CALICI DI STELLE

E' "DEPRESSA", INVECE HA IL CANCRO. QUANDO E' IL MEDICO AD AVER BISOGNO DI AIUTO


Quella della signora cui è stato diagnosticato un malessere psicologico al posto del cancro, di cui invece soffriva è una storia brutta e triste. Quanto sconforto, mentre ripetutamente cerca aiuto perché non si sente bene, e invece viene rimandata a casa, forse è esaurita o depressa. Errore madornale! I medici si trovano oggi al minimo storico della loro popolarità. C'è un pensiero comune sciatto che li priva di prestigio, di potere, li sospetta di scarsa competenza, iperspecializzati e incapaci di vedere una persona nella sua interezza, insensibili, quando non assoggettati alle lobby farmaceutiche, e così via. Il medico fa un lavoro difficilissimo, analizza complesse configurazioni di informazioni, prende decisioni colme di responsabilità, riducendo la questione alla sua ultima essenza, ha per le mani salute e malattia, gioia e dolore, vita e morte di una persona. Non è facile. Quando il medico individua la malattia di cui il paziente soffre, considera le emozioni di quest'ultimo come una fisiologica reazione a quella malattia. Ma quando il medico non vi riesce, può trovarsi nella posizione scomoda di sentirsi lui incerto e dubbioso e, come medico, impotente. La forte pressione sociale sul suo mandato gli impone di dare una risposta al paziente, gli impedisce di dire "non lo so". Se rimanda al paziente una diagnosi psicologica, raramente lo fa per tracotanza, piuttosto è il suo tentativo, certamente inopportuno di trovare una risposta rassicurante alla sua incertezza.Chiedere aiuto, consulenza a qualcun altro non è un segno di capitolazione, ma dimostrazione della saggezza di pacificarsi con la propria conoscenza imperfetta.