eraunanottebuiae...

Questa mattina a Jenin


Anche questa mattina uno scoppio mi ha svegliata. Sono sopraffatta da quel rumore che cancella tutti gli altri suoni. Improvvisamente sento delle grida,ma non capisco se queste siano all'interno casa mia, cosí corro dal piccolo Ahbu. Sono felice di vedere che sta tranquillamente dormendo nel suo letto. Lo accolgo tra le mi braccia e lui si sveglia. Mi guarda e improvvisamente mi rendo conto del bene che gli voglio.Ha grandi occhi neri, come quelli di Mansur, e piccoli ricci gli incorniciano il visetto tondo color caffè. Oltre agli occhi ha ereditato dal padre la capacità di esprimere ciò che pensa attraverso l'arte. Ha solo tre anni, ma ho già il mio cassetto pieno di sfera occhi e disegni che raffigurano, in gran parte, mio marito ed io che corriamo in un prato fiorito. Credo che il piccolo Ahbu voglia tornare in America. Gli ho già spiegato che tra qualche mese torneremo a Filadelfia. Due mesi fa ho, infatti,ottenuto il permesso per tornare momentaneamente in Palestina, visto che Huda, che era la migliore amica di mia madre, aspettava un altro bambino. Sono stata costretta ad andare in America dopo aver parlato, sul mio blog, delle atrocità di cui sono stati capaci gli israeliani, che mi hanno portato via per sempre Amal, mia madre. Dopo circa cinque mesi sono stata raggiunta a Filadelfia da Mansur,il figlio di Huda. Credo che il viaggio gli abbia fatto bene: ha ricominciato a parlare.In poco tempo ha imparato l'inglese e, a poco a poco, ci siamo conosciuti meglio, fino al giorno in cui mi ha chiesto di sposarlo.Cosí, dopo alcuni mesi, è nato Ahbu. ERo felice in America, ma il desiderio di tornare in Palestina, la mia terra d'origione, ardeva dentro me.Così, dopo circa quattro anni, sono di nuovo qui.Osservo il paesaggio dalla finestra: il sole splende alto, nel cielo azzurro. Abbasso lo sguardo e vedo solo macerie, appartenute, qualche secolo prima, ad una fiorente città. Intorno a Jenin i soldati mostrano, fieri, le loro armi da utilizzare contro la prima persona che, sfortunatamente si trova a passare di lì. Lungo le strade vedo sangue e corpi in decomposizione. Altre vittime sono ammassate su furgoni israeliani. Gli occhi di un bambino, morto, mi osservano. Come può il genere umano essere così feroce?Sono assorta nei miei pensieri quando, improvvisamente, sento il telefono squillare. E' Osama, Huda sta per partorire. Ho vestito Ahbu, ho svegliato Mansur e mi sono preparata. Improvvisamente non sento più nessuno scoppio, approfittiamo della tregua per uscire. Corriamo verso casa di Huda. Tocco i muri di un vicolo e, per un attimo, mi trasformo in Amal che corre verso casa della sua migliore amica. Allora una lacrima mi riga il volto, ma fortunatamente Mansur non se ne accorge. Siamo arrivati, finalmente. Huda è sul letto, Osama piange dalla gioia. Hanno chiamato la neonata Yasmin. Il gioioso momento viene improvvisamente interrotto da un bombardamento. Ci nascondiamo nel seminterrato. Dobbiamo tornare a Filadelfia. Domani prenoterò il volo.