cingomma

PARENTEsi TRISTE


Ho preparato una marmitta d' insalata di riso. Visto che a nonna piace molto, decido di portargliene una porzione. I suoi occhi ormai acquosi s'illuminano appena mi vede. Come ogni volta. Brillano più della brace della sigaretta che tiene fra le dita. Il suo volto ormai racchiuso in una perpetua espressione di triste rassegnazione, si schiude in un sorriso come un fiore rinsecchito sotto una pioggerellina di primavera. Si allunga per baciarmi, mentre mi abbasso per agevolarla e mi dice che son bella. Tutta colpa della vista offuscata e del suo amore smisurato nei miei confronti. Cieco e parziale. Indossa un abito a fiori che come un arcobaleno dona luce e colore ad una stanza perfettamente ordinata ma tristemente buia, con tutte quelle persiane che s' impunta a tener chiuse anche nel bel mezzo del pomeriggio. Non è giusto, ma ogni volta che vado a trovarla ne vengo via col cuore stretto in una morsa di tristezza e puerile ostinazione nel non voler accettare il suo declino più psichico che fisico. Ha un corpo sano e una forte tempra. E' la voglia di vivere che le manca. Se una volta restavo da lei a lungo, ora mi fermo giusto il tempo di un saluto, qualche bacio e una carezza di congedo. Rare le volte in cui mi trattengo per la sigaretta che eravamo solite fumarci insieme, fra chiacchiere e risate. Ormai sarebbe quasi un amaro soliloquio. Che non so farmi andar bene.Le lascio la terrina fra le mani, che lei guarda come se le avessi portato uno scrigno pieno di monete d'oro. Per lei quel riso sarà buonissimo. Il migliore che abbia mai assaggiato. Pure se fosse la cosa più immangiabile che io abbia mai cucinato. Le sorrido di riflesso, come se le avessi esternato questo pensiero e con la solita scusa di mille e mille finte improrogabili cose da sbrigare, mi avvio verso la porta. Non prima di averle dato un sincero e affettuoso bacio. Mi chiudo tristemente la porta alle spalle ripromettendomi che la prossima volta resterò più a lungo. Ma sto mentendo a me stessa. Perchè lo dico sempre. Invano.E questo si chiama egoismo. Nella più infima e infantile delle sue forme.