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(La Stampa) Bertinotti: la mia Cosa RossaGiovedi 24 Maggio 2007 ore 08:53:19 Ecco il manifesto scritto dal leader di Rifondazione: l'obiettivo è unire le forze a sinistraRICCARDO BARENGHIROMAE’il suo manifesto, il manifesto della sua ultima svolta. Quella definitiva. Non solo perché ha deciso di essere lui in persona il direttore della rivista, non solo perché nel suo editoriale non compare mai la parola comunismo (sostituito dal socialismo), ma soprattutto perché si tratta della base teorico-politica della sinistra radicale del prossimo futuro. I cui pezzi sparsi che oggi la compongono dovrebbero sbrigarsi a mettersi insieme. Lo scrive il Presidente della Camera, alias Fausto Bertinotti: «Non c’è solo un vuoto politico generale, ma c’è un vuoto politico anche a sinistra. E questo contribuisce a dilatare la crisi della democrazia. Questo vuoto politico può e deve essere colmato, in tempi relativamente brevi, da un nuovo soggetto della sinistra. Non si tratta soltanto di un impegno strategico, ma di una priorità».Se ne deduce che Rifondazione comunista sia destinata a sciogliersi, «in tempi relativamente brevi», dentro questo nuovo soggetto, così come i Comunisti italiani, i Verdi, la Sinistra democratica di Mussi e tutti quelli che si considerano «A sinistra» (questo forse il nome della futura aggregazione) del Partito democratico. Ovviamente insieme a quei movimenti che, secondo Bertinotti, hanno segnato la storia politica e sociale negli ultimi dieci anni, in particolare quello «altermondialista» (i no global), «che da Seattle in poi è stato capace di mettere in discussione il potere economico che fino ad allora aveva operato incontrastato con modalità spesso occulte o invisibili». Il Presidente della Camera scende dunque in campo non solo nella politica di tutti i giorni (dalla quale non è mai uscito nonostante il ruolo istituzionale), ma direttamente nella costruzione del futuro della «sua» sinistra. Sa che non c’è tempo da perdere, e infatti scrive testuale: «Hic Rhodus, hic salta».La rivista si chiama Alternative per il socialismo (Editori riuniti, 140 pagine, 10 euro), è un bimestrale e uscirà venerdì primo giugno. Nella redazione nomi noti alla sinistra italiana: Ritanna Armeni, ex giornalista del manifesto e dell’Unità, oggi conduttrice di Otto e mezzo; Rina Gagliardi, anche lei firma storica del manifesto, poi condirettore di Liberazione, oggi senatrice del Prc; Aldo Garzia, altro ex del manifesto, oggi scrittore di libri politici (Zapatero, Olof Palme), giornalisti del quotidiano del Prc come Angela Azzaro e Anubi d’Avossa Lussurgiu, sindacalisti come Francesco Garibaldo e Tiziano Rinaldini, sottosegretari come Alfonso Gianni, collaboratori del Presidente come Fabio Rosati e Giuseppe D’Agata, parlamentari come Franco Russo, intellettuali come Giacomo Schettini e Domenico Jervolino (vicedirettore). Un think-tank che conosce la sinistra, ha una cultura politica radicata e radicale, e soprattutto esercita una certa influenza sul mondo di Rifondazione. Ma il pezzo forte è l’editoriale del direttore. Il quale si sforza di attualizzare il socialismo: l’unico orizzonte in grado di proporre «un’alternativa di società (il riempimento del vuoto) al cuore della civiltà europea aggredito da un processo di modernizzazione capitalistico, al cui centro sono la dilatazione e la pervasività del processo di mercificazione». Dunque, «anche se non siamo “pasticcieri dell’avvenire”, possiamo provare – e riprovare – a pensare alla società socialista come una società nella quale i diritti e i bisogni, materiali e immateriali, sono universalmente garantiti in forma demercificata». Nell’attesa di questo mondo nuovo, c’è però da fare politica pratica. Anche per costruire quel nuovo soggetto caro al Presidente della Camera. Un lavoro delegato a chi dirige oggi Rifondazione, non a caso il segretario Giordano ha proposto un vertice di tutti i leader per il 30 maggio. Lui, Mussi, Diliberto, Pecoraro Scanio si incontreranno per la prima volta tutti insieme: discuteranno del percorso che potrebbe portarli nello stesso Partito, o almeno nella stessa lista, alle Europee del 2009. E anche di come fronteggiare da subito il Partito democratico «che si arroga il diritto di guidare il governo».