamente una situazione piacevole anche per chi restava imbottigliato nel traffico a guardarci". Sfottevano, ma regalavano anche fiori. Con gli anni, le pecorelle indifese hanno imparato a mettere i denti per rivolgersi contro i lupi intrappolati nelle automobili. I più aggressivi, anche se in minoranza, sono i cosiddetti messangers, spericolati pony express in bicicletta con una ben definita estetica da guerrieri metropolitani (accessorio cult: bocche sputafuoco sul didietro). Negli Usa oggi sono circa 180 le città attraversate dallo sciame critico. Un movimento che prima di Seattle ha anticipato i contenuti e lo spirito no global. "La massa critica - spiega Mona Caron - non ha mai espresso un leader e non ha gerarchie, quando saliamo in bici ognuno può fare e dire ciò che vuole. Siamo anche riusciti a non cadere nella trappola del marketing diventando un fenomeno di moda, perché per noi smarcarsi dal consumismo è un altro modo per contestare questo mondo". E adesso San Francisco, dopo la rivolta e gli arresti del luglio '97, ogni ultimo venerdì del mese ha lo stesso "problema" di circolazione. Il traguardo resta difficile da raggiungere, però è un fatto che la massa critica si è moltiplicata e - da New York fino a Cagliari - puntualmente si materializza in centinaia di città. Sono migliaia i ciclisti in tutto il mondo pronti a festeggiare il decimo compleanno di critical mass. Non serve l'invito, basta montare in bici il prossimo 27 settembre. A San Francisco da mesi fervono i preparativi. Sarà un grande potlatch, spiegano gli organizzatori, una gara a chi fa più regali auto prodotti, una versione aggiornata di un'antica tradizione degli indiani d'America per riproporre il tema del dono, in chiave anti capitalista. Naturalmente, il potlatch si fa in bicicletta. Per il decennale è già pronto un altro regalo, il libro curato da Chriss Carlsson Critical mass. Bicycling's Defiant Celebration, con contributi dei ciclonauti di mezzo mondo (sarà tradotto anche in italiano). Se possibile, i ciclisti della vecchia Europa sono ancora più determinati nel dare un forte connotato politico alle loro performance itineranti. E boicottare l'automobile allora significa prendere di mira il simbolo più invadente di un sistema di potere che inquina l'aria e la vita. Non a caso sull'emergenza traffico - da Londra a Milano - si pianificano carriere politiche e campagne elettorali o si studiano fantasiose soluzioni eco-compatibili, ma in pochi hanno avuto il coraggio di immaginare una città senza auto. "Circolare più lentamente - scrive in rete un ciclista critico - è il modo più veloce per accorgersi e comunicare agli altri che non bisogna temere di abbassare gli standard di vita per riprendersi i propri spazi e il proprio tempo. L'auto è una macchina che succhia soldi ed energie mentali". Per le masse critiche la parabola discendente dell'auto è uno dei primi segnali di un sistema che sta mostrando la corda. Il petrolio fa girare il mondo, l'industria ha continuamente bisogno di "eco-incentivi" e gli incidenti sono la prima causa di morte tra la popolazione giovanile. Il collante, cioè il segreto del successo di critical mass, rimane sempre lo spirito goliardico e la voglia di divertimento. In ordine alfabetico, da Anversa (Belgio) fino a Zurigo (Svizzera), passando per Mosca (Russia) e Turku (Finlandia), la lista in continuo aggiornamento delle masse critiche europee è già arrivata a quota 111. Sono movimentate la strade spagnole di Barcellona e Valencia, attraversate dalla pedalada intergalactica più fantasiosa; da applausi la proiezione video in equilibrio su due ruote - proiettore sulla prima bici e schermo montato come una vela sulla seconda - che intrattiene la sosta forzata degli automobilisti catalani. I francesi hanno fatto a modo loro. I primi a riprendersi la strada sono stati i Paris rollers, un gruppo impolitico molto techno che schettinava su pattini e skaters, poi sono arrivati anche i ciclisti: adesso il venerdì in place d'Italie è diventato un appuntamento fisso che in qualche occasione ha radunato migliaia di persone, e l'amministrazione blocca il traffico per far scorrere la massa. In Inghilterra critical mass è una costola di Reclaim the street, un movimento che per "riprendersi la strada" organizza rave e blocca il traffico; ma la giornata clou è il MayDay di Londra, primo maggio: l'ultima volta pedalavano in cinquemila. E in Italia? Da buoni ultimi arrivati, i ciclisti nostrani stanno bruciando tutte le tappe. "Perché anche a Fiat-landia si sviluppi l'esperienza già provata dai ciclisti di altri Paesi, scesi in strada con il loro mezzo più piacevole per reclamare strade a misura di umanità e per gridare che l'automobile è il mezzo di trasporto più dannoso", scrive un anonimo ciclonauta (anonimo perché la massa critica non sopporta leader e portavoce). Milano in pochi mesi è diventata la capitale "velorivoluzionaria" della massa critica. La prima volata sovversiva, lo scorso 6 dicembre, è partita da piazzale Loreto e ha messo alle corde i nervi degli automobilisti. Dopo poche settimane, l'appuntamento del giovedì sera è diventato un must per circa 250 aficionados. Pedalano cercando di conquistarsi spazi di vivibilità e di sicurezza nel corpo a corpo con le lamiere. Le patologie dei bambini causate dall'inquinamento sono in aumento (non a caso la "massa" è composta da giovani no global ma anche da mamme con piccoli al seguito) e per tutti l'automobile - basta scorrere i titoli più frequenti delle cronache cittadine - è diventata il simbolo di una violenza strutturale e segregante che si accanisce sui più deboli. Il rischio di incidenti stradali per i bambini fino a 10 anni di età è 5 volte superiore a quello della fascia compresa tra 10 e 60 anni (Elisabetta Forni, La città di Batman. Bambini, conflitti, sicurezza urbana). Ma dove pedalano i ciclisti critici nostrani? Non si sa. Chi li convoca? Nessuno. Cosa fanno? "Ci si diverte, si fa casino, si fa il bagno nelle fontane, si brinda, si bisticcia amabilmente con gli autoreclusi, si fanno incursioni politicamente orientate, ci si conosce, ci si fidanza anche", spiegano pedalando. I milanesi però sentono la necessità di fare il salto di qualità e si stanno organizzando per costituire delle "mini masse" per andare a lavorare insieme al mattino. I criticoni bolognesi invece hanno debuttato a maggio: "È stata la manifestazione - non manifestazione più divertente che io abbia fatto nella vita, è stato come togliersi di dosso tutta la cupezza che camminare insieme per strada aveva comunque assunto dopo Genova", ricorda Marina. E, un anno dopo i fatti di Genova, il gruppo BiciG8 ha fatto ritorno nel capoluogo ligure partendo da Bolzaneto, nota sede della caserma dei pestaggi. Ma per i "facinorosi" della bici la notizia più bella dell'estate è arrivata dalla Sardegna. A Cagliari, città che non ha mezzo centimetro di pista ciclabile, ha cominciato ad agitarsi da sola una "cellula critical-cancerogena". Ebbene, nel mese di agosto la "massa" cagliaritana si è mossa scorrazzando amabilmente sul lungomare. In Italia - è cronaca - c'è anche chi sta facendo da solo trasformando la sua bicicletta in strumento di vendetta: isolato sui monti del Tirolo, incattivito e senza "massa" di riferimento, un quarantenne esasperato ha seminato chiodi sulle strade della Val Badia. Le automobili gli davano fastidio. È stato arrestato. Un'icona italiana per critical mass? Va bene tutto, ma questo è troppo. "Così ho inventato la rivoluzione a pedali" "L'idea mi è venuta mentre pedalavo, volevo creare uno spazio dove la gente potesse comunicare in modo orizzontale, una specie di zerocrazia itinerante". Chris Carlsson, 45 anni, aplomb da professore universitario, testa pedalante del movimento di San Francisco, è anche scrittore, editore, produttore e designer multimediale. È stato uno dei primi a inforcare la bici per contestare un sistema mondo che si regge sul dominio inquinante dell'auto-rità. D: Come è nata critical mass? R: Negli Stati Uniti l'automobile è sacra e fino a dieci anni fa pedalare a San Francisco era una cosa da pazzi. Dopo mesi di discussioni, ho proposto di incontrarci una volta al mese in un punto preciso per organizzare una coincidenza organizzata. Era il 25 settembre del 1992, l'idea era quella di formare una massa compatta per ostacolare la corsa delle automobili. Il nostro slogan era: "Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico". All'inizio ci salutavano come se fossimo marziani ma in pochi mesi la massa critica è aumentata considerevolmente. Si era concretizzata la possibilità di creare uno spazio dove sperimentare un mondo migliore da vivere. D: Una provocazione contro gli automobilisti R: Da subito la massa critica ha espresso due anime: c'era chi non vedeva l'ora di litigare con gli automobilisti e chi invece cercava di farseli alleati, con delle trovate divertenti e non aggressive, è questa seconda opzione che ha prevalso. È innegabile che quando siamo diventati migliaia il traffico si è paralizzato. D: Fino ai riots del 1997... R: Il sindaco si era messo in testa di sradicare critical mass. Prima tentò di aprire una trattativa per istituzionalizzare questa nuova forma di protesta, poi, era un venerdì di luglio, si presentò all'appuntamento per darci la benedizione: finì travolto da una selva di fischi. Eravamo in 8 mila e quel giorno la polizia era nervosissima. Al primo tentativo di ostacolare la corsa, i ciclisti si sono sparpagliati per la città bloccandola. Non sapevano più cosa fare, gli elicotteri giravano a vuoto e alla fine i poliziotti hanno picchiato e arrestato chiunque venisse a tiro. Bilancio finale: un centinaio di ciclisti arrestati. Ma alla fine l'abbiamo spuntata noi e adesso la polizia ha capito che deve tollerare critical mass. Se rispettiamo le regole del traffico, abbiamo gli stessi diritti di un'automobile che rispetta le regole del traffico. D: La città è cambiata? R: In 10 anni il numero di bici a San Francisco è cresciuto del 700%. E chiunque abbia partecipato a critical mass ha sperimentato che è possibile essere protagonisti di un cambiamento, anche se piccolo. D: Perché proprio con la bicicletta è stato possibile formare una massa critica capace di contagiare mezza Europa? R: Credo che nel trasporto ci sia ancora un piccolo spazio che permetta alla gente di sottrarsi alla strategia del controllo: in questo caso basta scendere dall'automobile. È un'azione antagonista e molto politica, è piacevole e nello stesso tempo è una elementare forma di opposizione. Il problema è che le scelte individuali sono poco visibili, critical mass invece ha dimostrato che è possibile il contrario. Questo è il suo vero significato. GLI APPUNTAMENTI italiani Milano: giovedì alle 21,30 in piazza Mercanti. Torino: giovedì alle 21 davanti al Municipio. Bologna: giovedì sera alle 21,30 in piazza del Nettuno. Genova: venerdì alle 21 in piazza Verdi. Brescia: giovedì alle 21 in piazza della Loggia. Roma: ogni ultimo venerdì del mese in piazza Ostiense. Napoli: venerdì alle 21,30 in piazza Plebiscito.