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Governo rinviato


da www.ilmanifesto.itNon sarà un Prodi bis, ma un Prodi «rinviato». Dovrà dimostrare al presidente della repubblica che i numeri ce li ha, per continuare come prima, stessa alleanza, stessi ministri. Napolitano si pronuncerà oggi, ma sembra consentire, come è del tutto ragionevole e utile. Tuttavia qualcosa è successo, il governo sfiduciato non sarà il Prodi 1, ma un'altra cosa, chiamiamola pure, con il dovuto realismo, un Prodi-Mastella, a maggior ragione con l'arrivo di Follini. Dove la linea è condensata in 12 punti 12, sotto benefico influsso vaticano, malvolentieri applaudita da tutte le anime responsabili della sinistra. Il sogno del professore di essere Lui l'unico abilitato a decidere nel marasma delle posizioni ministeriali si realizza opportunisticamente sotto il trauma del voto al senato e del fantasma di un orribile Governone. Quei 12 «imprescindibili» senza i quali Prodi sarebbe tornato a Bologna, sono la svolta conservatrice del centro sinistra. Per quello che dicono e per il molto che non dicono essi valgono il triplo delle centinaia di pagine del programma dell'Unione che votammo. Infine tagliano corto a ogni condiscendenza verso altre speranze. Non solo verso la parte sinistra dello schieramento che, non avendo ottenuto nulla del programma promesso, ora lo vede ribaltarsi di segno e di ispirazione. Ma specialmente verso quel popolo delle primarie, la società civile che il ministro Parisi molto ammirò da studioso e che immediatamente prese a disprezzare come «carne da voto» non appena si mise le stellette. Il parlare ipocrita dell'uomo ha offeso i suoi elettori di Vicenza come d'Italia e li spingerà a non più votarlo, sognando una residenza a San Marino dove pure sembra che ci sia un qualche governo di sinistra.Magari invece ci sbagliamo: non è Mastella che ha dettato la linea, ma più semplicemente Prodi ha infine tirato fuori il rospo: poiché i «comunisti» hanno peccato non controllando due dissidenti, oggi paghino il triplo e rinuncino a ogni sogno di un paese civilmente riformato. È venuto il momento, insomma, di
esplicitare il programma più vero: dove le pensioni si toccano eccome, i Pacs non si pronunceranno mai più, le vecchie e nuove precarietà resteranno infelicemente tali e le comunità locali dovranno prendersi le alte velocità e le basi americane senza nemmeno essere udite. Che tra i 12 punti strategicamente irrinunciabili si precisi puntigliosamente che ci sono anche i rigassificatori è solo un tocco di assurdo che non guasta mai. C'è qualcosa di utile, tuttavia, in questa svolta: sindacati, movimenti e società civile hanno infine un quadro chiaro e potranno ri-costruire le loro proposte senza sentirsi più intrappolati dall'idea che lassù qualcuno li ascolta. Il vero fallimento del governo Prodi, infatti, non è si è verificato sulla politica estera, né sull'accumulo dei singoli litigi. Paradossalmente persino Vicenza avrebbe potuto essere tollerata se si fosse percepita una cura del governo ad ascoltare. Questo invece è stato un esecutivo sordo con i suoi e condiscendente con gli avversari: è così che si sperperano i patrimoni di popolarità e di speranze, seminando tristezza e sfiducia. Solo dei politici autolesionisti, di fronte al calo dei favori nel proprio elettorato, possono pensare che allora, per risalire nei sondaggi, occorra demolire la protezione sociale, inchinarsi al cardinal Bertone e negare qualche mini-diritto a chi si vuol bene fuori dalla famiglia.di Franco Carlini