Creato da abele.2005 il 05/04/2008

Il mio blog

Il blog hà lo scopo di far conoscere il dramma della violenza

IL MIO ANGELO

 

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BUON WEEK END A TUTTI

Post n°1097 pubblicato il 23 Luglio 2011 da abele.2005

BUON GIORNOOOOOO

 
 
 

UCCIDE LA MADRE PER UNA PZZA NON DI SUO GUSTO

Post n°1096 pubblicato il 23 Luglio 2011 da abele.2005

MILANO, UCCIDE LA MADRE
PER UNA PIZZA SBAGLIATA

 

MILANO - Una tragedia annunciata e per una pizza al gusto che a lui non piaceva: ai carciofi. È così che Salvatore Madau, 40 anni, con una storia personale di maltrattamenti reiterati nei confronti della madre, Annunziata Romeo di 66 anni, appena nove giorni dopo essere stato scarcerato l'ha ammazzata di botte a Legnano (Milano). E poi ha confessato tutto. Mercoledì scorso, intorno alle 17.30, l'uomo era arrivato a casa della madre nonostante il giudice gli avesse intimato di starle lontano, in una palazzina popolare al 7 di piazza Achilli a Legnano, e aveva cominciato a bere. Una, due, e poi una terza bottiglia di vino. Tra l'altro era ben conosciuto in zona per il suo vizio di bere. Sono le 18. In abitazione arriva la pizza che la donna ha ordinato: è ai carciofi. Il figlio, fuori di sè per l'alcol, inizia a inveire contro l'anziana madre, e sono botte, calci e pugni dappertutto. Dopo di che l'uomo, in preda ai fumi dell'alcol, si abbandona sul letto e lo stesso fa la madre, che, secondo le prime ricostruzioni, sta già molto male. Passa la nottata. E poi anche la mattinata. Solo alle 17.15 del giorno dopo arriva la telefonata del figlio al '118' di zona. Madau spiega che la madre chiamata più volte non si sveglia. Al volo i volontari del soccorso sanitario si precipitano sul posto. Ma con loro arriva anche la polizia del commissariato locale. Il dirigente del commissariato, Antonio D'Urso, si trova di nuovo davanti Madau. Lo conosce benissimo. L'ha arrestato anche nove giorni prima e nel 2004 aveva convinto sua madre a denunciare un episodio di percosse, l'ennesimo. L'uomo tenta di negare ma viene portato negli uffici della polizia. Confesserà alle 20. Alle 22 scatta il fermo per omicidio volontario, siglato dal gip Laura Pedio. Per il medico legale la donna è morta in nottata o al più tardi nella mattinata di ieri. A ucciderla le percosse ma non si esclude che l'uomo possa averla anche, dopo le botte, soffocata con un cuscino. Saràl'autopsia a stabilire di più. Madau afferma, nella sua confessione, di averla solo percossa per lo stato di ubriachezza in cui si trovava. I vicini di casa raccontano di una madre che amava profondamente il figlio, il quale non ne voleva sapere di cambiare, ed era sempre più violento. «Tante volte abbiamo ripetuto alla signora - dice D'Urso - di chiamarci immediatamente se il figlio si fosse ripresentato a casa. E la Volante faceva frequenti passaggi sotto questa abitazione. Probabilmente questa madre ha voluto continuare a sopportare e accogliere il figlio. Fino a perdere la propria vita».

 
 
 

FINE PENA MAI!

Post n°1095 pubblicato il 22 Luglio 2011 da abele.2005

FINE PENA MAI
Autore: FEREOLI PAOLA; PELOSI ANNALISA
Titolo: FINE PENA MAI
LE FAMIGLIE DELLE VITTIME DI OMICIDIO IN ITALIA


Genere: Libri
Editore: Franco Angeli
Disponibilità: Immediata

Prezzo: € 23,00

Pubblicazione: 05/2011
Numero di pagine: 200
Lingua: Italiano
ISBN-13: 9788856838923
ISBN: 8856838923

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Argomento: Libri » Scienze umane e sociali » Psicologia » Criminologia

Descrizione

Il nostro Paese risulta essere uno tra gli ultimi Stati europei a non aver adeguato il sistema legislativo per la tutela delle vittime di reati gravi, come richiesto dalle politiche comunitarie ed internazionali. A partire dagli anni Settanta il Consiglio d'Europa promulga precise disposizioni in materia per gli Stati membri, ponendo in risalto la condizione della vittima e dei suoi familiari, la necessità di maggior tutela degli stessi con lo scopo di garantire loro un'assistenza materiale, giuridica, medico-psicologica. L'attuale panorama legislativo italiano risulta essere un insieme non organico di leggi e proposte di legge che non ha concretizzato misure efficaci a tutela delle vittime senza disparità categoriali. Esistono infatti Fondi di solidarietà solo per alcune tipologie di reato, ma non per omicidi intrafamiliari o per relazioni sentimentali, violenza sessuale, follia, omicidi seriali, futili motivi etc.. Le statistiche fornite dal Ministero dell'Interno, tuttavia, parlano chiaro: nel periodo 1999-2006 si riscontra un incremento allarmante negli omicidi intrafamiliari o per relazioni sentimentali e un decremento delle altre tipologie di delitti. Sarebbe auspicabile che l'Italia, tra i Paesi del primo mondo, provvedesse ad adeguare la legislazione alle disposizioni comunitarie e a strutturarsi per accogliere le richieste dei nostri sette e di tutte le persone che, come loro, stanno cercando aiuto per trovare faticosamente un nuovo punto di equilibrio.

 
 
 

BUONGIORNOOOOOOOOO

Post n°1094 pubblicato il 22 Luglio 2011 da abele.2005

 

BUON GIORNO A TUTTI GLI AMICI DI LIBERO

 
 
 

VEDI NAPOLI E POI........MUORI SI DALLA PUZZA !

Post n°1093 pubblicato il 20 Luglio 2011 da abele.2005

Clicca

 
 
 

Ridanno la figlia alla madre e lei la uccide.

Post n°1092 pubblicato il 20 Luglio 2011 da abele.2005

E RIDANNO LA FIGLIA -FOTO.
LEI LA UCCIDE SUBITO DOPO
                  
Jasmin, bimba uccisa da madre psicopatica Sonia Bellfield (Daily Mail)

LONDRA - Alle sue spalle aveva una storia di malattia mentale e sembrava che il peggio fosse passato. Ma non è stato così. Una madre ha ucciso la figlia di due anni poche ore dopo che gli infermieri psichiatrici avevano deciso che ridarle la bambina fosse la decisione giusta. I medici avevano portato due volte la piccola Jasmin a Sonia Bellfield ed erano stati con loro due giorni prima della tragedia a Dewsbury (West Yorkshire). Anche se allarmati per il suo stato mentale, avevano deciso di non trattare il caso come emergenza. Ma dopo la seconda visita gli infermieri hanno cambiato idea e hanno richiesto un intervento immediato. La squadra di assistenti sociali, psichiatri e polizia che ha bussato alla porta della donna ha trovato la piccola morta, soffocata dalla madre che poco dopo aveva tentato di uccidersi con un coltello da cucina. La 31enne soffriva di schizofrenia paranoide, attribuita alla cannabis che aveva iniziato ad usare dall'infanzia. La donna ha detto di aver ucciso la figlia perché "la gente era dietro di lei e voleva portarle via la bambina". Il caso ha aperto un dibattito e scatenato polemiche sulle cure psichiatriche.

 
 
 

Mia figlia Monica Da Boit

Post n°1091 pubblicato il 20 Luglio 2011 da abele.2005
Foto di abele.2005

 

Indulto per l'omicida di Monica Da Boit

  ROVERBELLA.Indulto anche per Giampaolo Regazzini. La legge lo prevede e così anche un omicida, l'operaio che la notte del 14 ottobre 2005 uccise, colpendola con calci e pugni la compagna trentunenne Monica Da Boit, ha ottenuto uno sconto di pena. Immediata e comprensibile la reazione indignata della mamma di Monica, Paola Caio, vicepresidente dell'Associazione vittime della violenza.
Paola Caio, che abita col marito e gli altri due figli a Malavicina di Roverbella, dove ha vissuto anche Monica per un certo periodo, annuncia che il prossimo 30 ottobre diverse associazioni di famigliari di vittime di crimini violenti ma anche di vittime della strada, si riuniranno a Roma, davanti al Parlamento per protestare contro una «una legge ingiusta e senza senso, una vergogna che non si può più sostenere».
Ma andiamo con ordine. Come si diceva, per i reati commessi fino al 2 maggio 2006, il giudice dell'esecuzione è obbligato ad applicare l'indulto. Così lo stesso magistrato, il dottor Guidorizzi, che in primo grado inflisse a Regazzini 14 anni di reclusione, punendo severamente il reato di omicidio preterintenzionale, ha firmato ora lo sconto di tre anni alla condanna finale che in Appello si ridusse a 12 anni. Dodici meno tre, nove; ora a Regazzini (che ha 39 anni), difeso dagli avvocati Maurizio Corticelli e Vittore D'Acquarono, rimangono da scontare sette anni, poichè è in carcere dal 2005.
«E' una vergogna, non ho più parole per commentare queste decisioni - dice la mamma di Monica - Noi non vogliamo vendetta ma giustizia; questa giustizia invece ora ha chinato il capo. A quest'uomo, che con brutalità, crudeltà ha tolto la vita a mia figlia, restano solo sette anni. Poi potrà uscire dal carcere, ancora giovane, e rifarsi tranquillamente una vita e magari tornare ad uccidere. Come ha fatto Delfino a Genova, che ha assassinato due donne o quei due albanesi che hanno trucidato la coppia di Treviso. L'indulto è una follia, mascherata da legge. Noi vogliamo dire basta».
Il 30 ottobre a Roma sfileranno così i famigliari delle tante vittime di violenza, dalla mamma di Monica a Daniele Pellicciardi, figlio di Guido e Lucia, torturati e uccisi poche settimane fa nella casa in provincia di Treviso, di cui erano custodi.
«Siamo stati contattati anche da Beppe Grillo, a cui sta particolarmente a cuore la questione; non è esclusa anche una manifestazione di protesta a Milano, prima della fine di ottobre» conclude la combattiva mamma della ragazza uccisa due anni fa, dall'uomo con cui viveva da tempo tempo, nella loro casa di Valeggio.

 
 
 

La vita rubata ; Graziella Campagna vittima della mafia

Post n°1090 pubblicato il 19 Luglio 2011 da abele.2005

 

"La vita rubata", con Beppe Fiorello
Storia di una ragazza innocente uccisa dalla mafiaTv, dopo polemiche e due rinvii
lunedì la fiction sul caso Campagna
di SILVIA FUMAROLA

 

<B>Tv, dopo polemiche e due rinvii<br>lunedì la fiction sul caso Campagna</B>

Pietro Campagna con Beppe Fiorello

ROMA - Dice Pietro Campagna, con gli occhi lucidi: "Questo film farà venire una coscienza anche ai mafiosi". Dopo un appello al presidente della Repubblica Napolitano, due rinvii, e un terzo chiesto dai magistrati di Messina, arriva lunedì su RaiUno La vita rubata di Graziano Diana, il film con Beppe Fiorello che ricostruisce la storia di Graziella Campagna, uccisa dalla mafia il 12 dicembre 1985.

Aveva 17 anni, lavorava in una lavanderia: due clienti si presentano come l'ingegner Cannata e il geometra Lombardo, di Palermo. In realtà sono Gerlando Alberti junior (nipote di Gerlando Alberti senior, 'u paccarè, il furbo, braccio destro di Pippo Calò) e Giovanni Sutera, latitanti mafiosi. Da anni abitano in una villetta a Villafranca Tirrena, a due passi dalla caserma dei carabinieri. Graziella trova in una giacca documenti, forse un'agendina; segnerà la sua fine. La sera del 12 dicembre non sale sulla corriera che la riporta a casa. Due giorni dopo, il cadavere viene trovato a Forte Campone, uccisa con cinque colpi di lupara.

Il fratello Pietro Campagna è carabiniere, non si è mai arreso, nonostante i depistaggi, l'indifferenza: sono passati 23 anni e il processo d'appello contro Alberti jr. e Sutera condannati in primo grado a trent'anni, ma poi scarcerati per decorrenza termini, si sta svolgendo a Messina: per il 18 è prevista la sentenza. "L'omicidio di Graziella è una bestemmia" dice Graziano Diana "Prima di scrivere il film, ho fatto un viaggio in Sicilia per conoscere Pietro e sono stato con lui a Forte Campone. Lì ho capito che questa storia andava raccontata".


Del caso si occupa Chi l'ha visto?, poi Carlo Lucarelli; l'avvocato Fabio Repici è al fianco della famiglia. Ora il film (interpretato da Larissa Volpentesta nel ruolo di Graziella, Guia Jelo, Federica De Cola, Carlo Mazzarella) andrà in onda: "Non mi sembra vero" dice Pietro Campagna "La prima volta che è stato sospeso, mia madre mi ha detto: "Anche col film se la sono presa, che gli ha fatto di male questa bambina?".

Volevano che la storia rimanesse sepolta. Due giorni fa i magistrati di Messina hanno inviato una lettera per rimandare il film ma in questi anni non hanno mai puntato il dito contro gli insabbiamenti. Se c'è stato un primo processo dobbiamo ringraziare Chi l'ha visto?". Per il consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo "la Rai ha fatto davvero servizio pubblico. È sbagliato pensare che un film o un'inchiesta possano influenzare giudizi in corso. Il film mostra una realtà che questo Paese ha voluto spesso dimenticare".

Beppe Fiorello ha seguito Pietro come un'ombra: "Vorrei avere la sua forza. La vita rubata è la storia d'amore di una famiglia unita. Le riprese si sono svolte anche a Letojanni, dove vive mia madre, abbiamo girato a pochi metri dal cimitero dove riposa papà... Un succedersi di emozioni. La vita rubata è un omaggio a Graziella, al coraggio di Pietro e dei siciliani che non ci stanno più a essere considerati omertosi e mafiosi".

 
 
 

MALEDETTI !

Post n°1088 pubblicato il 19 Luglio 2011 da abele.2005

Orrore in famiglia a Caserta: due bambine violentate e torturateAbusi sessuale su due ragazzine, di 15 e 10 anni all'epoca dei fatti, da padre, zio, sorella e fidanzato di lei

Pubblicato il 16/07/11

 

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Roma, 16 lug. (TMNews) - Una vicenda di uno squallore desolante, di una gravità inaudita, che ha portato in carcere una intera famiglia che ha fatto scempio di due ragazzine, all'epoca dei fatti di 15 e 10 anni, orfane di madre. Protagoniste della vicenda quattro persone: il padre delle piccole, il fratello di lui e zio delle bimbe, la sorella maggiore e il fidanzato di lei. I quattro, secondo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotte dalla sezione reati sessuali ed in danno di minori della squadra mobile di Caserta, nel 2007, avevano costretto le due figlie minori di a subire ripetuti atti sessuali. Il padre, oltre a violentarle, le seviziava con sigarette e la più piccola è coperta da cicatrici da ustioni sugli arti. Lo zio, invece, 'pagava' piccole somme al fratello per potere abusare liberamente delle due bambine.

Un orrore contro natura, ma che nella burocrazia dell'accusa non rende l'idea di quanto hanno dovuto subire le piccole, che venivano abusate sessualmente e 'normalmente' dal padre e dallo zio. La minore, di 10 anni, sarebbe stata anche costretta in più occasioni dalla sorella maggiore Filomena ad assistere e partecipare ad atti sessuali con il suo fidanzato di allora, Franco Omero.

Le indagini sono nate dalle segnalazioni dei servizi sociali e di una coppia a cui era stata affidata, dopo la morte prematura della madre nel 2007, la più piccola delle bimbe per la situazione precaria del nucleo familiare, che viveva in condizioni di degrado e di ristrettezze materiali, al punto che la bambina versava in uno stato di grave denutrizione, tanto da pesare solo 24 chili. Alla famiglia affidataria la bambina ha rivelato non solo le vessazioni morali ed i maltrattamenti fisici cui era stata sottoposta con la sorella, ma anche gli abituali abusi sessuali a cui erano costrette.

Secondo le indagini il padre costringeva le figlie, prima di violentarle, a guardare film pornografici o ad assistere ai suoi rapporti con la convivente di allora, mentre lo zio, per i rapporti consumati con le nipoti, gli corrispondeva delle piccole somme di denaro. Ieri sera, il Tribunale di Santa Maria ha pronunciato la sentenza di condanna nei confronti di tutti gli imputati.

Date le pesanti pene, ed il concreto pericolo di fuga degli imputati, la Procura della Repubblica ha richiesto in udienza l'emissione nei loro confronti di un misura cautelare restrittiva, provvedimento adottato dal Tribunale, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per i tre uomini e gli arresti domiciliari per la donna, poi eseguiti dalla polizia. Lo zio ha tentato inutilmente la fuga, uscendo da una finestra e nascondendosi su di una tettoia, ma è statp immediatamente bloccato dai poliziotti che avevano circondato la sua abitazione.

 

 
 
 

SPERO TI CONDANNINO ALL'ERGASTOLO!

Post n°1087 pubblicato il 19 Luglio 2011 da abele.2005

 

"Omicidio, crudeltà e vilipendio". E' stato arrestato Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea, la 29enne uccisa ad Ascoli. Il movente nella relazione con la soldatessa Ludovica. A Pasqua Salvatore doveva raggiungerla a Roma. Accuse pesantissime che prevedono l'ergastolo: "Potrebbe uccidere ancora". I reati contestati: omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà e vilipendio di cadavere in concorso con altri. Le prime parole di Parolisi: "Io in carcere, l'assassino è libero". Gennaro, il padre della giovane: "Gli auguro tutto il male"

I Ris: "Prima ha cancellato i messaggi tra lui e Ludovica su Facebook, poi le macchie di sangue dalla sua auto". Spunta l'ipotesi di un complice. Attesa per l'interrogatorio. La famiglia Rea: è la fine di un incubo. E' stata uccisa come un animale. I genitori di Melania chiedono l'affidamento della piccola Vittoria. LE IMMAGINI

 
 
 

VOLTO DI GESU'

Post n°1085 pubblicato il 18 Luglio 2011 da abele.2005
Foto di abele.2005

SIGNORE....PROTEGGI LA MIA FAMIGLIA E GLI AMICI PIU CARI!

 
 
 

La mia cara e dolce Amica

Post n°1084 pubblicato il 17 Luglio 2011 da paolacaio

Filomena Di Gennaro, oggi sposa felice .

 
 
 

Dal blog " La vita è bella "

Post n°1083 pubblicato il 17 Luglio 2011 da paolacaio

il giorno della mia morte...

 sabato, 23 agosto 2008 22:38 in la mia vita precedente...
 

E' il 13 gennaio del 2006. E' un venerdì di una fredda ma soleggiata giornata d'inverno... All'uscita dalla scuola marescialli, la prospettiva allettante era quella di un weekend di relax...

Chi poteva immaginarlo che quel giorno avrei fatto i conti con la morte...

Accompagnata da un' amica da Velletri a Roma, a metà strada mi arriva l'inaspettata telefonata di Marcello che mi preannuncia il suo imminente arrivo a Velletri, ancora più inaspettato... Senza preavviso e dopo avergli già più volte intimato di non raggiungermi a Roma per nessun motivo (dopo che per tutta la notte tra il 5 ed il 6 gennaio è rimasto per strada davanti casa mia citofonando e telefonandomi ininterrottamente dopo essere piombato a Roma dopo le 23 di sera...fortuna che in quell'occasione non gli ho aperto la porta...), voleva prelevarmi all'uscita dalla scuola... per una chiarimento ancora...

FORTUNATAMENTE, appunto, ero già in viaggio per Roma e così ha insistito per raggiungermi a casa mia, in Via Camilla, dove vivevo con mio padre, che, però, quel giorno era a lavoro. Dopo infinite insistenze e litigate al telefono, acconsento ad un ultimo chiarimento e gli dico di raggiungermi davanti casa... E pensare che questa decisione l'avevo presa perchè preoccupata di rimandarlo via dopo che aveva affrontato un viaggio di 350 km... mi preoccupava il fatto che, stanco, potesse fare un incidente stradale e farsi del male... ironia della sorte...

Nel frattempo avviso il mio comandante di Velletri, per rappresentargli se non altro la stranezza di una visita così improvvisa e sgradita... Ma non ero preoccupata... purtroppo... presumevo di conoscere Marcello troppo bene... mai un tono di voce alto, mai un gesto di ira o di violenza... sempre pronto ad assecondarmi, sempre disponibile ed affabile... almeno per quello che ha sempre mostrato a me...

Il tenente mi consiglia di non incontrarlo se la cosa mi sembrava così strana, ma ormai avevo deciso di concedere a Marcello quest'ultimo incontro; allora il consiglio diventa quello di non incontrarlo in casa, ma almeno in un posto affollato o in mezzo alla strada... Questo è il consiglio che seguirò e che, forse, oggi mi permette di scrivere queste righe... Nel contempo, il tenente mi chiede il mio indirizzo, via e civico, perchè intenzionato a portarmi ausilio se lo ritenevo opportuno, ma cerco di dissuaderlo... invano, ancora fortunatamente...

Incontro Marcello, costringendolo a parlare in macchina in strada... Un' ora di discussioni, di insistenze, di sordità... insisteva per parlare in casa, per rinfrescarsi dopo il viaggio... rimango determinata e non glielo permetto... le sue espressioni, i suoi occhi, il suo tono sono quelli di un automa... e solo allora, spaventata da quell'atteggiamento ossessivo e stanca di parlare con chi già aveva deciso di non ascoltare, mi catapulto fuori dalla macchina per guadagnare il portone d'ingresso...

Ed ora, alle 17 e 20 circa del 13 gennaio 2006, per un fatidico istante in più grazie al quale avrei potuto chiudermi il portone di casa dietro alle spalle lasciando fuori il mio assassino, Filomena Di Gennaro muore portandosi con sè tutti e 27 gli anni della sua vita precedentemente vissuta...

Marcello con un piede mi impedisce di chiudere il portone, fulmineo mi afferra per un braccio e mi scaraventa di nuovo fuori... Attonita per un gesto mai visto compiere da quell'uomo, rimango incredula, basita, scioccata...

ma non era ancora tutto, non era finita lì...

In un istante, il mostro pronucia la frase "o mia o di nessun' altro" e, come solo nei film si può pensare di vedere, estrae dal nulla una pistola e mi spara un colpo...

Sono a terra... non capisco ancora niente di quello che sta succedendo, perdo sangue e... un altro colpo... lo guardo negli occhi, mi fissa, grido di smetterla ed imploro pietà... con la mano nuda, inerme, mi riparo dalla pistola, distante da me poco più di un metro... un altro colpo ed un altro ancora... in rapida successione...tutto in pochissimi secondi... tutto come in un' esecuzione spietata e disumana...

In una dimensione surreale, dove la vita scivola via su una pozza di sangue, sento un grido... "fermo!"... Marcello si volta ed altri colpi di pistola... Marcello cade a terra, silente...

Il tenente, che comunque aveva deciso di raggiungere le coordinate che gli avevo lasciato, era lì, lo riconosco... mi stringe la mano e mi tiene la testa, mi ripete di rimanere sveglia, di tenere duro, mi assicura che ce la farò...

Ma io non so cosa provo... mi vedo nel lago del mio sangue, non riesco quasi più a respirare... gli sussurro a fatica "sto morendo"... non sento più il mio corpo, non sento più niente... non sento più me stessa, non sento più Filomena..., anzi Milena... perché tutti mi chiamano così... ma non importa come mi chiameranno ancora... sto morendo..

 
 
 

Francesca Baleani

Post n°1081 pubblicato il 15 Luglio 2011 da abele.2005

 

Francesca Baleani, recuperare la propria vita da un cassonetto

 

di Maria Rosaria De Simone


Francesca Baleani, in questi ultimi giorni, dopo la notizia dell’arresto dell’ex marito Bruno Carletti, condannato in via definitiva a 9 anni e 4 mesi per aver tentato di toglierle la vita, non riesce ad avere un attimo di tregua. I giornalisti vogliono parlare con lei, conoscere quello che prova, i suoi sentimenti, vogliono entrare nella vicenda, magari per approfondire i nuovi dettagli o per scandagliare meglio quelli vecchi.

baleani Francesca Baleani, recuperare la propria vita da un cassonetto

Francesca Baleani

Forse si aspettano da lei parole di trionfo, nutrite da sentimenti di rivalsa e di vendetta. E purtroppo, talvolta, non si rendono conto che, nell’ansia di fare un bell’articolo, si muovono con la delicatezza di un elefante. Oppure, di fronte alla reticenza di Francesca, imbastiscono un bel servizio, magari su un settimanale importante, recuperando vecchie notizie e vecchie interviste, e mostrando ai lettori il volto di una donna trionfante per aver ottenuto giustizia. In realtà Francesca Baleani è davvero stanca, ha bisogno di riprendersi dagli ultimi avvenimenti. Quando la incontro per intervistarla al convegno sulla violenza sulle donne a Latina, il 26 febbraio, mi confessa:“Rosaria, sono qui solo perchè avevo preso questo impegno in precedenza e per amicizia, ma sono tanto stanca”.

Al convegno inizio a raccontare la sua storia.

 

Francesca Baleani, di Macerata, il 4 luglio 2006, all’alba, si trovò ad aprire la porta di casa a Bruno Carletti, direttore artistico del Teatro della città, da cui era separata da circa un anno. L’uomo, aveva in mano dei cornetti per la colazione ed un grosso bastone. Entrato in casa, senza una ragione plausibile, cominciò a bastonare con tutta la forza Francesca, poi prese il filo del telefono e tentò di strangolarla. Credendola ormai morta, l’uomo scese con l’ascensore nel garage dove recuperò una custodia di abiti da scena. Ritornò nell’appartamento. Infilò la donna nella custodia, se la caricò sulle spalle e con l’ascensore ritornò in garage. Mise il carico nel bagagliaio e si diresse fuori del paese. A circa tre Km dall’abitazione di Francesca, trovò un cassonetto della spazzatura e si liberò del corpo. Poi tornò a casa, si lavò, si cambiò e, come se nulla fosse, partecipò ad una riunione di lavoro.

Francesca, che ricordi di quei momenti?

Non ricordo nulla, è come se nella mia mente ci fosse un black out. E’ stato tutto ricostruito dopo. Una cosa è certa. Era una giornata feriale, io mi dovevo recare al lavoro e di sicuro non lo avevo invitato quella mattina. Comunque è pazzesco pensare che sia riuscito ad infilarmi in quella custodia, piegata completamente in due. Mi ha poi messo un nastro sulla bocca e mi ha coperto il volto con un asciugamano. Mi ha gettata in un cassonetto, sicuro che di lì a poco passasse il camion della spazzatura.Il caso ha voluto, oppure non so cosa, che quel giorno un ragazzo si trovasse a passare di lì quando invece doveva essere da tutt’altra parte. Ha sentito dei lamenti ed ha pensato fosse un gatto. La mia vita era appesa a pochi istanti. Se il ragazzo fosse passato pochi minuti dopo non sarei qui.

So che poi sei stata tratta in salvo, portata immediatamente in ospedale. Quanti giorni sei stata in coma?

Scusa Rosaria, ma io vorrei solo sottolineare che sono qui, a questo convegno soprattutto per dare il messaggio a tante donne di non nascondere mai le violenze nei loro confronti. Perchè prima che accadano cose così terribili come è accaduto a me, ci sono dei segnali, che devono mettere in allarme. Spesso mi dico che se avessi ascoltato quei segnali, forse mi sarei salvata. Solo ora mi rendo conto che, di fronte a certi atteggiamenti del mio ex marito, avrei dovuto essere prudente e magari chiedere a mia sorella di venire a dormire a casa mia. Avrei dovuto prendere certe accortezze.

Scusa se ritorno sull’argomento, ma so che tu sei stata in coma farmacologico per 23 giorni, hai subito una riabilitazione di mesi e mesi in ospedale.

Si, ho dovuto reimparare tutto da capo. Avevo il fegato e la milza rovinati, una sospetta paralisi. Non riuscivo più a muovermi, ad esempio tenere un cucchiaio è stata una grossa conquista. Ancora oggi fatico a tenere una penna in mano. Ho dovuto reimparare a parlare.

Mentre tu riprendevi a vivere, so che il tuo ex marito dopo solo dieci giorni di carcere, dichiarato incapace di intendere e di volere, è stato trasferito dal Gip in una clinica vista mare e poi agli arresti domiciliari. Giusto?

Scusami Rosaria, ma tutto questo mi sembra ormai lontano. Ormai tutti sanno che il mio ex marito è stato appena condannato dalla cassazione in via definitiva ed ora si trova in carcere. Non ho mai nutrito sentimenti di vendetta, ma ora giustizia è stata fatta.

E’ vero giustizia è stata fatta, ma vorrei che raccontassi a tutti gli intervenuti al convegno, cosa hai dovuto subire.

L’importante ora è che giustizia è stata fatta. Finalmente posso cominciare una nuova vita, ora posso vivere senza paura.

Francesca, ma tu nel 2007, mandasti una lettera all’allora Ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, lettera rimasta inascoltata, in cui raccontavi che il tuo ex, agli arresti domiciliari, viveva a pochi passi dalla casa dei tuoi genitori, dove stavi pure tu, perchè eri tornata a vivere con loro per un certo tempo perchè non eri autosufficiente nella deambulazione. Raccontavi che non ti sentivi assolutamente tutelata e che avevi paura. Mi ha colpita una frase della lettera che fa capire la tua amarezza: “Tanto vale che gli davo le chiavi di casa mia!”

Si, è vero, avevo scritto così, perchè la giustizia è stata lenta. Ho convissuto sapendo che il mio ex marito era a pochi chilometri da me, libero di uscire….è stata dura. Ma ora è finalmente stata fatta giustizia.

Ma non avevi paura? Orrore che potesse capitare di nuovo?

Francesca non ce la fa a rispondere, è molto provata e stanca. Ma la sua espressione fa comprendere a tutti che paura ne aveva, eccome.

Un’ultima domanda. Il tuo ex marito ti ha mai chiesto perdono per quello che ti ha fatto? Si è mai mostrato pentito?

No.

Nella sala del circolo di Latina sono tutti silenziosi ad ascoltare. A rompere la forte tensione emotiva, arriva spontaneo un applauso, caloroso e sentito. Francesca Baleani, che negli anni scorsi veniva chiamata dai giornalisti ‘la donna del cassonetto’, può finalmente ricominciare una nuova vita, lontana da tutte le udienze, dalle innumerevoli sedute psichiche e riabilitative, lontana dalla curiosità della gente. Gran donna Francesca Baleani, che ha ottenuto giustizia, ma sa che non esistono né vinti né vincitori. E che, dopo aver recuperato se stessa, ora lotterà per aiutare tante donne violate come Vice presidente di Light on Stalking, la prima rete nazionale on line contro lo stalking.

 
 
 

ECCOMI

Post n°1080 pubblicato il 15 Luglio 2011 da abele.2005

SONO TORNATA !!!

 
 
 

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Post n°1078 pubblicato il 07 Agosto 2010 da doha.1

 

OGGI VOGLIO RACCONTARVI UNA STORIA…………

Un giorno la Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei……….

Dopo il caffè, la Follia propose:'Si gioca a nascondino?'…….'

Nascondino? Che cos'è?' - domandò la Curiosità……..'

Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò  sarà il prossimo a contare'…….
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia…….
'1,2,3. - la Follia cominciò a contare….
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò….
La Timidezza, timida come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi…..
La Gioia corse in mezzo al giardino….
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo  adatto per nascondersi….
L' Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un sasso…..
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano……
La Disperazione era disperata vedendo che la Follia era gia a novantanove…….
'CENTO! - gridò la Follia - Comincerò a cercare.'…….
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto…..
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da  quale lato si sarebbe meglio nascosto……
E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza……
Quando tutti erano riuniti, la Curiosità domandò:
'Dov'è l'Amore?'……
Nessuno l'aveva visto!!!!!......
La Follia cominciò a cercarlo…….
Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi, sotto le rocce.
Ma non trovò l'Amore…
Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un  pezzo di legno e cominciò a cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido…….
Era l'Amore, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio…….
La Follia non sapeva che cosa fare…….
Si scusò, implorò l'Amore per avere il suo perdono e arrivò  fino a promettergli di seguirlo per sempre……
L'Amore accettò le scuse……..

Oggi, l' Amore è cieco  e la Follia lo accompagna sempre…..

BUONA   DOMENICA

 
 
 

HO BISOGNO D'AMORE - PAOLO MENEGUZZI

Post n°1077 pubblicato il 19 Marzo 2010 da abele.2005

 
 
 

AUGURI AI PAPA'

Post n°1076 pubblicato il 19 Marzo 2010 da abele.2005
Foto di abele.2005

AUGURI A TUTTI I PAPA' DEL MONDO !!!

SIETE FANTASTICI, VE LO DICONO I VOSTRI BAMBINI.

 
 
 

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Post n°1075 pubblicato il 08 Marzo 2010 da doha.1

OTTO   MARZO

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I MIEI AUGURI PIU' SINCERI.

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Post n°1074 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da doha.1

E'  PASSATO  QUASI  UN  MESE  DALLA  TRAGICA  SCOMPARSA  DEL  MIO  AMICO....OGGI  HO  DECISO  DI  RIAPRIRE  IL  MIO  BLOG  A  CHI  VUOL  POSTARE  DA  ME........SCUSATEMI  SE  SONO  STATO  LONTANO  PER  UN  PO'  DI  TEMPO,  MA  IL  DOLORE  DA  ME  PROVATO  E'  STATO...DAVVERO...TROPPO  GRANDE.....VI  RINGRAZIO  A  TUTTE/I  PER  AVERMI  SOPPORTATO  E  PER  NON  AVERMI  ABBANDONATO..........GRAZIE   AMICHE   ED  AMICI  MIEI....GRAZIE   DI  CUORE.....

E

BUONA   DOMENICA!!!!!!!!

 

 
 
 

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