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Crisi di governo: magari la Troika non sarebbe così male...

Post n°107 pubblicato il 17 Agosto 2019 da claudionegro50
 

 

E' evidente che la crisi di governo determinata dal dilettantismo dei M5S e dal delirio di onnipotenza di Salvini non può risolversi che in due modi: o si torna a votare o si trova un'altra maggioranza nell'attuale Parlamento, che per ragioni aritmetiche non può che coinvolgere PD e M5S. Come dire che al Paese è rimasta la scelta dell'albero cui essere impiccato...

Tuttavia, quanto meno per istinto di conservazione, vale la pena di esaminare cosa implica nel merito ciascuna delle due ipotesi.


Se si vota subito gli effetti principali verosimilmente saranno che Salvini avrà un sacco di seggi, il centro destra la maggioranza assoluta, e sarà governato da Salvini. Il gruppo parlamentare PD verrà derenzianizzato

Salvini avrà i numeri per fare la Flat Tax e una finanziaria in deficit, e andare allo scontro con la Commissione UE, aprendosi gli spazi di manovra per operare le scelte che riterrà opportune: uscire dall'Euro, forse anche dall'Unione, cambiare le alleanze internazionali dell'Italia, eleggere Lorenzo Fontana Presidente della Repubblica, ecc.

Le prospettive non meritano commenti, e comunque sono solo (verosimili) previsioni. Quello che è certo è la finanziaria in deficit, le cui conseguenze sono già scritte: o aumenta l'IVA, senza che peraltro ci sia un reale calo della tassazione diretta (la flat tax è una bufala), e allora è recessione; oppure l'UE interviene per eccesso di deficit e allora ci becchiamo la troika.


L'alternativa è un governo sostenuto da una maggioranza diversa, e in questo caso è inevitabile che ne facciano parte PD e M5S. Ma in questo caso deve essere chiaro che l'obiettivo primario (magari l'unico...) deve essere fare nei tempi previsti un DEF compatibile con i parametri europei quanto meno per quanto riguarda il deficit. Il che significa in primo luogo reperire le risorse per evitare l'aumento dell'IVA, magari spalmandole su più di un esercizio con il consenso della Commissione UE, che potrebbe essere più ben disposta verso un governo europeista che verso la truculenta rissosità di Salvini. In secondo luogo mettere fine alla sbornia assistenzial-statalista di un anno di governo giallo-verde, sia per dare al mondo il segnale concreto di un'inversione di tendenza, e anche per risparmiare per il 2020 e i successivi esercizi risorse che altrimenti andrebbero a finanziare Reddito di Cittadinanza, quota 100 e amenità simili.

Ora, la domanda inevitabile è: ma è possibile fare cose del genere insieme ai 5S? E' possibile fargli fare marcia indietro rispetto alla stallo in cui si sono cacciati per l'ILVA? Fargli rinunciare alla nazionalizzazione di Alitalia? Fargli rimuovere i NO alle grandi opere? Fargli accettare la sostanziale neutralizzazione (magari tramite una totale riscrittura, per consentire di salvare la faccia) del Reddito di Cittadinanza e del Decreto Dignità, nonché il rinnovo totale della governance di ANPAL? Perchè se tutto ciò non è possibile, o se deve essere negoziato in cambio di altre spese "sociali", l'obiettivo di un DEF di risanamento viene meno, e con lui la ragione di esistenza di un governo sostenuto da PD e M5S. O magari la ragione di scambio può essere l'assenso ad una misura tutta d'immagine, senza conseguenze sull'economia e sul lavoro, come il "taglio dei parlamentari"? Un'inutile demagogia, cui si potrebbe anche consentire, se fosse il prezzo da pagare per un DEF fatto bene; ma siamo sicuri che i parlamentari-guerriglieri dei 5S sarebbero disposti a votare una legge che, ben che vada, alle prossime elezioni lascerà fuori dalle Camere il 30% di loro?


Noto però che nel dibattito di questi giorni solo di questo si parla: scegliere un iter che permetta a questa maggioranza ( o a un'altra, promette il PD) di portare a casa la Legge Costituzionale per la riduzione del numero dei Parlamentari. A parte il fatto che non capisco perchè il PD dovrebbe dare una mano sul terreno della riforma costituzionale a chi ha affossato la ben più significativa riforma di Renzi, capirei lo scambio DEF contro taglio dei Parlamentari. Ma sono preoccupato del fatto che questa stia diventando la condizione decisiva per fare o non fare un nuovo governo: dire che i problemi dell'economia sono lasciati sullo sfondo è un eufemismo. Persino nel PD..!

E' perchè la politique politicienne affascina di più gli attori politici (antica tradizione italica)? O perchè nel PD non è ben chiaro il discrimine politico rispetto alla "ideologia" dei 5S in materia di politica economica? Nelle viscere del PD vive in ottima salute un approccio alla politica economica piuttosto affine a quello dei 5S: spesa pubblica, più stato, vincoli al mercato, assistenza pubblica, ossequio ai desiderata della CGIL in materia di lavoro, delega alla magistratura in funzione moralizzatrice. Approccio che è esplicito in quella nanogalassia che vegeta a sinistra del PD, e il cui ritorno a casa dovrebbe essere uno degli effetti collaterali dell'operazione PD-M5S.

Magari esagero, ma se non sono chiari i presupposti su cui si fonda un governo col M5S rischiamo l'ennesima marginalizzazione del riformismo all'interno di una sinistra italiana felicemente riunificata nell'abbraccio con la forza più anti impresa, più anti modernità, più anti scienza, più filo decrescita, più giustizialista del panorama politico. L'argomentazione che in fondo con i 5S ci sono radici culturali comuni dice molto dei problemi della sinistra...


Direte: e allora che facciamo?

C'è una terza soluzione, nella quale non oso sperare: che Mattarella ricordi le esperienze di Ciampi, Dini, Monti, e scelga autonomamente un premier indipendente che guidi un governo di ministri competenti e indipendenti. Però mi sembra difficile che un simile Governo possa avere la fiducia delle Camere ( a meno che qualcuno attendibile e prestigioso sia capace di terrorizzare i 5S garantendo che o è così o si va a votare...).


Ma forse, pensandoci bene, la Troika non sarebbe così male..!

 

 

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