Circolo - LENCI -

Post N° 119


Arrivano le liberalizzazioni che non significano privatizzazioni, esultano tutte le associazioni dei consumatori, divisa la destra. Prodi: “Abbiamo realizzato la rivoluzione liberale”. Il giudizio positivo di Alfonso Gianni, l’ira dei taxisti e di confcommercioLa manovrina è un colpo ai privilegiCome trovare soldi “da sinistra”di Claudio JampagliaBuone liberalizzazioni. Strano, detto da noi. Ma il provvedimento del ministro per lo Sviluppo, Pierluigi Bersani, che tocca assicurazioni, banche, taxi, farmacie e ordini professionali, sotto il lungo titolo “Misure urgenti per lo sviluppo, la crescita e la promozione della concorrenza e della competitività, per la tutela dei consumatori e la liberalizzazione dei settori produttivi”, sembra un buon provvedimento. Non tanto per l’inedito plauso sociale bipartisan, da Rifondazione a Confindustria - visto che le contestazioni non mancano - ma perché è un atto di indipendenza governativa da alcune corporazioni forti e da rendite di posizione inossidabili nella storia repubblicana. “Finora nessuno c’era riuscito”, scrive il Corriere della Sera e Prodi gongola: «Abbiamo realizzato la rivoluzione liberale, anche se per qualcuno è stata una sorpresa...». Merito di un incontro notturno con i ministri, «Al di fuori della ritualità e in un orario tale da rendere difficili le fughe di notizie». Si vedrà se il “colpo a sorpresa” terrà in Parlamento dove le lobby colpite sono forti (taxisti esclusi), ma intanto il governo accusato di fare poco, con la “manovrina” centrata sulla lotta all’evasione dell’Iva e il provvedimento anticorporazioni, in una settimana rimescola gli schieramenti politici e sociali. La destra si spacca tra liberali e corporativi, l’Udc da una parte, con Follini e Tabacci ad invocare una stagione di liberalizzazioni, e An dall’altra, con Storace a chiedere al Presidente della Repubblica di rimandare il decreto al mittente per mancanza di concertazione! La risposta di Bersani è laconica: “Certe riforme si fanno se non si annunciano”. Il vice-ministro allo Sviluppo, Alfonso Gianni (Prc), parla di “misure positive che rispondono in generale e nel dettaglio agli impegni di programma e agli inviti dell’Antitrust” e sottolinea come si tratti di “misure che tendono a superare privilegi corporativi e modernizzare settori e servizi”: “In questo caso il concetto di liberalizzazione non è confondibile con quello di privatizzazione”. Poi i bilanci si fanno sulle applicazioni e non sulle parole, ma intanto reazioni entusiaste vengono dalle associazioni dei consumatori: il Codacons parla di “prodigioso atto di coraggio” che farà risparmiare 500 euro a famiglia, il Movimento consumatori di “svolta epocale”, “un grosso passo avanti” per Altroconsumo, “positivo” per Adiconsum, “scelta giusta” per Federconsumatori e Adusbef. Plauso anche da Confartigianato e Coldiretti. Meno contenti ovviamente Confcommercio, che lamenta la mancanza di confronto, Ania (assicurazioni) e Abi (banche). Tutti hanno chiesto incontri e alzato un po’ la voce, ma non troppo. Sperano di far cambiare idea al governo. Chi invece non ci sta proprio sono i taxisti, in stato d’agitazione in tutta Italia, con tanto di sciopero nazionale l’11 luglio promosso da tutti i sindacati e richiesta d’incontro al governo. Non vogliono la moltiplicazione delle licenze da parte dei Comuni e il cumulo da parte di colleghi per assumerne altri alle loro dipendenze. Hanno paura di perdere il patrimonio ovvero i soldi spesi e i mutui sottoscritti per comprare l’agognata licenza e la possibilità di venderla a fine carriera (una specie di liquidazione). Il punto per loro sono proprio le liberalizzazioni, quello per gli utenti è la densità di taxi tra le più basse d’Europa (meno di due operatori per 1000 abitanti a Roma e Milano). La questione rimane aperta, ma cosa offrono davvero ai cittadini le liberalizzazioni fatte in loro nome? Qualche chance di risparmio, semplificazioni burocratiche, trasparenza e alcuni atti minimi di decenza. La base dei rapporti economici di mercato. Partiamo dalle decenze, con la limitazione per le banche al cambio unilaterale delle condizioni contrattuali dei conti correnti. Avete presente quella bella offerta che avete accettato due anni fa dalla vostra banca e che ora si è ridotta, a furia di lettere trimestrali, a un lumicino di interessi con spese fisse oltre i 100 euro annui? Bene, d’ora in poi dovranno informarvi almeno trenta giorni prima del cambiamento della condizioni e se non le accetterete la chiusura del contratto sarà senza spese. Il minimo, come spiega un ottimo spot televisivo di questi tempi proprio di una banca. Poi ci sono i risparmi per l’eliminazione di piccole vessazioni burocratiche tipicamente italiane. La più evidente è l’abolizione del passaggio di proprietà notarile per la compravendita di beni mobili (auto, moto, barche ecc.); basterà una dichiarazione gratuita a uno sportello comunale o di associazioni automobilistiche (Aci). Il capitolo più grande dispone iniezioni di concorrenza su prezzi e trasparenza di informazione. La prima e più ovvia riguarda i professionisti (dai medici ai commercialisti, dagli avvocati agli architetti): stop alle tariffe minime e libertà di contrattazione della parcella legata alla prestazione, permessi di pubblicizzare titoli e tariffe e di costituire società multidisciplinari (come fanno già alcuni studi associati). Sempre nel nome della concorrenza sarà vietato alle agenzie assicurative promuovere polizze in esclusiva, ma dovranno offrire diverse marche e tipi di assicurazione tra cui scegliere (con polizze più trasparenti e il risarcimento, anche in caso di torto, dalla propria compagnia). Più indiretti gli effetti delle disposizioni su farmaci e panettieri. Le medicine da banco, cioè senza prescrizione medica, potranno essere vendute ai supermercati con libertà di sconto (abolito il tetto del 20% fissato dal governo Berlusconi). Saltano anche i vincoli territoriali, di distanze e numeri per l’apertura di farmacie, così come per le panetterie. Si regolerà il mercato. E per aprire qualsiasi altro negozio si semplificano le procedure, con libertà di sconti e promozioni per tutto l’anno. Più difficile da valutare l’obbligo di gara pubblica per l’affidamento di servizi da parte degli enti locali. Ad esclusione dell’acqua, non si potranno più affidare gas, luce, trasporti e rifiuti direttamente alle aziende miste partecipate. Inoltre, per il trasporto locale, viene data facoltà ai comuni di dare vita a servizi parziali o temporanei affidati ad operatori privati (senza sussidi pubblici). In ultimo vengono inasprite le sanzioni comminabili dall’Antitrust, per chi viola la concorrenza: fino al 3% del fatturato dell’impresa e fino al 10% nel caso non adempia ai correttivi richiesti. Fatta la legge sono già tutti al lavoro per bloccarla o trovare l’inganno, ma un segnale positivo di quanto promesso da Prodi in campagna elettorale è arrivato. tratto da www.liberazione.it