Civis

La gran bonaccia della baia di Sapri


Una collettività triste, immobile. Nessun fremito civico, nessuna curiosità culturale e, direi di conseguenza, nessun sviluppo economico. Stanchi riti si ripetono sempre più raramente. Vuoti richiami all’ amore della propria terra corredati da foto. Gli strilloni dell’effimero impazzano. Ipocriti inviti alla critica trovano pronti: scopritori di buche, spostatori di statue, amanti delle fontane, appassionati di parchi giochi, … . Sul passato qualcuno si è fatto una reputazione, sul futuro silenzio. […] la bonaccia continuava, noi continuavamo a star qua e loro là, immobili […] non volevano che si muovesse nulla, per carità! Su quel punto, i capi della nostra nave e quelli della nave nemica, pur odiandosi a morte, andavano proprio d’accordo. Cosicché, la bonaccia non accennando a finire, […] fu una bonaccia che nessuno s’aspettava durasse tanto addirittura per degli anni, […] e con un afa, un cielo pesante, basso, […] Tutto era così immobile, che anche quelli di noi che erano più impazienti di cambiamenti e novità, stavano immobili anche loro […](da “La gran bonaccia delle Antille” di Italo Calvino)