traunpoielaltro

Post N° 116


Pensiero del giorno 20/02/2007."«Mio Padre ed io siamo uno». Se Gesù ha potuto pronunciare unasimile frase, significa che aveva fatto un lavoro gigantesco sudi sé; e dopo di lui, anche noi dobbiamo sforzarci di fare lostesso lavoro, seguendo il suo esempio.Dio vive in noi, e anche il Suo Regno è in noi. Colui chediviene consapevole di essere inseparabile dal Creatore, vedesempre più chiaro per poter risolvere i propri problemi e faredel bene attorno a sé. Colui che invece sente Dio esterno a sé èabbandonato alle sue sole risorse che sono ben limitate. Questolavoro di identificazione con la Divinità lo si ritrova nellapratica induista dello Jnani-yoga, lo yoga della conoscenza. Loyogi impara a meditare sulla formula “Io sono Lui” (Lui, ossiail Principio divino), e la pronuncia finché essa diventa in luicarne e ossa. A quel punto, il suo sé limitato e personale nonesiste più: soltanto Lui, il Signore, esiste in lui, e a partireda quel momento egli può compiere meraviglie. "Omraam Mikhaël Aïvanhov  La felicità che l’uomo può ricavare dalle agiatezze del mondo è limitata. Pensare che la ricchezza e le proprietà, le comodità ed i vantaggi possano darvi gioia senza fine è follia totale: nessuno di questi può dare felicità vera. Allora, come la si può ottenere? Essa non può essere ottenuta dall’esterno perché origina dal cuore. Il cuore è il luogo di residenza di Dio. Per sperimentare la felicità vera, l’uomo deve maturare fede ferma in Dio. Dove c’è fede c’è amore e soltanto quando l’uomo ha amore dentro di sé può praticare la rettitudine; la rettitudine porta alla verità che, a sua volta, porta a Dio. –Baba