Circolo - LENCI -

«La Sinistra europea e la necessità di usciredall'ambito nazionale»


C erto tutto questo non significa che il progetto sia indefinito. Si parte dalla scelta, per Graziella Mascia "una necessità", di uscire dall'angusto ambito nazionale - che segna un po' tutti i partiti, anche quelli futuri, vedi il caso del partito democratico - perché da ora in poi l'efficacia di un'iniziativa politica si misura almeno "in una dimensione continentale". E ancora: sarà il punto d'incontro, una sede dove si incontreranno le culture critiche. Dove ciascuna manterrà la propria identità - innanzitutto Rifondazione comunista, su questo hanno insistito tanti - ma disposte a "farsi contaminare". Che avrà una struttura confederale, più o meno la struttura del sindacato. L'organizzazione che per definizione non è data una volta per tutte ma si modifica in progress. Ma che soprattutto vivrà in rapporto coi movimenti. No, non facendosene interprete, parlando a loro nome. Ma, al contrario, "facendone parte", scegliendo l'"internità", con un altro brutto neologismo della politica che però pare avere molto successo qui a Carrara.
Ma in fondo tutto questo, in parte, già lo si sapeva. Lo si sapeva o in questi mesi lo si è imparato a conoscere. Visto che la Sinistra europea, i suoi circoli, i suoi "nodi", come li chiamano - le associazioni raggruppate per tema - già da tempo sono al lavoro. E come hanno raccontato da questo palco, già fanno. E in qualche caso già vincono, come è avvenuto a Crotone, dove la Sinistra europea è riuscita a bloccare, ha dato una mano a bloccare, una delle più grandi speculazioni edilizie della Calabria. Il problema, l'ulteriore problema, è che questo tentativo di dare forma - anche una forma non dettagliata - al nuovo soggetto politico arriva quando un vero e proprio terremoto sta sconvolgendo il resto della sinistra. Quando, insomma, un pezzo importante della più forte forza di sinistra ha scelto di non sciogliersi nel partito democratico. Ed è inevitabile che la separazione del "correntone" di Mussi arrivi anche qui, arrivi anche in questa conferenza d'organizzazione.
Proponendo riflessioni, facendo immaginare scenari - scenari politici - che vanno al di là di questi mesi. Insomma, negli interventi ma soprattutto nei discorsi fra delegati, gira la domanda: ma che accade ora? Che rapporto c'è fra la Sinistra europea, il "cantiere" della sinistra, quello di cui hanno parlato Bertinotti e Giordano, e quale rapporto si può disegnare con la sinistra dei diesse? Il segretario di Rifondazione, in una pausa dei lavori, incontrando i giornalisti spiega che lui immagina "il cantiere come uno spazio", un luogo di discussione. Che coinvolga tutti, tutta la sinistra indipendentemente dalla collocazione di ciascuno. Insomma, non conta a cosa si è iscritti, se si è iscritti, cosa si vota: l'importante è discutere, provare ad elaborare un "sentire comune", un'analisi comune. E sul rapporto fra Sinistra europea e sinistra diesse? Giordano prova a definirlo così. Usando, in questo caso le stesse parole di De Cesaris: "Noi vogliamo dar vita ad un soggetto aperto. Che avrà nel suo Dna l'apertura all'esterno. Quindi il confronto deve partire subito. Senza chiedere a nessuno di rinunciare alla propria identità, ma sforzandosi di capire, di comprendere, di analizzare insieme". E domani? "Vedremo quel che ci costruirà". Tutto aperto, insomma. E' un'ipotesi, ma non sembra la sola. Per capire, e per usare le parole esplicite di Alfonso Gianni. Lui ha chiesto di "andare oltre" alla Sinistra Europea. Adesso, ora. "Il compito dei comunisti oggi è lavorare per ricostruire la sinistra. Tutta la sinistra". Gianni non immagina già "un contenitore" che metta insieme tutto. Ma vuole stringere sui contenuti. E farlo subito. Il contenitore verrà dopo, ma per lui verrà. E ancora. C'è Roberto Musacchio, eurodeputato, che invece quel rapporto con la sinistra socialista lo vede a partire dai movimenti. Dalle lotte da fare, prima fra tutte quella per disegnare una Costituzione sociale del vecchio continente. E spiega che tutto questo lo si può già cominciare a fare. Domani a Roma la Sinistra Europea, con gli auspici di "Aprile" si incontra con alcuni eurodeputati socialisti. E c'è Pietro Folena che chiede di non guardare più alle ideologie del secolo scorso. Ma immagina - intanto per
la Sinistra europea ma forse per qualcosa di ancora più allargato - di mettere insieme "case comuni della sinistra, cooperative, gruppi, associazioni, cooperative". Esattamente come alla fine di due secoli fa si riunirono tutte queste cose per dar vita al partito dei lavoratori, che l'anno successivo sarebbe diventato il partito socialista. O come Vittorio Agnoletto che certo coglie la novità di quel che sta avvenendo nei diesse. Ma spiega che una sinistra d'alternativa si costruisce provando a far incontrare le culture antiliberiste. Anticapitaliste. Che non sono quelle che si ritrovano nel Pse. E c'è Maria Luisa Boccia che invece non si riconosce in questa gerarchia - Rifondazione, sinistra europea, "cantiere" - ma chiede che d'ora in poi si riparta dalle "pratiche comuni". Si punti sul fare, piuttosto che sull'identikit di chi fa. A Carrara si discute così. Con una certezza, però: la sinistra di domani non sarà uguale a quella di ieri.www.liberazione.it