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Oltre il comune senso del sensoRiflessioni di Fabrizio PonzettaDalla libertà di religione alla libertà dalla religione.Novembre 2005http://www.riflessioni.it/fabrizioponzetta/index.htmNella tradizione indù, l’uomo perfetto deve occuparsi, mantenendo un certo equilibrio, di tre principi: DHARMA (religione, giustizia), ARTHA (attività economica e politica), KAMA (sessualità). Su sesso e religione sono decisamente a posto, anche come giustizia non me la cavo male; per l’attività economica, invece, mi sto attrezzando e riguardo alla politica vorrei iniziare a dare un contributo in questo periodo con un paio di scritti.Julius Evola per descrivere il suo occuparsi di “considerazioni inattuali” e al contempo di attualità usava la metafora dell’arco e della clava, nel senso che con l’arco mirava lontano (metastoricamente) e con la clava bastonava da vicino la storia contemporanea. A me la clava o il manganello non piacciono, e neanche il martellare (con o senza la falce), quindi proverò a tirare di arco su questioni che da alcuni anni preoccupano e affliggono quel mito settecentesco definito “opinione pubblica”.A elencarle brevemente, con nomi di fortuna, tali questioni, intrecciate fra loro, sono: lo scontro di civiltà tra Islam e Occidente, l’immigrazione clandestina, il terrorismo islamico, le guerre di Mr Bush…Giorni fa leggevo sul giornale di un clandestino arrestato in Calabria per altri motivi e rivelatosi invece un “kamikaze”: “Sono entrato in Italia per farmi saltare in aria. Sono arrivato via mare. Dovevo colpire una città simbolo del vostro paese”.La confessione secondo le forze dell’ordine appare attendibile.Ora, pensare di andare a fare un giro a Roma, per esempio, e rischiare di saltare in aria, è una possibilità che a me, come a chiunque altro (escluso il kamikaze), fa girare le palle in modo assai vorticoso. Quindi, sia io che gente di destra o di sinistra, laici o cattolici, mussulmani o cristiani, polenton-padani o terroni, ricchi o poveri, belli o brutti di fronte a tale possibilità ci spaventiamo e ci arrabbiamo. Lo spavento è comune a tutti, mentre la rabbia assume forme diverse e paradossali.A destra ci si arrabbia con l’Islam, religione e civiltà considerata di livello inferiore alla nostra, che ci invade e pretende di imporci le sue barbare usanze tribali; a sinistra, invece, ci si arrabbia contro gli interessi economici che la nostra civiltà ha imposto con la forza nel mondo islamico (e non solo), generando una reazione che, quando non viene addirittura legittimata, viene sicuramente compresa. Al centro, invece, (che sia centro-sinistra o centro-destra, poco importa) si cerca, tendendo comunque verso il proprio “lato”, di rimanere equilibrati, incitando e auspicando un dialogo con il cosiddetto Islam moderato. Ragionando per opposti, si propende da una parte a ritenere Bush e i suoi alleati come responsabili del clima di terrore e dall’altra si agita lo spettro di Bin Laden, infognandosi nel riadattamento dell’irrisolvibile indovinello sull’uovo e sulla gallina: è nato prima l’uovo (l’11 settembre) o la gallina (la politica militare americana in medio oriente)?Sempre con una mentalità manicheista, e passando al fenomeno dell’immigrazione clandestina, ci si ritrova da un lato su posizioni xenofobe e dall’altro a scandire slogan del tipo “nessun uomo è clandestino”. Intanto, flotte di poveracci sbarcano sulle nostre coste, e se da un lato affondarli è inumano, dall’altro dovrebbe essere impensabile accoglierli a braccia aperte, sapendo che andranno nel migliore dei casi a fare gli schiavi per qualche sfruttatore, nel peggiore dei casi ad ingrossare le fila della malavita e nel più terribile dei casi a farsi esplodere in aria. La signora Fallaci individua senza mezzi termini, all’origine degli attentati a Londra, un cavallo di Troia: gli immigrati, più o meno clandestini; e dopo ogni attacco terroristico leggiamo le sue parole in esclusiva sul Corriere della sera, con indignazione o con orgoglio… poi torniamo ad occuparci delle barzellette del nostro premier…In questo delirio, nell’incapacità di fare qualcosa ad ogni livello sociale, si mette di mezzo anche la questione religiosa, e allora ecco che alcuni “intelligentoni” cercano di risolvere il problema contrapponendo all’integralismo islamico un integralismo cristiano. D’altronde, anche la Fallaci, nonostante si definisca liberal e nonostante nelle sue “lettere aperte al papa” ricordi di essere atea e che quelle come lei venivano bruciate in passato, scrive, improvvisandosi teologa, che non esiste un comune patrimonio spirituale delle tre religioni del Libro. Ci informa anche che Gesù e Maometto non sono sullo stesso piano, in quanto il primo predicava l’amore, mentre il secondo era un tagliagole (Corriere della sera, sabato 8 luglio 2005).Ora, bisognerebbe un attimo separare non solo la rabbia e l’orgoglio dalla verità, ma anche la storia delle religioni dal tifo religioso: se andiamo a leggere certi passi dei vangeli, Gesù afferma chiaramente di essere venuto a portare “spada e fuoco” e, con la stessa leggerezza con cui la Fallaci critica o cita il Corano, può essere citato e criticato il vangelo. Ma, ringalluzziti da tale maestosità intellettuale (non è una battuta: nonostante le improvvisate teologiche, la Fallaci è un gigante rispetto ai nani che vorrebbero crearle una corte intorno), alcuni arrivano a livelli intellettuali decisamente insopportabili (per me, è ovvio!). È il caso di tale Michele Brambilla che, dalle colonne di Libero, questa estate scriveva contro un prete lombardo, colpevole di aver finito la sua messa con una preghiera di ringraziamento affidata a tre bambini: uno cristiano cattolico e italiano, uno cristiano ortodosso e rumeno (che ha pregato a modo suo) ed uno islamico e magrebino, che ha pregato Allah. Ora, in una iniziativa del genere io proprio non vedo nulla di male, anzi…Ma il nocciolo della questione è proprio questo: questo Occidente liberale e democratico che vogliamo contrapporre alla violenza teo-fanatica islamica, o che addirittura vogliamo imporre con la forza (e lo dico per semplificare, perché è risaputo che nessuno fa guerre per motivi ideali e moralistici, altrimenti il Tibet sarebbe già libero e l’Arabia Saudita non sarebbe alleata dei paladini della libertà), è davvero cristiano? Così tanto da pretendere un riferimento alle radici cristiane nella costituzione europea? Prescindendo dalla scontata battuta che Europa è una divinità pagana (tanto per andare alle radici vere) a me non sembra: i valori liberali e democratici sono valori illuministi, addirittura anticattolici (anti integralisti e quindi anti mussulmani va da sé). Semplificando, se fosse stato per la Chiesa non ci sarebbe nessuna democrazia e nessuna costituzione liberale in giro per l’Europa. Ha dunque un bel dire, allora, il nostro pontefice sul fatto che i diritti umani vengono direttamente dal Creatore (forse da Lui sì ma dai suoi rappresentanti in terra decisamente no). Quindi, se ci si vuole contrapporre al fanatismo religioso islamico, si lasci da parte la religione cristiana, che con democrazia e liberalismo ha a che fare solo per esigenze di sopravvivenza. Bisognerebbe avere il coraggio di dire le cose come stanno, ci proverò io: “Viva la libertà di religione”, perché “la libertà di religione” potrà dare la “libertà dalla religione”. Ognuno è libero di credere in ciò che vuole, ma non è libero di imporre i suoi valori agli altri; Theo van Gogh doveva essere libero di fare il suo film senza morire sgozzato come un maiale, allo stesso modo in cui Martin Scorsese ha potuto girare il suo “blasfemo” L’ultima tentazione di Cristo. Faccio solo una domanda: se Scorsese non è stato assassinato, lo si deve all’integralismo cristiano, che per molto meno ha ucciso prima dell’avvento del liberalismo, o alla tolleranza che tale avvento ha portato con sé? Il punto è che gli uomini di fede (tutte le fedi) dovrebbero immettersi nel cranio, ai fini di una vita migliore per tutti, che i loro profeti, messia, avatara ecc. se sono davvero tali non si interessano a ciò che uno Scorsese o un van Gogh scrivono, né tantomeno si compiacciono di offese lavate nel sangue. Ma, forse, i “fedeli integralisti” temono qualcosa che rientra più nel dominio della propaganda che nel dominio della spiritualità. Insinuare dubbi nella mente dei credenti diventa un peccato… e qui non è questione di scontro di civiltà: è questione di scontro fra chi ritiene di avere la verità in tasca (o in cielo) e chi vive “sapendo di non sapere”, e pertanto non può non essere che tollerante, salvo che alzare la voce quando il paradosso di tollerare l’intollerante diventa pericoloso.Ma noi siamo ancora qui a insegnare religione (leggi catechismo cattolico) nelle scuole, con insegnanti scelti dal Vaticano e pagati dallo stato, e a schierarci pro o contro eventuali ore di religione islamica. Siamo ancora qui con i crocefissi negli uffici pubblici. Eppure l’Occidente democratico e liberale di cui ci vantiamo dovrebbe essere il modello di uno stato laico, che permette a chiunque l’esperienza religiosa; nelle sue istituzioni dovrebbe essere super partes, e dunque niente crocefisso e niente versetti del Corano (come voleva Adel Smith) e niente Buddha e niente di niente.E, proprio a proposito della scuola, bisognerebbe insegnare Storia delle religioni e non catechismo, perché è solo studiando imparzialmente la Storia delle religioni che ci si può rendere conto che Dio, o chi per lui, si manifesta (come superstizione o come Realtà non sta a nessuno stabilirlo!) in varie epoche e in vari contesti in modi diversi, o meglio: in diversi modi viene recepito. Il Dio delle tribù di un deserto è diverso dal Dio di una civiltà ricca sorta in territorio fertile, diverso nell’apparenza, ma uguale nella sua essenza, ovvero nei bisogni che soddisfa, e uguale nelle esperienze intime di pace interiore che elargisce. Compreso ciò, un digiuno o una preghiera, una meditazione o una danza sacra vanno rispettati nello stesso modo. Il nostro Occidente, la nostra democrazia, il nostro liberalismo non si basano su valori assolutisti, ma sul principio di relatività, quindi non possiamo stabilire che è immorale che una donna mussulmana sia coperta dal capo ai piedi e che è morale che le donne occidentali abbiano la libertà di siliconarsi le tette e di rifarsi le labbra come la mucca Clarabella di Walt Disney. Tutto un altro paio di maniche è invece il discorso che, per questioni di sicurezza, non è concepibile una donna col burka, in quanto deve essere riconoscibile e identificabile, e allora, ma solo allora, hanno ragione anche i leghisti e i neofascisti nel proclamare “A casa nostra si rispettano le nostre leggi!”. E, tornando al cosiddetto scontro di civiltà, a Bush, all’11 settembre e al terrorismo di Al Quaeda, forse tra i tanti che hanno parlato e scritto in proposito, qualcosa di vicino alla verità l’ha azzeccato, ancora una volta, un comico, Beppe Grillo: “Al Quaeda è un’azienda in franchising, un modello di distribuzione a basso investimento e grandi ritorni. Chi vuole usa il suo brand e ne replica i comportamenti. Un kamikaze costa poco: la sua vita, un breve addestramento, dell’esplosivo. Il ROI, o Ritorno dell’Investimento, è molto interessante, come direbbe un manager: centinaia di morti, paralisi delle città, psicosi della paura, diffusione dell’immagine. Il tutto con due lire.E i dividendi? Quelli li intascano, insieme ad Al Quaeda, i produttori di armi, le compagnie petrolifere, Bush, Berlusconi, Blair… Un economista statunitense, Lawrence Iannaccone, dice che il mercato degli attentati suicidi è alimentato dalla domanda delle società e non dall’offerta.L’offerta dei kamikaze è inesauribile finché c’è una richiesta da parte di popolazioni che non vedono altri mezzi per ottenere i propri diritti. Bisogna quindi agire sulla domanda, promuovere giustizia e democrazia in tutto il mondo, e non ricorrere a sistemi illegali come la tortura che contribuiscono ad ingrossare le file dei terroristi.” (www.beppegrillo.it)E questo Bin Laden, oggi tanto demonizzato, fra un centinaio di anni sarà una specie di Sandokan, ve lo ricordate Sandokan? La tigre della Malesia è un principe che lotta contro i colonialisti inglesi, ha la sua Mompracem e la sua rete di malesi, pirati e terroristi che assalgono i mercantili e compiono attentati contro la Compagnia delle Indie. E lo zio di Marianna (“la perla di Labuan”), dirigente della suddetta Compagnia, quando dice che lui sta portando la civiltà ai selvaggi malesi ci crede, e Marianna, che poi altro non potrebbe essere che la metafora di un Massimo Fini inascoltato, gli risponde: “Ma hanno già la loro di civiltà!”. Ma il problema era ed è un altro: sono i soldi del colonialismo nascosti sotto la foglia di fico dell’esportazione della civiltà e del progresso (ieri) e della libertà e della democrazia (oggi).Infine, un ultimo paradosso, che a me è sempre parso lampante, ma che nessuno, a quel che mi risulta, ha mai evidenziato. Chi definisce “resistenti” quegli irakeni che si oppongono alla liberazione/occupazione dell’Iraq non si rende conto che questi, specie quando si tratta di ex milizie di Saddam, sono assimilabili più ai repubblichini di Salò che ai partigiani. Ai repubblichini viene però energicamente negata, dalle medesime persone, la dignità postuma di essersi opposti agli americani, che per loro erano occupanti e non liberatori. Viceversa, chi si impegna in Italia per dare una dignità storica e commemorativa ai repubblichini di Salò, chiama terroristi quegli irakeni che non accettano l’occupazione americana e che non si sentono per nulla liberati.Intanto, la gente continua a morire, noi continuiamo ad aver paura, i mercati fanno il bello e il cattivo tempo, e noi giochiamo a fare rossi contro neri, cristiani contro mussulmani, Fallaci contro Terzani…Basta così?Sì. Comunque sia… nella vita esiste un unico problema: si chiama e si fa chiamare mente.