claudio negro

La Costituzione o un Governo IKEA?


 Il “Contratto di Governo” richiederà una disanima puntuale, anche per evitare banalità e pregiudizi. Ma qualche aspetto importante dal punto di vista politico e della visione istituzionale, attinente quindi alla ragione al modo di essere dello Stato, mi sembra significativo fin d’ora. Potrebbe sembrare buffo o insolito tradurre un normalissimo accordo di governo in un “contratto”. Non per l’implicito significato vincolante dell’accordo (in Germania da sempre i governi di coalizione si basano su un programma condiviso e vincolante) ma per le modalità attraverso le quali si realizza: un contratto tra soggetti privati depositato presso un notaio, che contempla addirittura una sede di conciliazione delle controversie. E’ ovvio pensare che questo approccio derivi dalla cultura istituzionale dei 5 Stelle, ossia da quella della Casaleggio Associati, incapace di pensare altra forma relazionale che quella del diritto societario, come peraltro ben si comprende se si considerano i vincoli che legano alla Casaleggio gli eletti del Movimento, che alla fine alla Casaleggio rispondono sotto pena di sanzioni pecuniarie e le prerogative della Casaleggio stessa in materia di contrasti politici all’interno del Movimento. Che il Governo della Repubblica sia ridotto ad un contratto tra privati, esigibile secondo le regole del diritto privato, esautora nella sostanza il Parlamento, e fa luce sulla cultura politica di chi lo sottoscrive, incapace di distinguere tra processi politici e attività privata, e portato a sovrapporre la seconda ai primi, considerati corrotti o almeno obsoleti. Occhio: è un approccio al governo della cosa pubblica che, maturato sulle tovaglie di carta della pizzeria o davanti alla birretta del bar, ritiene necessario portare i processi decisionali sempre più fuori dalle istituzioni elettive e sempre più dentro le istituzioni di natura giuridica. Non lo pensano i difensori della Costituzione più bella del mondo, paladini del rigoroso contrappeso tra poteri e istituzioni? I cittadini elettori devono poter eleggere chi li governa, strillavano gli autori del Contratto prima delle elezioni (e dopo aver affossato col voto referendario la possibilità di una legge elettorale che effettivamente lo consentisse). Solo che adesso chi ci governerà è un mistero custodito gelosamente tra due persone. Alla faccia del basta agli accordi stretti in stanze oscure, della trasparenza, dello streaming! “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile” recita l’art. 95 della bellissima Costituzione. In sostanza: l’elettorato non sceglie affatto chi ci governerà; lo scelgono Salvini e Di Maio. E governerà attuando il Contratto. Se cicca, è sempre pronto il Comitato di Conciliazione, o alla peggio arriva Casaleggio. Si tratta, penso, di “Costituzione Materiale”, come si diceva negli anni passati quando la si voleva eludere senza metterla in discussione. Oppure, mettiamola così: è un Governo Fai Da te. Speriamo ci sia il Follow Me dell'IKEA.