le parole son pietre

afa estiva


Gli danno nomi, ermenegildo, caronte, satanasso che sia, ma sostanzialmente è sempre la stessa cosa, un cazzutissimo, stracazzutissimo caldo umidiccio e attaccaticcio che nulla ha a che vedere col caldo africano. è un caldo puzzolente e polveroso che s'attacca alla pelle e all'anima delli mortacci sua, un caldo che di naturale ha una sua parvenza mentre i condizionatori sono voce all'attivo delle aziende erogatrici d'energia. penso ai giorni di febbraio ridacchiando. sintesi dell'incontentezza umana. un freddo polare con dodici gradi sotto, e la bora che urlava tutta la sua gioia d'esistere. un sabato come questo in una città attonita da tutta quella furia, bestemmiavo il bestemmiabile su di un dio che spesso dimenticava lo scopo del suo agire. il freddo penetrava tra pareti e giubbotti, e un pensiero coglieva la mia mente coerente.....il caldo, tornasse il caldo. il caldo è tornato, eccome, ma mai un un po' di coerenza nelle cose. per cui ridacchio, sudo e penso a quei giorni di febbraio. la bora arrivò a 170 km/h e fece paura