Cosa mi ha lasciato la morte?

Vita, nel suo più profondo e intenso significato. Vita, è nata la Vita dal silenzio del suo ultimo respiro. Vita, tutta quella Vita che avrebbe voluto farsi, tutta quella Vita che avrebbe ancora voluto sentir scivolare tra le mani. Tutta quella Vita che avrebbe ancora desiderato accumulare nei ricordi, tutta quella Vita. Vita con la quale attraversare i respiri e i sospiri, i baci e gli addii. Vita per andare oltre il possibile, un po' più in la, verso il blu notte. Nell'attimo in cui il mio tempo ha incontrato il suo sono tornata dentro di lei, in silenzio, cullata dal suo stesso sangue, dai suoi pensieri che si incrociavano e si incatenavano ai miei. Nell'attimo in cui il suo tempo ha incontrato l'infinito, nell'attimo in cui il suo corpo morendo si è trasformato in eternità, io ero dentro di lei. Infatti la mia schiena ha tremato e il mio cuore si è rotto. Siamo morte insieme, ma io per ultima. Ho fatto in tempo a vedere i suoi occhi chiudersi ringraziando quell'ultimo secondo per averle concesso la fine, per averle concesso di mandare a fanculo tutte quelle cellule malate. L'ho visto, e abbiamo riso insieme. Finalmente. Dolci eternità da quel momento unite. Dimensioni diverse si, certo, ma morte entrambe, anzi...entrambe più vive di tutto ciò che ci circonda. Cosa ti circonda, mamma? Angeli, illusioni o semplicemente il sole più caldo che si possa immaginare? Qui intorno a me c'è solo tanta polvere e Vita. Si lei mi ha lasciato Vita, Vita per spazzar via proprio questa polvere. Vita per gioire, piangere, volere, potere, cercare, fallire, sperare, guardare, immaginare, pensare, scappare, ridere, imparare, restare, finire, spiegare e tacere. Sussurrare, possedere, amare e impazzire. Vita per poi potermi un giorno fermare e passare. Passare da questa Vita al gradino successivo, una volta spazzata via tutta la polvere. Non a quello più alto, non a quello più basso...ma a quello che non conosce limiti, a quello che è fermo nel vuoto, senza un precedente nè un successivo. Forse.