Civis

Perché partecipare?


Lo scenario in cui viviamo, semplificando, è caratterizzato da questi aspetti:-       Una crisi economica dalla quale, diversamente da altri paesi, stentiamo ad uscire.-       La globalizzazione in cui, ci piaccia o no, siamo immersi. Essa impone, per evitarne i rischi e coglierne le opportunità, un approccio nuovo ai problemi . Al contempo offre spazio alla speculazione finanziaria.-       Dai primi due punti discende, su scala mondiale, la evidente ed inaccettabile crescita delle diseguaglianze.-       In particolare, l’Italia sconta problemi e ritardi storici, specialmente nel mezzogiorno.-       La politica sembra incapace di provvedimenti di ampio respiro.-       La classe politica offre esempi di malcostume e sprechi.-       Un malessere politico/sociale che ha la sua più evidente manifestazione nella sfiducia nelle istituzioni e in un senso d’impotenza che sembra sopraffarci.Esaminando l’elenco possiamo ragionevolmente affermare che:-       Nessuno può pensare di superare da solo questa crisi: né gli Stati né gli individui.-       Il suo superamento richiede un lavoro lungo e complesso.-       Cambiamenti profondi impongono di riconsiderare criticamente le nostre convinzioni, le nostre abitudini.-       Bisogna, con una visione globale, operare nelle realtà locali. In esse possono essere studiate soluzioni concrete ai problemi quotidiani; ciò non basta ma è un credibile ed utile punto di partenza.La partecipazione civica, in questa critica fase, è una risposta razionale e concreta; cittadini informati e responsabili che si organizzano e rivendicano il diritto a essere consultati e d’influire sulle decisioni.Ma perché partecipare? Con la partecipazione i cittadini potranno:-       incrementare le loro conoscenze e sviluppare senso critico;-       appropriarsi della capacità di discutere e decidere insieme;-       affrontare i problemi e superare il senso di impotenza;-       acquisire la consapevolezza che occorre stimolare, pungolare le Amministrazioni pubbliche.Le Amministrazioni potranno:-       avvalersi delle proposte, delle conoscenze di coloro che vivranno gli effetti della loro decisioni;-       relazionarsi con cittadini più consapevoli dei reali problemi e limiti dell’azione amministrativa;-       prevenire tensioni, conflitti anche solo potenziali.Credo, anche in base a quanto esposto, che occorra una partecipazione civica costante; il primo passo è l’autorganizzazione. La promozione della partecipazione, di una cittadinanza attiva è un compito difficile e di lunga durata a cui vengono posti numerosi ostacoli anche da parte di chi, a parole nei convegni e nei comizi, la predica.In questi giorni la cronaca segnala proteste popolari su vari temi: sanità, trasporti, lavoro, rifiuti, … . Questioni tutt’altro che secondarie. Si formano comitati che nascono sapendo di avere una vita breve giacché il problema sollevato o si risolve o li condanna alla rinuncia rassegnata. Chiediamoci se la creazione di comitati ad hoc è la via maestra per risolvere emergenze che continueranno a presentarsi.Ben venga la formazione di comitati civici ma non (solo) per risolvere un caso specifico, non contro qualcosa o qualcuno, ma PRO una migliore complessiva qualità della vita, anche sul nostro territorio. Se si agisce sugli effetti, non si attaccano le cause del malessere e dei malfunzionamenti, i risultati, se arrivano, saranno sempre parziali ed effimeri.Obiettivi ambiziosi e necessari non impediscono vertenze su problemi specifici; un progetto può prevedere tappe intermedie tenendo ferme le finalità. Sarebbe una grande conquista il fatto che tante persone di buona volontà si uniscano per contribuire alla tutela degli interessi collettivi instaurando, anche, un rapporto maturo con le istituzioni locali. Spero che queste considerazioni siano un invito a discuterne.