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notizie choc, curiose,strane,assurde, incredibili, dall'Italia e dal mondo

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Alda Merini

E' necessario

che una donna

lasci un segno

della propria anima

ad un uomo...di sè,

perchè a fare l'amore

siamo brave tutte.

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Messaggi di Novembre 2019

LA PROPOSTA DI MATRIMONIO A MONTECITORIO

Post n°3734 pubblicato il 29 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

 

L'amore ha invaso Montecitorio ieri mattina. Mentre in Aula i deputati si apprestavano a discutere gli emendamenti al Dl sisma, l'intervento del leghista Flavio Di Muro ha lasciato tutti spiazzati.

 

Il deputato del Carroccio, infatti, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, prima dell'inizio della seduta. In realtà, però, il discorso che ha tenuto è stato di tutt'altro argomento. "Intervengo prima dell'inizio della seduta e magari con questo mio intervento, contribuisco a rasserenare il clima", ha premesso iniziando a parlare in Aula. Poi Di Muro ha sottolineato come "noi uomini istituzionali siamo sempre presi tutti i giorni dalla gestione delle emergenze, siamo quotidianamente impegnati in dibattiti politici e quando torniamo nel weekend sul territorio cerchiamo di rispondere alle istanze della gente". Un'attività che lascia ai margini "le persone che ci vogliono bene, quelle che amiamo".

 

 

Poi, il discorso entra nel vivo: "Mi spiace interrompere i lavori di questa seduta - spiega- ma abbiate rispetto per quello che sto per dire, per la mia persona e per la vita di un uomo. Questo per me è un giorno diverso, un giorno speciale". E a questo punto, arriva il colpo di scena e Di Muro smette di rivolgersi alla Camera e guarda in alto: "Presidente, per rispetto non mi rivolgo a lei ma alla tribuna". Poi prende un astuccio, contenente un anello ed esclama: "Elisa, mi vuoi sposare?".

 

 

 

Il deputato Di Muro, contattato da Agi, conferma che Elisa "ha detto sì" e i due innamorati si sposeranno presto, a Ventimiglia. "Avevo preparato tutto- ha raccontato il leghista- mi sono portato l'anello a Roma. Lei è rimasta spiazzata ed emozionata. poi ci siamo incontrati e mi ha detto 'sì, certo'". La decisione, "abbastanza originale", di una proposta di matrimonio in Aula è stata dettata dal fatto che la donna "in questi anni ha seguito con partecipazione il mio impegno politico". Anche oggi, infatti, era alla Camera per seguire i lavori: "L'avevo avvisata che avrei preso la parola per un intervento sull'ordine dei lavori. Già era emozionata perchè non mi aveva mai sentito intervenire dal vivo. Poi la sorpresa", conclude Di Muro.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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LA POP STAR MADONNA BEVE URINA DOPO UN BAGNO NEL GHIACCIO

Post n°3733 pubblicato il 27 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Madonna non è nuova a scandalizzare il pubblico mondiale con curiose trovate. Ma forse stavolta potrebbe aver calcato troppo la mano e molti sperano si tratti soltanto di una provocazione o di una battuta ironica.

 

La regina del pop ha pubblicato un video per illustrare la sua routine post-concerto. Sono le 3 di notte e vediamo la donna, 61 anni, insieme al suo coreografo Ahlamalik Williams, 24 anni. Prima i due si allenano fingendo alcune mosse di pugilato. L'adrenalina dello show deve essere ancora alta e Madonna salta continuamente senza lasciar trasparire segni di stanchezza. Successivamente l'artista si immerge in una vasca piena di ghiaccio. Nella didascalia ci informa che questa terapia prevede che la "ice bath" (il bagno col ghiaccio) segni sul termometro 41 gradi Fahrenheit, corrispondenti a 5 gradi Celsius.

 

Madonna si immerge titubante e tremante nella vasca e poi, per scaricare la tensione, continua a scherzare col coreografo e al momento dell'uscita dal ghiaccio le gambe della cantante appaiono fortemente arrossate. Per quanto questa terapia possa sembrare bizzarra, in realtà la crioterapia è una pratica collaudata da molti sportivi: il ghiaccio aiuta a ridurre gli infortuni e dona elasticità alla pelle. Questo trattamento è ormai usuale anche per molte star che spesso, sui social, lo documentano mostrando la loro entrata in appositi macchinari.

 

La vera sorpresa, però, arriva in coda al video. Dopo essere uscita dal ghiaccio, Madonna si riscalda coprendosi con un candido accappatoio e subito dopo la vediamo sorseggiare una bevanda di colore giallo. L'impressione è che si tratti di tè caldo, ma la scandalosa cantante non si smentisce e spiazza tutti con una rivelazione: "Fa molto bene bere l'urina dopo un bagno nel ghiaccio". Una nuova provocazione o semplice ironia?

 

 

 

 

 

 

 
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GLI OLTRE 10 MILIONI INCASSATI DALL'UMBERTO I PER IL REPARTO ADULTI DI FIBROSI CISTICA MA MAI REALIZZATO

Post n°3732 pubblicato il 25 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

I soldi sono arrivati, puntuali, per oltre 20 anni, ma il padiglione sanitario non è mai stato realizzato. E ora, dopo l’inchiesta de ilfattoquotidiano.it risalente al febbraio scorso – cui ha fatto seguito un esposto di Fratelli d’Italia – sulla vicenda indagano la Procura di Roma e la Guardia di Finanza. I magistrati romani hanno aperto un fascicolo sul caso del reparto per adulti malati di fibrosi cistica mai realizzato al Policlinico Umberto I della Capitale, dove dal 1994 al 2016 sono confluiti ogni anno – attraverso la Regione Lazio – prima un miliardo di lire e poi 490mila euro, soldi stanziati dal Governo italiano a ogni legge di bilancio, come previsto dalla legge 548 del 1993. Il totale dei contributi ammonta a circa 10 milioni di euro, fondi che però non sono stati utilizzati per migliorare l’attuale centro regionale per la fibrosi cistica dell’Umberto I, che conta appena 10 posti ricavati da una sezione del padiglione di pediatria, esattamente come si presentava al termine dell’ultima ristrutturazione, risalente al 1999.

Già alla fine degli anni ’90, infatti, i progressi della ricerca avevano regalato ai malati di fibrosi cistica – una malattia rara che porta infezioni polmonari e intestinali – un’aspettativa di vita ben superiore alla maggiore età, stabilizzatasi sui 40 anni, con alcuni casi di 60-70 anni. Ovvio che ciò aumento la richiesta di cure ospedaliere frequenti. Attualmente, il Lazio conta circa 600 malati (il 10% su base nazionale) di cui oltre la metà ha superato i 18 anni. A loro disposizione, ad oggi, esiste solo un reparto da 25 posti nell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e, appunto, il reparto pediatrico dell’Umberto I da 10 posti.

Di qui la necessità di separare i bambini dagli adulti, come prevede espressamente la legge del 1993. Per realizzare il nuovo reparto basterebbero 500mila euro – l’importo stanziato dal governo in un solo anno – tanto che nel 2016 la Lifc, Lega Italiana Fibrosi Cistica, aveva messo lei stessa la cifra a disposizione del Policlinico, pur di veder sorgere il nuovo padiglione: il progetto venne anche presentato in pompa magna da Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato (rispettivamente governatore e assessore alla Sanità del Lazio), ma la prima pietra non è mai stata messa. Un’attesa resa vana, nel marzo scorso, dalle parole dell’attuale direttore generale del Policlinico, Vincenzo Panella, che intervistato da Ilfattoquotidiano.it, ha dichiarato che “quel reparto non serve e non verrà realizzato”.

E tutti i soldi versati finora nelle casse del Policlinico, che fine hanno fatto? È proprio quello su cui stanno lavorando gli inquirenti. Nei giorni scorsi, a quanto si apprende, la Guardia di Finanza ha ascoltato, come persona informata sui fatti, l’attuale direttore sanitario dell’Umberto I, Ferdinando Romano, in carica dal 2015. I finanzieri hanno acquisito i bilanci recenti dell’ospedale, risalenti agli ultimi 7 anni, e si sono riservati di entrare in possesso anche di quelli precedenti. Soprattutto, bisognerà capire se i fondi governativi sono stati effettivamente impegnati nella loro destinazione puntuale o se sono stati dirottati altrove, dunque in violazione della legge. A un question time presentato in Consiglio regionale a marzo dall’esponente di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo – che ha poi firmato l’esposto inoltrato in Procura cui ha allegato la nostra inchiesta – l’assessore D’Amato aveva risposto che “i fondi non sono vincolati alla realizzazione del nuovo reparto ma alla gestione dello stesso”, anche se – come detto – la stessa legge prevede la netta separazione fra adulti e bambini.


 
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IL PRIVILEGIO DEL CANE DELL'EX MINISTRO DELLA DIFESA ELISABETTA TRENTA

Post n°3730 pubblicato il 21 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Non smette di montare il caso Elisabetta Trenta. L'ex ministro della Difesa dell'allora governo gialloverde viveva in un appartamento nel centro di Roma – nel quartiere San Giovanni – che aveva ottenuto come "alloggio di servizio", tenendoselo stretto anche dopo il suo addio al Dicastero di via Venti Settembre.


Ora il caso si arricchisce di un nuovo protagonista, oltre al marito dell'ex ministra del Movimento 5 Stelle (che è ufficiale nell’esercito italiano), che nelle ultime ore ha presentato ufficialmente la richiesta di rinuncia all'appartamento. Il nuovo soggetto che prende parte al "giallo" è Pippo, il cagnolino della famiglia Trenta.

Già, perché secondo una rivelazione de Il Messaggero, lo schnauzer nano dell'ex titolare della Difesa veniva prelevato a domicilio con l'auto di servizio dei militari e accompagnato al dicastero.

Gli inquilini della casa della discordia in quel di San Giovanni, insomma, erano tre. Il cane da quanto scrive il quotidiano capitolino fu regalato alla Trenta da un ufficiale dell'esercito italiano tempo fa. Da quel giorno, la ministra pentastellata – che con il suo partito ha avuto più di un problema per questo imbarazzante episodio della casa – lo portava spesso e volentieri con sé, anche al Ministero.

"Qualche militare lo andava a prendere con l'auto di servizio nella casa di via Amba Aradam e lo scortava fino al dicastero", scrive appunto il Messaggero, allegando al pezzo anche una foto del simpatico Pippo in un ufficio del Ministero della Difesa. Insomma, un bel privilegio anche per l'animale domestico, dopo quelli goduti dalla sua padrona.


 
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LA FURBIZIA DELLA MINISTRA TRENTA PER TENERSI INGIUSTAMENTE LA CASA

Post n°3729 pubblicato il 18 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Secondo quanto emerso, Elisabetta Trenta dopo il suo insediamento al dicastero della Difesa, all’interno del primo governo Conte, ha chiesto l’assegnazione di un appartamento nella Capitale. Una circostanza questa certamente ordinaria e consuetudinaria, visto che i ministri devono risiedere a Roma per poter raggiungere in qualsiasi momento sia la sede del ministero assegnato che Palazzo Chigi in caso di consiglio dei ministri. Tuttavia, come rimarcato da un articolo di Fiorenza Sarzanini de Il Corriere della Sera, per quanto riguarda il ministro Trenta si rintraccia subito una prima anomalia. Al momento del suo giuramento, avvenuto nel giugno 2018, il neo titolare della Difesa risulta già titolare di una casa, assieme al marito, nella capitale.

Presidente del consiglio e presidente della Repubblica hanno appositi appartamenti all’interno delle rispettive sedi istituzionali, ma non è così per quanto riguarda i ministri: all’interno dei ministeri non ci sono appartamenti, i membri del governo possono chiedere sì un appartamento ma se hanno già casa a Roma di solito si decide semplicemente di rafforzare la sicurezza nel quartiere in cui si abita.

Elisabetta Trenta, nonostante la sua casa nella capitale, ha deciso ugualmente di chiedere un appartamento. Ed alla fine le è stata assegnata un’abitazione all’interno di uno stabile del ministero, dove va a vivere assieme al marito. Si tratta di un appartamento di “Livello 1”, assegnabile cioè a personalità di alto livello, dunque anche ad un ministro.

E se già questo risulta alquanto strano, visto che la Trenta aveva una casa a Roma, è ancora più inusuale che, nonostante dal settembre scorso non sia più un ministro, l’ex titolare della Difesa risulti ancora dentro quell’appartamento.


Questo perché in realtà destinatario dell’alloggio non è Elisabetta Trenta, bensì il marito Claudio Passarelli. Quest’ultimo è maggiore dell’esercito e, al momento dell’ingresso della consorte all’interno del governo Conte I, risulta ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all'ufficio Affari generali.

Ed i casi dunque potrebbero essere due: da un lato “etico”, visto che l’assegnazione fatta dalla stessa Trenta dell’alloggio al marito potrebbe apparire come un escamotage per continuare a risiedere nello stabile appartenente al ministero. Dall’altro lato però, potrebbe intervenire anche la Corte dei Conti: l’appartamento in questione, come detto, è di livello 1 ed il marito non ha una qualifica tale da giustificare l’assegnazione di un alloggio del genere.

“Non è escluso che la magistratura contabile – si legge sul Corriere – sia chiamata a valutare eventuali danni erariali e quella ordinaria debba verificare la regolarità della procedura di assegnazione”.




 
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19ENNE PARTORISCE IN DISCOTECA, IL BIMBO ENTRERà GRATIS A VITA NEL LOCALE

Post n°3728 pubblicato il 15 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Ha partorito in discoteca una 19enne francese. Una vicenda assurda ma dal lieto fine, raccontata da Il Fatto Quotidiano, e che vede la giovane d’oltralpe aver dato alla luce il suo primogenito in una sala da ballo. L’episodio risale a pochi giorni fa, precisamente alla notte fra sabato 9 novembre e domenica 10, in un locale di Tolosa, la discoteca O’Club situata nella regione dell’Alta Garonna. La futura mamma si trovava in compagnia di una sua amica quando, attorno alle ore 5:30, è entrata improvvisamente in travaglio: la rottura delle acque e l’inizio delle doglie. Panico totale anche perché il parto sembrava immediato, e di conseguenza non vi era tempo per portare la giovane presso l’ospedale più vicino. La 19enne, tale Marie-Helen, era assieme all’amica una delle ultime clienti della serata, e di conseguenza il locale era ormai sgombro e poteva “trasformarsi” in un’ostetricia.

Così che, in attesa dell’arrivo dei paramedici, il barman della discoteca e altri membri della sicurezza del locale, hanno aiutato la giovane a partorire, riuscendo a rimanere calmi e tranquilli, senza farsi prendere dal panico, e soprattutto, dando conforto alla giovane ragazza appena maggiorenne. Di lì a poco sono quindi giunti gli uomini del personale sanitario che hanno fatto partorire Marie Helen: il bimbo è nato velocemente ed è in buona salute. Stando a quanto specificato dal gestore del locale, la giovane mamma non aveva assunto alcuna bevanda alcolica nel corso della serata, ma aveva deciso di recarsi in discoteca per superare le ansie pre-parto e svagarsi qualche ora con un’amica. Marie Helen, come riferisce Il Fatto Quotidiano, ha deciso di fare un primo regalo al suo bimbo: un abbonamento a vita gratis all’O’Club.


 
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VIETATO DIVULGARE NOTIZIE SULLA SITUAZIONE DISASTROSA DEGLI OSPEDALI SARDI

Post n°3727 pubblicato il 14 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Donne costrette a partorire in elisoccorso, pazienti in dialisi che devono percorrere centinaia di chilometri per accedere ai trattamenti e ospedali chiusi nei fine settimana. La riorganizzazione della Rete ospedaliera in Sardegna, ereditata dalla riforma della passata Giunta di Centro Sinistra e sulla quale l'attuale maggioranza Sardo-Leghista aveva annunciato"tabula rasa"in Campagna Elettorale, continua a creare disagi e malcontento nella popolazione. Situazioni che hanno spinto la Procura di Tempio Pausania a svolgere verifiche su eventuali ipotesi di reato relative alla sospensione del punto nascita dell'ospedale Paolo Dettori di Tempio, anche se ufficialmente non è stato aperto alcun fascicolo d'indagine. Ma la risposta dei Vertici dell'azienda sanitaria regionale(Ats) è in una circolare datata 27 settembre 2019, in cui si intimano i dirigenti sanitari, il personale medico e amministrativo a non esprimere alcuna opinione su possibili episodi scaturiti dalla progressiva perdita di funzioni e di servizi nei presidi ospedalieri sardi. Un divieto talmente stringente da impegnare il personale ad astenersi da qualsiasi commento anche sui propri profili social. Divieto anche di assumere giudizi o affermazioni denigratorie nei confronti dell'Ats e delle sue articolazioni organizzative o comunque lesive dell'onorabilità e della reputazione dei propri superiori gerarchici e dei colleghi in genere. Per chi vìola queste prescrizioni sono previsti provvedimenti disciplinari da adottare nelle opportune sedi.


 
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Buon Mercoledì

Post n°3726 pubblicato il 13 Novembre 2019 da dolcesettembre.1

Un amico racconta all'altro del suo viaggio in treno: "E' stato un vero disastro…. figurati, per tutto il percorso con il treno sono rimasto vicino al finestrino col vetro rotto, ho avuto sempre il vento in faccia, così mi sono preso un forte raffreddore!!!". "Ma insomma, perché non hai cambiato posto?" gli chiede l'amico, ma l'altro gli risponde: "E con chi, se non c'era nessuno nello scompartimento?


 
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LE ARMI DA FUOCO LEGALMENTE DETENUTE UCCIDONO PIù DI MAFIA E RAPINATORI

Post n°3725 pubblicato il 11 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

Le armi legalmente detenute,nel 2018 hanno ucciso più di mafia e rapinatori. E' quanto emerge dalla comparizione tra i dati sui delitti denunciati dalle forze di Polizia all'Autorità Giudiziaria, pubblicati venerdì dall'Istat, e il numero di omicidi con armi registrate elencati dall'Osservatorio permanente sulle armi leggere(Opal Brescia). Nella tabella Istat si legge infatti, che sia gli omicidi volontari commessi a scopo di furto e rapina(12 in totale), che quelli di tipo mafioso(19)messi insieme raggiungono 31 casi, 18 in meno dei 49 omicidi volontari con armi legalmente detenute. A questo numero, inoltre, potrebbero essere  aggiunti anche i casi di suicidio commessi con armi registrate e legittimamente detenute, aggiunge Giorgio Beretta, analista di Opal. I numeri presentati dall'Istat forniscono anche un'altra informazione che Beretta mette in evidenza:dal 2006, sia glio omicidi mafiosi che quelli per furto o rapina sono ai minimi storici, in costante calo da 12 anni a questa parte."La mafia si è trasformata e non ammazza più come prima, o almeno non con le stesse modalità. A fronte delle migliaia di rapine ogni anno, inoltre, solo in 12 casi il fatto si è concluso con un omicidio. Questo ci dice che durante una rapina non si muore quasi mai, quindi, un allargamento delle maglie sulla detenzione di armi come quello favorito dalla legge sulla legittima difesa non è giustificato". Pistole e fucili, inoltre, sono anche l'arma più utilizzata negli omicidi che si compiono all'interno delle mura domestiche e molte di queste armi sono detenute legalmente.


 
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LE ULTRAOTTANTENNI ITALIANE FANNO LA PASTA E DIVENTANO STAR INTERNAZIONALI SU YOUTUBE

Post n°3724 pubblicato il 08 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

«La pasta per fare i macarrones de Ungia». Nonna Peppa, farina di semola tra le mani e grembiule, guarda la telecamera e chiede: «E adesso che devo dire?». Il suo nome, suggerisce l'intervistatrice. «Giuseppa Porcu», 95 anni, sarda, di Ozieri, forse la più vecchia “Pasta Grannies”, nonne che fanno la pasta. «E adesso che l'ho lavorata siccome sono piccolina devo prendere lo sgabello». Nonna Peppa ha bisogno di qualche centimetro in più per impastare, lo fa da 80 anni. Ed ecco i macarrones sardi, piccoli gnochetti da condire con il sugo di pomodoro. Il video sul canale YouTube “Pasta Grannies” ha grande successo, Peppa diventa una star internazionale. Come le altre nonne italiane riprese - sempre farina e grembiule - mentre preparano tagliatelle, gnocchi, ravioli, pici, tortellini. In Toscana c'è un'altra Peppa, Giuseppina Spiganti, 92, famosa per i suoi pici. «Sono Domenica e faccio gli occhi di patate di Montese», in Emilia Romagna. «Ho detto bene?». Sì, nonna, bravissima. A Bari Porzia Petrone mostra come si fanno le orecchiette, «l'ho imparato da mia nonna quando avevo sette anni».

A raccogliere storie e ricette delle nonne italiane che arrivano da lontano e rischiano di andare perdute è Vicky Bennison, blogger e scrittrice che si divide tra l'Italia e Londra, ha una casa nelle Marche. «Il progetto ha preso il via nel 2014 quando ho cominciato a notare che l'abilità della pasta fatta a mano non veniva ormai più tramandata. Le nonne sono l'ultima generazione che ha dovuto fare la pasta ogni giorno per sfamare le famiglie». Negli ultimi quattro anni, Bennison ha filmato più di 200 nonne italiane mentre preparano ogni forma di pasta, il suo canale YouTube ora ha 437.000 iscritti. «Siamo molto popolari anche in Islanda». Adesso, dopo aver scoperto così tante ricette dalle Alpi alla Puglia, si definisce step-granny”, nonna acquisita. 


Nonne italiane famose nel mondo, ormai, di loro ha parlato anche il Financial Times.


Ed ecco, i segreti di Lucia, 93 anni, e della sua amica Betta (romagnole) per fare gli strozzapreti al sugo di pesce, «la minestra dei poveri, acqua e farina». O di Maria Argnani, 85 anni di Faenza, che prepara gli strichetti con prosciutto e piselli. Adela e Franca, di Cremona, impastano davanti alla telecamera la farina con le uova per i tortelli di zucca. Cesaria, 93 anni, foulard nero in testa e grambiule dello stesso colore, è la massima esperta di lorighittas, una pasta sarda sottile e intrecciata. E poi i tortelli maremmani di Mara, le lasagne di Franca, i cavatelli di Carmela a Lecce, le mezzelune di Emanuela, i tagghiarini di Graziella in Sicilia, la pasta alla chitarra di Maria, abruzzese che vive nel New Jersey.  E le tagliatelle di nonna Licia, influencer di 89 anni, «la vita è bella a ogni età». E anche le tagliatelle.




 
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Buona giornata

Post n°3723 pubblicato il 06 Novembre 2019 da dolcesettembre.1

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INGIUSTIZIA PER UNA MINORENNE VIOLENTATA DAL BRANCO

Post n°3722 pubblicato il 04 Novembre 2019 da dolcesettembre.1
 

A Barcellona, 5 uomini,(foto) accusati di aver violentato a turno una 14enne, sono stati condannati ad una pena minore perchè la ragazza era "incosciente". Il giudice ha infatti assolto il branco dal reato di stupro e l'ha condannato solo per "abuso sessuale", nonostante la Corte Suprema avesse recentemente ribaltato una simile decisione a seguito di proteste in tutto il Paese. La decisione ha scatenato le proteste dei Movimenti Femministi e delle Associazioni in difesa delle donne. La sindaca di Barcellona, Ada Colau su Twitter ha attaccato:"Altra indecente sentenza della Giustizia Patriarcale che non vuole capire che solo Sì è Sì. Non è abuso, è stupro". Per la legge spagnola, infatti, il reato di stupro sussiste solo in presenza di uso della forza o minaccia, mentre in questo caso, la giovane si trovava in "stato di incoscienza" indotto da alcol e droghe, e non ha dunque opposto resistenza ai suoi aguzzini. Tenuto conto anche delle proteste suscitate da una simile sentenza del 2016, è in corso una revisione della norma ma, nonostante questo il tribunale catalano ha  condannato cinque dei sei imputati iniziali al processo a condanne tra i 10 e i 12 anni i prigione contro i 15-20 previsti per la violenza sessuale. Il sesto è stato assolto per non aver commesso il fatto.

 
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Donna

Mentre urli alla tua donna

sappi che c'è un uomo

che dedidera parlarle all'orecchio.

Mentre la umili,

insulti,sminuisci,

sappi che c'è un uomo

che la corteggia

e le ricorda

che è una gran donna.

Mentre la violenti,

sappi che c'è un uomo

che desidera

fare l'amore con lei.

Mentre la fai piangere,

sappi che c'è un uomo

che le ruba sorrisi.

VIVA LE DONNE

MERAVIGLIE DELL'UNIVERSO!!   

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