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Palazzo Madama dice sì a Prodi la fiducia passa con 162 voti


da unita.it
Il quorum era a 160. Il governo Prodi ha ottenuto 162 sì: 158 da senatori eletti, 4 da senatori a vita. Dopo una giornata al “battiquorum” e sul filo dell’ultimo voto, Prodi ha incassato la fiducia al Senato. Immediatamente dopo la comunicazione in aula il premier e il capogruppo dell'Ulivo Anna Finocchiaro si sono abbracciati. «Sono molto soddisfatto, adesso andiamo alla Camera» commenta a caldo il premier.L'esito del voto è stato incerto fino all'ultimo minuto. Dopo che Andreotti ha annunciato che sarebbe uscito dall'aula, tutti gli occhi erano tutti puntati su Pallaro. «Voto, voto» ha detto semplicemente il senatore italo-argentino Pallaro entrando in aula. In quel momento ancora nessuno sapeva quali fossero le sue intenzioni. Poco dopo inizia la chiama dei senatori, avviata dal presidente Franco Marini con la lettera F, come da sorteggio dal quale emerge il nome di Andrea Fluttero e ben presto arriva il suo turno. «Pallaro sì» comunica Marini. Il primo sospiro di sollievo. Poco dopo tocca a Pinifarina. Dopo un momento di pausa Marini annuncia che il senatore a vita non è presente (ha seguito l’esempio di Andreotti). Il quorum si abbassa. La maggioranza c'è. Per il resto nessuna sorpresa. Marco Follini è tra i primi a votare la fiducia al Governo Prodi e, come nell'aula di palazzo Madama risuona, proclamato dal funzionario del Senato, il suo Sì, parte la contestazione da parte della Cdl. Per la verità una protesta molto limitata che si esaurisce in un lungo “buuu” che si alza dai banchi della Lega Nord. Follini impassibile incassa la protesta e poi lascia l'aula. Anche dai “dissidenti” dell'Unione Franco Turigliatto e Fernando Rossi, nessuna stonatura: quando è stato il loro turno, votato la fiducia al Governo Prodi. Fra i senatori a vita solo Giulio Andreotti e Sergio Pininfarina non hanno risposto all'appello, risultando assenti. Fra i presenti, solo Francesco Cossiga ha votato no al governo Prodi. Sì, invece, alla fiducia da Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro ed Emilio Colombo. «Un voto per la governabilità» spiega Pallaro. Il senatore, eletto nella circoscrizione estero, che fino all'ultimo ha lasciato l'Unione con il fiato sospeso, poi annuncia: «sui Dico voterò no, mentre sull'Afghanistan voterò sì». Ma anche Turigliatto che ha votato la fidcucia annuncia che dirà no «alla guerra in Afghanistan» e «alla Tav».