Il Club dei Lettori

Il formaggio e i vermi


 
VALUTAZIONE MEDIA ATTUALE: 10RECENSIONI PERVENUTE:1) Gian Maria Turi - VOTO: 10 - S_L_A: Molto soddisfatto - Recensione:Il recupero dei dispersi è stato sempre il compito della letteratura, non della storia. La storia narrava le gesta di re e notabili, di eserciti e guerre, di alcuni letterati e poeti fortunati. Degli altri, e raramente, non rimanevano che i nomi. La maggior parte dell'umanità da sempre è stata solo massa silenziosa, che poteva prendere corpo e voce grazie all'ingegno di un poeta o di un romanziere. La letteratura poteva raccontare dei pezzenti, la storia era appannaggio dei governanti. Questo almeno fino all'esordio dei subaltern studies.Ai subaltern studies però, più spesso sono mancati i documenti, tanto che le ricerche sono state costrette a uscire dagli archivi e a diffondersi su campi non tradizionalmente storici: sull'antropologia, sulla mitologia, sulla religione, sulla statistica, esulando a volte dai migliori criteri di razionalità d'indagine oppure diventando asciutti resoconti di carestie, costumi e migrazioni.Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg è invece il perfetto connubio tra subaltern studies e narrativa. Non è un libro di genere. Si basa su ricerche d'archivio e documenti storici eccezionali, attraverso i quali l'autore è riuscito a ricostruire la vita e il pensiero di un mugnaio del '500, Domenico detto Menocchio. Una ricostruzione tanto precisa e puntuale da spingerlo fino a un fantasioso (ma neanche troppo) virtuosismo: la ricostruzione della biblioteca di Menocchio, la biblioteca di un mugnaio dell'epoca dei primi libri stampati e delle eresie luterane.La narrazione della vita e delle idee di Menocchio, coinvolto in processi di stregoneria, come spesso accadeva allora a chi non fosse ben allineato, si dipana con incedere romanzesco e avvince, nonostante la tecnicità del metodo, come un racconto di fantasia. Di più anzi, perchè dietro al racconto stavolta c'è una storia vera e se alla fine l'eroe è condannato a morte, come in un torvo romanzo storico, l'immagine dei carnefici assume tratti di umanità e d'intelligenza sconosciuti alla letteratura d'invenzione, più pronta a emettere sentenze e a discriminare i buoni dai cattivi.