Gią 40 anni fa la professoressa Agata Piromallo Gambardella, docente universitaria e ricercatrice, aveva lanciato il suo segnale d'allarme. Aveva analizzato i dati raccolti mediante l'osservatorio"Violenza e media sui minori" e denunciato la gravitą psicologica del reiterato bombardamento di informazioni negative o violente sugli adulti e sopratutto sulla psiche in formazione dei bambini e dei ragazzi. Infatti, l'effetto era produrre e stimolare l'adozione di atteggiamenti e comportamenti emulativi e aggressivi, o al contrario, regressivi, caraterizzati da paure, fobie e dal progressivo ritiro da Mondo reale. Chissą se gli operatori della comunicazione radiotelevisiva sono consapevoli degli ansiogeni e allarmanti effetti psicologici causati in chi assiste al martellante bollettino di cattive notizie diffuse 24 ore su 24? E chissą se tengono conto del fatto che segnalare avvenimenti e fatti di cronaca in cui prevalgono in assoluto le violenze, gli abusi, i delitti, gli incidenti, le disgrazie, i fallimenti, le guerre e le catastrofi provocate anche dagli uomini produce ed enfatizza paure, insicurezze, sconforto, ansia e dubbi sul futuro personale e dell'umanitą. Proprio il rincorrersi di questi sconvolgenti fatti di cronaca invade ogni spazio dell'informazione, lasciando ben poca luce alla speranza, alle buone notizie, ai successi dell'ingegno umano, alla gioia, alla fiducia.
GLI EFFETTI DELLE RIPETUTE NOTIZIE TRAGICHE
Gią 40 anni fa la professoressa Agata Piromallo Gambardella, docente universitaria e ricercatrice, aveva lanciato il suo segnale d'allarme. Aveva analizzato i dati raccolti mediante l'osservatorio"Violenza e media sui minori" e denunciato la gravitą psicologica del reiterato bombardamento di informazioni negative o violente sugli adulti e sopratutto sulla psiche in formazione dei bambini e dei ragazzi. Infatti, l'effetto era produrre e stimolare l'adozione di atteggiamenti e comportamenti emulativi e aggressivi, o al contrario, regressivi, caraterizzati da paure, fobie e dal progressivo ritiro da Mondo reale. Chissą se gli operatori della comunicazione radiotelevisiva sono consapevoli degli ansiogeni e allarmanti effetti psicologici causati in chi assiste al martellante bollettino di cattive notizie diffuse 24 ore su 24? E chissą se tengono conto del fatto che segnalare avvenimenti e fatti di cronaca in cui prevalgono in assoluto le violenze, gli abusi, i delitti, gli incidenti, le disgrazie, i fallimenti, le guerre e le catastrofi provocate anche dagli uomini produce ed enfatizza paure, insicurezze, sconforto, ansia e dubbi sul futuro personale e dell'umanitą. Proprio il rincorrersi di questi sconvolgenti fatti di cronaca invade ogni spazio dell'informazione, lasciando ben poca luce alla speranza, alle buone notizie, ai successi dell'ingegno umano, alla gioia, alla fiducia.