Creato da dolcesettembre.1 il 19/10/2010
notizie choc, curiose,strane,assurde, incredibili, dall'Italia e dal mondo

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Alda Merini

E' necessario

che una donna

lasci un segno

della propria anima

ad un uomo...di sè,

perchè a fare l'amore

siamo brave tutte.

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Messaggi di Settembre 2020

SI FA ASPORTARE CHIRURGICAMENTE NASO E ORECCHIE PER ASSOMIGLIARE AD UN ALIENO

Post n°3859 pubblicato il 29 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Lo ha definito"black alien". Un 32enne francese, dopo più interventi chirurgici, è arrivato ad assomigliare ad un alieno(foto) e adesso, senza più naso e orecchie e con innesti nel cranio, fa davvero impressione. Alla fine Anthony Loffredo ha ralizzato il suo sogno:è diventato un alieno."Ora posso camminare a testa alta grazie a te, sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto insieme", scrive il giovane su Twitter, parlando del chirurgo plastico che a Barcellona  gli ha appena rimosso parte del naso. Completamente coperto di tatuaggi e piercing, bulbi oculari compresi, Loffredo si era già fatto rimuovere chirurgicamente le orecchie nel disperato bisogno di assomigliare ad un extraterrestre."Mi piace mettermi nei panni di un personaggio spaventoso". Aveva spiegato ad un quotidiano francese, per giustificare quei pericolosi e costosissimi interventi chirurgici, che lui ha definito"black alien project. Tra i più estremi, il taglio della lingua a serpente, l'innesto di elementi metallici nel cranio e il tatuaggio dei bulbi oculari, una pratica talmente pericolosa da comportare il rischio della perdita della vista.


 
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Post n°3858 pubblicato il 28 Settembre 2020 da dolcesettembre.1

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COSì I SELFIE IDENTIFICANO LA NOSTRA PERSONALITà

Post n°3857 pubblicato il 25 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Attenzione ai selfie che pubblicate in Rete. Un nuovo sistema di intelligenza artificiale messo a punto alla Open University di Mosca è infatti capace di utilizzarli per identificare con grande precisione i tratti salienti della vostra personalità. Inquietante? Può darsi. Ma vediamo come funziona…

Il software è stato messo sviluppato dai ricercatori dell'ateneo moscovita e dagli esperti di BestFitMe, azienda specializzata nella ricerca e selezione del personale.

Di che selfie sei? Il team ha invitato 12.000 volontari a compilare un questionario e ha utilizzato le risposte per costruire un database dei tratti caratteriali. Gli stessi volontari hanno inoltre fornito 31.000 selfie che sono stati collegati alle caratteristiche personali identificate.

I programmatori hanno quindi utilizzato questo set di dati per addestrare un sistema di AI e insegnargli ad associare i tratti della personalità alle immagini.

Il risultato è impressionante: un software che a partire dall'analisi dei selfie di una persona ne ricostruisce le caratteristiche psicologiche.

Secondo i ricercatori, già oggi questa tecnologia identifica le caratteristiche di una persona molto meglio di come potrebbe fare un essere umano che ha appena conosciuto il soggetto in questione.

Il software potrebbe essere utilizzato dai siti di incontri per "abbinare" persone tra loro compatibili, ma anche da aziende di marketing per proporre prodotti e servizi tagliati su misura per ciascun consumatore.

https://www.focus.it/images/2020/06/09/l-intelligenza-artificiale-che-analizza-la-personalita-grazie-ai-selfie_w630.jpg

http://www.shanti2007.com/scritte/sc-139.gif

 
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C'OM'è CAMBIATO IL MODO DI ESPRIMERSI CON IL COVID-19

Post n°3856 pubblicato il 23 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

La Crusca, l'accademia che vigila sulla nostra lingua lancia un allarme: La pandemia ha sdoganato senza ragione troppi anglicismi e discutibili neologismi. Meglio dire"Lockdown"o"blocco"o"serrata"? Perchè"sanificare", dall'inglese sanification, e non semplicemente"disinfettare"? "dropet"o"gocciolina di saliva"?"Tracciamento dei contatti"o"contact tracing"?"Covid free"o"Libero dal covid"? Il Coronavirus parla(e ci fa parlare) una lingua fatta sopratutto di anglicismi. Ma si utilizzano pure espressioni belliche, come"zona rossa", comparsa in Francia durante la prima guerra mondiale per segnalare i territori del Nord-Est del Paese devastati dal conflitto con i tedeschi. E poi ci sono i termini scientifici come"fattore R0", che prima venivano pronunciati solo alle cene fra matematici, mentre ora trovano spazio nei discorsi di tutti i giorni della gente. Il rischio, avverte però la Crusca, è di farsi prendere troppo la mano. Sotto la lente degli esperti dell'accademia sono finiti numerosi neologismi in voga nell'era del Covid-19, tra cui"smartabile", da smart working, termine con cui si indicano le attività lavorative, nel pubblico e nel privato, che è possibile svolgere da casa. Altro esempio:"covidiota", colui che non rispetta le regole di igiene e di sicurezza, attraverso cui si punta a fermare il virus. Alcuni di questi neologismi, più o meno pronunciabili, verranno spazzati via dal tempo, o dal prossimo virus. Contro altri invece, non c'è vaccino, ed è probabile perciò che si solidifichino. Ci sono formule, figlie della pandemia, destinate ad eternizzarsi."Sanificazione" ci fa pensare all'essere sani, ma al suo posto potremmo anche usare la parola"decontaminazione". Prima, la parola"distanziamento" poteva alludere ad una forma emotiva di distacco, mentre adesso fotografa quel metro e mezzo di lontananza che fa da argine al contagio. Le"autocertificazioni" sono diventate durante il lockdown sinonimo di "lasciapassare". Abbiamo imparato cos'è un"paziente zero", una"curva epidemiologica", un"dispositivo di protezione individuale". E se un anno fa, di questi tempi, dicevamo"E' arrivata l'estate", ora invece diciamo"Siamo in fase 2".

https://tonykospan21.files.wordpress.com/2012/07/buonmercoledi.jpg?w=1000

 
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GOMITO O NON GOMITO?

Post n°3855 pubblicato il 21 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Insomma, non ci si può neppure salutare con il gomito. Lo decreta nientepopodimeno che  L'Oms,( l'Organizzazione Mondiale della Sanità). Il motivo è semplice:ci si avvicina fino a toccarsi, quindi, non viene rispettato il distanziamento sociale. Meglio mettersi una mano sul cuore, dicono gli espertoni di Ginevra. Per salutare le persone care, dicono gli altri. Ma una domanda sorge spontanea: e le prsone"non care" come le saluti? Con la mano altrove? L'idea di salutarsi come cavalieri medievali ci viene da ridere. Vabbè, ci si scherza sopra, che altro dobbiamo fare? Se si vuole evitare l'effetto Medioevo, non resta che salutarsi tristemente senza alcun contatto fisico. E la faccenda è imbarazzante. Si esclude per principio la procedura giapponese dell'inchino, che presuppone un minimo di allenamento per scongiurare il doloroso cozzo dei crani. Anche il saluto militare o altri gesti di infausta memoria con l'arto teso sembra da cassare. Di fatto, si resta lì, in piedi, più o meno immobili, con le braccia penzoloni, indecisi se fare la mossa oppure no. Poi, nonostante tutte le cautele e le regole di buon comportamento anti-Covid, c'è sempre qualcuno che ti tende le mano, come ai vecchi tempi, e tu gliela stringi sollevato, felice di tornare per un istante alla normalità. E c'è quello o quella che non vedi da un sacco di tempo, e non resisti a ragalare un abbraccio, a sfiorarsi le guance con un bacio, ad affermare perentoriamente che con questi semplici atti si è ancora vivi e sani. E' sbagliato? Sì, è sbagliato, lo sappiamo. Desideri di ribellione alla Babele di vincoli e precetti, alle direttive che si contraddicono l'un l'altra, all'ansia prescrittiva che si insinua anche nelle più minuscole cose della nostra quotidianità. Dagli alunni a scuola che non possono neppure passarsi la gomma da cancellare, e al banale saluto col gomito che da un giorno all'altro diventa vietato. D'accordo, non andiamo in luoghi affollati, portiamo la mascherina, laviamoci e disinfettiamoci le mani, ma almeno il saluto col gomito lasciatecelo!





 
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ADESSO SUI SOCIAL TRIONFA LA BODY POSITIVITY

Post n°3854 pubblicato il 18 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Basta con le donne magre come stecchini. Finalmente vengono sdoganate le donne con le curve, che sono quelle vere. Curvy non significa grassa, ma si riferisce a tutte quelle donne che si sentono a loro agio con il proprio corpo. La strada è intrapresa a giudicare dai 18 milioni raggiunti dagli hashtag#bodypositive e #bodypositivity, che sono stati citati quest'estate su Instagram e riguardano l'accettazione di sè. Tutto, come molti fenomeni negli ultimi tempi, parte dai social, con una filosofia di fondo. Non siamo tutte taglia 40, toniche, con muscoli scolpiti e glutei di marmo. Non lo siamo a 20 anni tantomeno a 50. Una delle ultime a schierarsi dalla parte della "bellezza naturale"è stata la cantante Arisa, che ha postato un selfie in bikini."E' importante amare il proprio corpo e accettarlo in qualsiasi modo si presenti, non esiste un corpo giusto o un corpo sbagliato". Una decina di anni fa, anche le riviste di moda avevano dichiarato guerra alle anoressiche. Vogue Italia aveva dedicato una famosa copertina e un servizio fotografico dal titolo Belle Vere, in cui le modelle avevano posato in lingerie mostrando il loro corpo morbido e sexy. Oggi, Laura Brioschi, modella e imprenditrice, con il profilo lovecurvy da 500 mila follower, usa la formula "Le curve non sono un crimine"mostrando le sue rotondità. Non mancano le attrici. Vanessa Incontrada, da sempre non nasconde le sue curve, è diventato famoso il suo monologo in tv sull'imperfezione, come anche Kim Kardashian che non è proprio filiforme. Punta sull'ironia la modella Nyome Nicholas-Williams che ha prestato la sua immagine per marchi come Adidas e Dove. Perchè la bellezza femminile deve passare dall'unicità di ciascuna.

ARISA
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LAURA BRIOSCHI

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VANESSA INCONTRADA

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KIM KARDASHIAN

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NYOME NICHOLAS-WILLIAMS


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LE ORIGINI STORICHE DELLE DIVISE DELLE SQUADRE DI CALCIO DI SERIE A

Post n°3853 pubblicato il 16 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Le storie delle divise delle squadre di calcio celano spesso aneddoti curiosi e divertenti: c'è chi ha "copiato" dall'Inghilterra e chi ha imitato la Grecia olimpica, qualcuno addirittura si è ispirato ai Salesiani di Don Bosco. Ecco la storie delle maglie delle squadre della serie A, una per una.
< 1/14 > L'Inter e la matita Il 9 marzo 1908 un gruppo di soci del Milan decide di abbandonare il sodalizio e di fondare una nuova squadra, il Football Club Internazionale Milano: l’Inter. La scelta dei colori fu affidata a uno dei transfughi, Giorgio Muggiani, di mestiere illustratore e cartellonista. Questi, osservando una delle matite bicolori (metà rossa, metà blu) che erano sulla sua scrivania, decise che le maglie interiste sarebbero state... “contrarie” a quelle del Milan: così, al posto delle strisce rosse dei “cugini”, disegnò quelle azzurre. Che insieme a quelle nere, da allora, formano la divisa dell’Inter.



< 2/14 > La Juventus e la biancheria Vale anche per chi non è appassionato di calcio: dici Juventus e pensi subito alle strisce bianconere. Eppure la divisa originale (1897) era ben diversa. Le prime casacche erano rosa, perché per realizzarle fu impiegato il tessuto rimasto nel magazzino del padre di uno dei fondatori della squadra, che commerciava biancheria femminile. E forse per dare un tono più “maschile” al tutto, fu aggiunto un cravattino nero. Nel 1903, per rinnovare il look, si chiese aiuto a un socio inglese del club, residente a Nottingham: questi inviò una partita di maglie della locale squadra del Notts County e da allora le due squadre hanno divise uguali. Il rosa, invece, è rimasto come colore dominante per la maglia di riserva, ma solo in alcune stagioni. Nella stagione 2019/2020 il rosa compare anche nella prima maglia, in un inserto che separa il bianco e il nero disposti, quest'anno, in modo inconsueto.

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< 3/14 > Il Napoli e i Borbone Il club campano (fondato nel 1926) è frutto della fusione di due squadre: l’Internazionale (nata nel 1911), che giocava con maglie azzurre in onore dei Borbone e degli Angioini, e il Naples (attivo fin dal 1903), per il quale i fondatori avevano scelto strisce di colore celeste e azzurro, come il cielo e il mare che si potevano ammirare guardando il Golfo. Nonostante proprio il Naples, per ragioni d’età, sia da considerare la vera antenata del Napoli, per la scelta dei colori sociali ha prevalso l’azzurro dell’Internazionale che da allora, ininterrottamente (salvo qualche variazione sulla tonalità e sui motivi decorativi), caratterizza le divise del club partenopeo.

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< 4/14 > La Fiorentina e il fascino ungherese Oggi i suoi tifosi la chiamano affettuosamente “la viola”, per via del colore della maglia. Eppure agli esordi (1926) la Fiorentina aveva una maglia bianca e rossa (col giglio comunale sul petto) per mantenere vivo il ricordo del Club Sportivo Firenze (che aveva divise rosse) e della Palestra Ginnastica Libertas (maglia bianca) dalla cui fusione la squadra toscana era nata. Questo fino a quando, nel 1928, si giocò una partita contro l’Uijpest di Budapest: il presidente Luigi Ridolfi, folgorato dal viola delle divise avversarie, decise che, da quel momento, anche la Fiorentina avrebbe usato quel colore per distinguersi dalle altre squadre. Dal 1928 la maglia della Fiorentina è rimasta pressoché uguale, a parte qualche variante sui dettagli, come polsini, colletto ecc., che talvolta sono bianchi.

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< 5/14 > La Roma, l'oca e il bue La Roma nacque nel 1927 dalla fusione di tre squadre all’epoca già attive nella Capitale: Alba, Fortitudo e Roman Football Club. Proprio i colori di quest’ultima,tratti dallo stemma municipale, furono mantenuti per le divise della nuova squadra. Da allora la maglia restò pressochéinvariata (con l’eccezione di un modello usato negli anni Ottanta, che aveva stravaganti fasce giallo-arancione sulle spalle) e solo la “definizione” dei colori, dopo la caduta del fascismo, fu riveduta: il rosso porpora e ilgiallo oro, che evocavano i fasti di Roma imperiale, cedettero il passo ai più bonari “giallo becco d’oca” e “rosso sangue di bue”.

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< 6/14 > Sampdoria = Sampierdarenese + Andrea Doria Tra le squadre italiane nate da una fusione, la Sampdoria è quella che ha mantenuto più evidenti le tracce dei club “genitori”, Sampierdarenese e Andrea Doria. Nel nome, ma anche nella maglia, che dalla prima ha tratto il bianco e la fascia rossonera, mentre dalla seconda il blu e lo stemma di Genova con la croce di San Giorgio. L’originale divisa, da cui deriva il soprannome “blucerchiati” riservato a calciatori e tifosi del club, è stata eletta qualche anno fa “la più bella del mondo” in un sondaggio indetto dalla rivista Guerin Sportivo.


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< 7/14 > Il Milan, il fuoco e la paura “I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari”: così parlava la sera del 16 dicembre 1899 (il 13 secondo altre fonti), Herbert Kiplin, fondatore del Milan Cricket and Football Club, durante la presentazione della nascente squadra di calcio. La divisa prescelta, rimasta da allora inalterata o quasi, fu una camicia di seta a strisce con lo stemma di Milano sul petto. Quest’ultimo fu eliminato, negli Anni ’40, e poi reintrodotto: una prima volta nel 1999 per il centenario del club, poi per un paio di stagioni a partire dal 2014. Successivamente lo stemma comunale è tornato in soffitta per lasciare spazio a quello del club.


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< 8/14 > Il Genoa e l'Inghilterra È il 1893, un gruppo di inglesi trapiantati a Genova fonda la società sportiva Genoa Cricket and Athletic Club, che, qualche anno più tardi, inizia a praticare anche il football. All’inizio i giocatori usano le casacche bianche del team di cricket; poi, nel 1900, la prima “vera” maglia: a strisce bianche e azzurre, come quelle dello Sheffield Wednesday, tra i più importanti club dell’Inghilterra, culla del calcio. L’anno seguente, la scelta definitiva: dopo un referendum tra i soci, si adotta la maglia a quarti rosso granata e blu, forse per onorare i colori della bandiera britannica.

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< 9/14 > Il Torino e la brigata Savoia Nella prima partita della sua storia (dicembre 1906) il Torino sfoggiò la divisa a strisce nere e giallo oro del Football Club Torinese, la squadra con cui, qualche giorno prima, un gruppo di “separatisti” della Juventus aveva stretto un accordo per formare un nuovo club. I colori, che potevano ricordare gli Asburgo, nemici dei Savoia, furono abbandonati a favore del rosso granata che – secondo alcune fonti – fu scelto per ricordare la cravatta dei soldati di quella Brigata Savoia che, duecento anni prima (quando si chiamava ancora III Reggimento “Savoia Cavalleria”), aveva contribuito a liberare Torino dall'assedio franco-spagnolo. Secondo altre fonti il colore granata fu voluto da un dirigente di origine svizzera, per imitare la squadra elvetica del Servette.

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< 10/14 > La Lazio e la Grecia olimpica Prima ancora di dedicarsi anche al gioco del pallone, la Lazio era una “Società Podistica” (fondata nel 1900) i cui colori sociali, bianco e celeste, vennero scelti in omaggio alla bandiera della Grecia, Paese che appena 4 anni prima aveva ospitato la prima edizione delle Olimpiadi moderne. Nel 1901 nacque la squadra di calcio, che all’inizio adottò una semplice maglia bianca. La prima vera divisa arrivò l’anno dopo: una camicia di flanella a scacchi bianchi e celesti, cucita dai familiari degli stessi calciatori. Nel 1910 fu sostituita dalla tradizionale maglia celeste. A partire dagli anni Ottanta, e soltanto in alcune occasioni, la Lazio ha adottato la "maglia bandiera", caratterizzata dal logo di un'aquila (simbolo della società).


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< 11/14 > Atalanta, niente bianco Non tutti sanno che il nome completo della squadra che oggi rappresenta la città di Bergamo è Atalanta Bergamasca, questo perché il team nacque nel 1920 dall’unione di due club: l’Atalanta (che usava una maglia a strisce bianche e nere) e la Bergamasca (divisa a strisce biancazzurre). Gli effetti della fusione non si limitarono al nome adottato dalla nuova squadra, ma si estesero in qualche modo anche ai colori sociali: dalle divise delle squadre “genitrici”, infatti, fu eliminato il bianco e si conservarono il nero (dell'una) e l'azzurro (dell'altra) per dare vita alla tradizionale divisa a strisce nere e azzurre che da allora contraddistingue l'Atalanta.

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< 12/14 > Il Bologna e il collegio svizzero Nei primi anni del ’900 un gruppo di giovani appassionati bolognesi si riuniva nella locale Piazza d’Armi per praticare il gioco del calcio, disciplina che contava già un discreto numero di seguaci. Uno di loro, tale Arrigo Gradi, si presentava agli allenamenti indossando la bella casacca rossa e blu della squadra di calcio dell’Istituto che qualche anno prima aveva frequentato in Svizzera, il collegio Wiget di Rorschach. La maglia piacque al punto che, quando nel 1909 Gradi e compagni fondarono il Bologna Football Club, per la divisa adottarono gli stessi colori.


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< 13/14 > La SPAL e Don Bosco La squadra di calcio di Ferrara, il cui acronimo sta per Società Polisportiva Ars et Labor ha adottato fin dal principio i colori che la rappresentano ancora oggi, il bianco e l'azzurro. Questo si deve alla circostanza che la fondazione della squadra, nel 1907, avvenne per iniziativa di un sacerdote salesiano, Pietro Acerbis, che nella scelta dei colori sociali si ispirò a quelli dello stemma della congregazione fondata da Don Bosco. Inizialmente la divisa era completamente azzurra con le maniche bianche, successivamente sono comparse le attuali strisce, la cui larghezza è un po' variabile a seconda delle stagioni. Solo per una breve parentesi negli anni Quaranta, i calciatori della SPAL hanno indossato divise bianconere.


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< 14/14 > Tutte le altre: i colori municipali e... A determinare i “colori sociali” di un club non sono sempre il caso, l'origine geografica dei fondatori o il desiderio di distinguersi dai rivali. Molti dei club di Serie A, per i colori della divisa, fanno riferimento alle insegne municipali: è il caso del rossoblu del Cagliari, del bianconero dell'Udinese (al centro, in basso) e del gialloblu dell'Hellas Verona (in alto, seconda da sinistra) il bianco-azzurro del Brescia (in alto, terzo da sinistra). Le insegne comunali hanno ispirato anche il Parma (in basso a sinistra) che adotta una divisa bianca con una croce nera, simbolo presente anch'esso nello stemma cittadino (riservando i colori gialloblu dello stemma per la divisa di riserva). Per il Lecce (in alto a destra) il giallo e il rosso sono quelli dello stemma provinciale.Nessuna notizia, infine, sul Sassuolo: sull'origine dei suoi colori (nero e verde) nemmeno i dirigenti sono in grado di fare luce.


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SCUOLE O SANATORI?

Post n°3852 pubblicato il 11 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Il ritorno a scuola fra pochi giorni per la maggioranza delle Regioni si prospetta come un incubo per tutti gli italiani,o quasi. Tanto per cominciare, non si sa se le aule ci saranno, e dove, e come verranno organizzate, se con i famosi banchi a rotelle, i banchi singoli o i vecchi banchi a due posti segati a metà, seguendo l'idea creativa di qualche Preside-Falegname. Per ora sembra certo che gli alunni debbano entrare a scuola muniti di mascherina, solo quella usa e getta, certificate come dispositivi medici, perchè le misure di prevenzione anti-Covid disposte dal Ministero non ammettono le mascherine in tessuto, considerate meno sicure. Percorsi obbligati per entrare e per uscire dal plesso scolastico. Mascherina ora sì, ora no, ma sempre a portata di mano. Misurazione quotidiana della temperatura,a casa, ogni mattina, e se l'alunno/a ha 37,5 di febbre, niente scuola. Lavaggio delle mani più volte al giorno.Uso dei distributori di gel, distanziamento dai compagni anche durante la ricreazione. E poi le classi sfalsate, il lunedì in aula e il martedì a casa, la famigerata didattica a distanza che incombe. Il compagno positivo che potrebbe mandare in quarantena tutto il gruppo o addirittura la scuola intera se viene certificata come un focolaio. Ma è questa la vita che spetta ai nostri figli? Il Pedagogista Daniele Novara, sostiene"La scuola è stata commissariata dalla Sanità con un senso di angoscia che genere un eccesso di protocolli e procedure. Anche l'obbligo di far indossare alle educatrici degli asili-nido, tute, mascherine, visiere e guanti: un trauma per i piccoli. Impossibile fare scuola se non puoi fare nulla, ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire scuole, non sanatori".



 
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SCOPERTO IL RESPONSABILE DELL'ODORE SGRADEVOLE DELLE ASCELLE

Post n°3851 pubblicato il 10 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Il responsabile dell'odore sgradevole delle ascelle è un enzima chiamato"Bo". Lo hanno scoperto i ricercatori dell'università di York. La loro ricerca accurata è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista Scientific Report. L'acronimo dell'enzima Bo sta per "Body Odour". Indica l'odore sgradevole  che le ghiandole sudoripare delle ascelle sono in grado di produrre ed emanare. L'enzima Bo sopravvive a lungo sotto le ascelle. Ha la capacità di trasformare una molecola senza un odore particolare, in un composto dall'odore sgradevole. Già in passato, i ricercatori avevano individuato un gruppo di batteri facenti parte del microbiota naturale della nostra pelle. Questi batteri sono in grado di produrre dei composti organici chiamati Tioalcoli. Quest'ultimi sono costituiti prevalentemente da zolfo e sono i resonsabili della famigerata puzza. Una volta che viene rilasciato attraverso il sudore, questo composto è capace di mutare in un sottoprodotto di tipo tioacolico. E' proprio quest'ultimo che scatena l'odore pungente e acido sulle ascelle.


 
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Buon Martedi

Post n°3850 pubblicato il 08 Settembre 2020 da dolcesettembre.1

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MA LA TRANS CHE CENTRA?

Post n°3849 pubblicato il 03 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Sull'onda delle proteste «black lives matter», negli ultimi due mesi abbiamo assistito agli sfregi di Baltimora, Chicago, Boston, Richmond e altre città degli Usa. Con una semplificazione insensata, lo sdegno per l'ingiusta morte di George Floyd a Minneapolis è stato trasformato nella damnatio memoriae di Colombo, considerato non colui che scoprendo l'America ha modificato il corso della storia dando inizio all'era moderna, ma solo un colonizzatore e uno sterminatore di nativi americani. Quindi il grande marinaio oggi viene considerato da una frangia di cittadini statunitensi indegno di troneggiare in parchi o piazze del loro Paese e a Los Angeles, Seattle, San Francisco, Denver e Washington hanno addirittura abolito il Columbus Day.

 

La grottesca escalation ha ora spinto alcune amministrazioni locali a sostituire i monumenti del grande italiano, com'è accaduto a Elizabeth, nel New Jersey. Con una petizione sul web firmata da 166mila persone, infatti, verrà eretta per la prima volta negli Stati Uniti una statua in onore della transgender Marsha P. Johnson,(foto) che sorgerà vicino al municipio al posto di quella di Cristoforo Colombo, il quale secondo i firmatari «non è una figura da celebrare». L'annuncio è stato dato la scorsa settimana, poco dopo quello del governatore di New York Andrew Cuomo che il 24 agosto, in quello che sarebbe stato il 75esimo compleanno di Johnson, le ha dedicato un parco a Brooklyn: «Sono fiero di fare questo annuncio. New York è in debito con lei».

 

«Dovremmo commemorare Marsha P. Johnson per le cose incredibili che ha fatto nella sua vita e per l'ispirazione che è stata ed è per i membri della comunità Lgbtq in tutto il mondo, in particolare le donne trans nere», si legge nella petizione online. E così le viene dedicata una statua mentre i monumenti di figure storiche venivano deturpati, abbattuti o rimossi durante o in seguito alle proteste. «Questo è un momento davvero eccezionale per esaminare perché l'America celebra un passato pieno di colonizzatori, assassini e persone che hanno oppresso altre persone per decenni», ha spiegato in un'intervista alla Nbc Steven G. Fullwood, storico e co-fondatore del Nomadic Archivists Project. «E poi abbiamo qualcuno come Marsha; abbiamo l'opportunità di resettare e ripensare quello che pensiamo della libertà in questo paese».

 

Ognuno è libero di celebrare le icone che preferisce, ma demolire e rinnegare la storia è tutt'altra faccenda. Con la sostituzione della statua di Colombo a Elizabeth, come l'abbattimento di altri monumenti dedicati al grande navigatore o ad altri personaggi storici, stiamo assistendo a una manipolazione del passato, in cui gli eventi vengono semplificati, banalizzati e poi trasformati in una narrazione bislacca, in cui devono regnare i buoni mentre i presunti cattivi vanno cancellati dalla memoria. E così, seppure inizialmente spinta da desiderio di giustizia, questa massa di fanatici e finti buonisti si è lanciata nella profanazione di stature e cimiteri e ha trovato, purtroppo anche a casa nostra, solidarietà e sostegno per delle azioni che sono soltanto da condannare.

 

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Donna

Mentre urli alla tua donna

sappi che c'è un uomo

che dedidera parlarle all'orecchio.

Mentre la umili,

insulti,sminuisci,

sappi che c'è un uomo

che la corteggia

e le ricorda

che è una gran donna.

Mentre la violenti,

sappi che c'è un uomo

che desidera

fare l'amore con lei.

Mentre la fai piangere,

sappi che c'è un uomo

che le ruba sorrisi.

VIVA LE DONNE

MERAVIGLIE DELL'UNIVERSO!!   

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