E allora,dove eravamo rimasti?L'ultimo post credo fosse partito dall'Egitto, alla fine di giugno, 20.000 km fa.In mezzo, un soggiorno a Doha, che da allora ho ufficialmente eletto a "casa mia", poichè, innegabilmente, finisco sempre con l'andare là dove mi porta il cuore.Gran città, Doha, anche in pieno ramadan, anche a 45 gradi tutti i santi giorni, e le notti poco meno.Bella l'esperienza di partecipare a vari Iftar, e soprattutto a prestare servizio in uno di essi, come volontario - che bella emozione, e quanti nuovi amici,dalla Siria, da Zanzibar,dalla Malesia, dal Nepal....- Se solo noi occidentali smettessimo davvero di "tirarcela" e cominciassimo a distogliere almeno un pò l'attenzione da noi stessi, un sacco di gente vivrebbe molto meglio.....E' curioso che questa riflessione mi sia nata proprio in Qatar,dove il reddito pro-capite ha così tanti zeri che si fatica a contarli....ma tant'è...e comunque in mezzo a tanta ricchezza un tantino ostentata, nel cono d'ombra migliaia di workers si spaccano la schiena per due lire....A tal riguardo, mi inchino al gran lavoro di Luisa, presa a tessere trame sempre più complesse affinchè una parte dei ricavi della sua azienza finisca per essere reinvestita in sostegno a vario titolo per le classi indigenti.Lei pensa di avere ancora tanto da imparare, in tal senso, e non sa che invece ha tanto da insegnare, soprattutto a tutti noi che facciamo finta di sapere e che non sappiamo un bel niente. E che altrettanto facciamo.E questa è Doha, oltre a molto altro, molto intimo e profondo.Troppo per il blog.Poi prima della fine dell afine di Agosto è arrivata la chiamata per Dhaka,Bangladesh, in pieno monsone.Otto giorni a partire dal 25/9, ma c'è chi insiste sul fatto che siano stati nove.Otto o nove giorni che fossero, li ho passati in larga parte guardando il brulicare di milioni di persone dall'alto della finestra dell'albergo durante il giorno, e dal rikshow durante la notte, quando 20milioni di persone improvvisamente vengono risucchiate dal buio, per lasciare spazio a strade improvvisamente vuote e silenziose, dove sfrecciano camion con carichi improbabili, mentre un buon milione di persone dorme sui marciapiedi, probabilmente dopo aver saltato l'ennesimo pasto, e credo in attesa di un giorno fortunato in cui accadrà qualcosa che gli permetterà di "svoltare".Che strana città, Dhaka, dove 20 milioni di vite si intrecciano e si sovrappongono,come i cavi elettrici e telefonici che corrono impazziti lungoi marciapiedi, da un sostegno all'altro,senza soluzione di continuità.Con la pioggia,forte assai, e col sole, allo stesso modo, con la stessa inerzia.Dove è impossibile che così come è funzioni, e poi in un modo o nell'altro finisce per funzionare tutto (si fa per dire).Dove l'odore dell'ammoniaca può toglierti il respiro, per le troppe fogne a cielo aperto in pieno centro.Dove il traffico e il caos di giorno ti perseguitano, e dove la notte il silenzio fa impressione e desta una segreta ammirazione, e sembra di girare per una città fantasma.Pensavo di rientrare a Doha per qualche giorno prima di tornare in Egitto per portare a termine il mio lavoro,ed effettivamente a Doha ci sono arrivato, e ci stavo anche "da dio" ,fino a quado - contrordine - ho dovuto organizzare un rientro al volo in Italia, con tanto di voli pindarici reali, fatti di scali a Dubai, Istanbul e Roma ( e sono ancora in un aeroporto di Istanbul, alle 2 del mattino, in attesa del prossimo volo, tra nove ore)...Il deserto egiziano è solo rimandato, comunque, credo per la metà di settembre, alla fine dei festeggiamenti per la chiusura del Ramadan, luna permettendo.Ed è meglio così,visto che l'Italia mi affascina sempre meno, e visto che il mondo sembra essere sempre talmente vasto da non poter essere visto nella sua interezza nell'arco di una sola vita.Almeno vnella mia.
viaggiare, viaggiare, viaggiare....
E allora,dove eravamo rimasti?L'ultimo post credo fosse partito dall'Egitto, alla fine di giugno, 20.000 km fa.In mezzo, un soggiorno a Doha, che da allora ho ufficialmente eletto a "casa mia", poichè, innegabilmente, finisco sempre con l'andare là dove mi porta il cuore.Gran città, Doha, anche in pieno ramadan, anche a 45 gradi tutti i santi giorni, e le notti poco meno.Bella l'esperienza di partecipare a vari Iftar, e soprattutto a prestare servizio in uno di essi, come volontario - che bella emozione, e quanti nuovi amici,dalla Siria, da Zanzibar,dalla Malesia, dal Nepal....- Se solo noi occidentali smettessimo davvero di "tirarcela" e cominciassimo a distogliere almeno un pò l'attenzione da noi stessi, un sacco di gente vivrebbe molto meglio.....E' curioso che questa riflessione mi sia nata proprio in Qatar,dove il reddito pro-capite ha così tanti zeri che si fatica a contarli....ma tant'è...e comunque in mezzo a tanta ricchezza un tantino ostentata, nel cono d'ombra migliaia di workers si spaccano la schiena per due lire....A tal riguardo, mi inchino al gran lavoro di Luisa, presa a tessere trame sempre più complesse affinchè una parte dei ricavi della sua azienza finisca per essere reinvestita in sostegno a vario titolo per le classi indigenti.Lei pensa di avere ancora tanto da imparare, in tal senso, e non sa che invece ha tanto da insegnare, soprattutto a tutti noi che facciamo finta di sapere e che non sappiamo un bel niente. E che altrettanto facciamo.E questa è Doha, oltre a molto altro, molto intimo e profondo.Troppo per il blog.Poi prima della fine dell afine di Agosto è arrivata la chiamata per Dhaka,Bangladesh, in pieno monsone.Otto giorni a partire dal 25/9, ma c'è chi insiste sul fatto che siano stati nove.Otto o nove giorni che fossero, li ho passati in larga parte guardando il brulicare di milioni di persone dall'alto della finestra dell'albergo durante il giorno, e dal rikshow durante la notte, quando 20milioni di persone improvvisamente vengono risucchiate dal buio, per lasciare spazio a strade improvvisamente vuote e silenziose, dove sfrecciano camion con carichi improbabili, mentre un buon milione di persone dorme sui marciapiedi, probabilmente dopo aver saltato l'ennesimo pasto, e credo in attesa di un giorno fortunato in cui accadrà qualcosa che gli permetterà di "svoltare".Che strana città, Dhaka, dove 20 milioni di vite si intrecciano e si sovrappongono,come i cavi elettrici e telefonici che corrono impazziti lungoi marciapiedi, da un sostegno all'altro,senza soluzione di continuità.Con la pioggia,forte assai, e col sole, allo stesso modo, con la stessa inerzia.Dove è impossibile che così come è funzioni, e poi in un modo o nell'altro finisce per funzionare tutto (si fa per dire).Dove l'odore dell'ammoniaca può toglierti il respiro, per le troppe fogne a cielo aperto in pieno centro.Dove il traffico e il caos di giorno ti perseguitano, e dove la notte il silenzio fa impressione e desta una segreta ammirazione, e sembra di girare per una città fantasma.Pensavo di rientrare a Doha per qualche giorno prima di tornare in Egitto per portare a termine il mio lavoro,ed effettivamente a Doha ci sono arrivato, e ci stavo anche "da dio" ,fino a quado - contrordine - ho dovuto organizzare un rientro al volo in Italia, con tanto di voli pindarici reali, fatti di scali a Dubai, Istanbul e Roma ( e sono ancora in un aeroporto di Istanbul, alle 2 del mattino, in attesa del prossimo volo, tra nove ore)...Il deserto egiziano è solo rimandato, comunque, credo per la metà di settembre, alla fine dei festeggiamenti per la chiusura del Ramadan, luna permettendo.Ed è meglio così,visto che l'Italia mi affascina sempre meno, e visto che il mondo sembra essere sempre talmente vasto da non poter essere visto nella sua interezza nell'arco di una sola vita.Almeno vnella mia.