L'ODORE DELLA NOTTE

Gino Strada, il coraggio di un grande uomo.


        
Gino Strada: "Qui i sopravvissuti all'ebola hanno donato il sangue per lui"Il fondatore di Emergency: "Chi non ha paura è un cretino: la paura serve a prendere tutte le precauzioni necessarie"IO lo rivoglio qui, rapidamente. È uno tosto, un medico molto rigoroso e preparato. Sono tanti, tra quelli che lui ha curato, ad avermi chiesto notizie in queste ore. Capaci di riconoscerlo nonostante tuta e scafandro, pronti ad aiutare. Concretamente, con il loro sangue". Gino Strada, fondatore di Emergency, passa da una riunione per il nuovo centro che verrà aperto a dicembre alle visite nella "zona rossa". Quella dei contagiati. Non si ferma un attimo, come la trentina di uomini e donne della ong che lavora con lui nel centro di Lakka, in Sierra Leone, insieme a un centinaio di altri sanitari e ausiliari.Malati che aiutano il medico?"Sì, quando abbiamo chiesto aiuto lunedì, in tanti, sopravvissuti al virus, sono venuti in ospedale a donare il loro sangue. È ricco di anticorpi. L'abbiamo spedito sullo stesso volo che ha riportato il nostro medico a Roma, servirà a curarlo".Gli ha parlato?"Certo, gli ho detto di non pensare neppure un momento di essere in vacanza. Gli spedirò il lavoro, i dati via computer, in reparto a Roma perché metta in ordine le statistiche. Gli ho detto di sbrigarsi a rimettersi in piedi, abbiamo bisogno di lui perché qui la situazione è drammatica."Cento nuovi malati al giorno?"Abbiamo 26 letti, non riusciamo ad accogliere tutti quelli che chiedono aiuto e così stanno fuori dal centro in attesa. Ma a volte, quando si libera un letto perché qualcuno è guarito o purtroppo è morto, per loro è troppo tardi".Come si lavora con la paura di Ebola?"Chi non ha paura è un cretino. La paura serve a non fare stupidaggini, soprattutto in questo caso. In guerra sai da dove viene il pericolo, senti il rumore delle bombe, degli spari. Qui no: il nemico è silenzioso, invisibile e pericoloso, nonostante sia 5 volte meno contagioso del morbillo. Quello che mi fa più paura in realtà è che il timore scoraggi i medici dal venire qui ad aiutare. Sarebbe una tragedia per le migliaia di malati in un Paese sconvolto da anni di guerra civile e con poche decine di medici locali".Come vi proteggete?"Tute, scafandri, guanti. Un sistema di protezione testato, ma anche una fatica: muoversi è un'impresa, ogni volta che alzi il braccio senti una secchiata di sudore. É un lavoro fisicamente stancante ma anche emotivamente duro considerato quante persone non riusciamo ancora a salvare".Come si è ammalato il vostro medico?"Prima che partisse ci siamo parlati lungamente, abbiamo ricostruito giorni, ore: non siamo riusciti a capire quando sia potuto succedere, anche se in una situazione così è possibile. Anzi, contando le 7 volte al giorno in cui ogni medico entra nella "zona rossa", e qui ci entrano 125 persone al giorno tra sanitari e non, un solo malato è già un buon risultato".Medici, ausiliari, cosa li spinge?"Non mi piace la retorica del missionario o dell'eroe. Credo che abbiano l'etica del medico: vado dove c'è bisogno. Oltre ad un forte senso di responsabilità. Io non mi sento altruista: semplicemente, come loro prendo sul serio il mio mestiere di medico, con l'idea che tutti abbiano diritto alla stessa qualità di sanità, in Africa o a Milano".Oggi è un buon giorno perché....Ogni volta che un test diventa negativo è una vittoria. Mi ricordo un bambino di 3 anni, praticamente morto. Ogni sera ci dicevamo "non passerà la notte" e invece se n'è andato a casa. Guarito. Come Kamaro, 18 anni, quando è arrivato aveva 46.4 di febbre, credevamo fosse rotto il termometro ma era vero, anche lui ce l'ha fatta...".Contro Ebola c'è chi vuole bloccare l'immigrazione."Impossibile e inutile: chi è malato muore prima di finire la traversata in mare e arrivare in Italia. L'unico modo serio per evitare il contagio in Europa è mandare aiuti in Africa in modo da chiudere l'epidemia. Subito".di Caterina PasoliniLa Repubblica, Mercoledì 26 Novembre 2014