A tre settimane da un Consiglio europeo che tutti giudicano decisivo perché senza accordi concreti davvero non si potrà andare avanti; mentre, nonostante la buona volontà degli elettori irlandesi (pochi), si addensano le nubi sulle ratifiche del Fiscal compact in forse persino in Germania; quando Berlino respinge al mittente le proposte di condivisione europea del debito e cadono una dopo l'altra tutte le ipotesi di regolamentazione dei mercati così che la finanza speculativa continua a strapazzare gli stati in difficoltà, l'economia europea si trova nella condizione di un aereo che rischia lo stallo: se non va avanti, cade. Il premier Mariano Rajoy ha detto che il Pae-se «non si trova sull'orlo di alcun baratro», ma poco prima era arrivata la notizia che per salvare dal fallimento Bankia, uno dei gruppi più grossi che da settimane fa da cartina di tornasole del disastro in cui versa l'intero sistema del credito, non ci vorranno «solo» 19 miliardi, come si era detto, ma «almeno 23». Ecco allora l'impazienza con cui lo stesso Rajoy e i suoi ministri insistono perché si faccia almeno qualche passo avanti sulla proposta che Draghi ha illustrato al Parlamento europeo e alla quale la proposta della Commissione fa, in qualche modo, da sponda: far sì che si possa utilizzare il fondo salva-Stati European Security Mechanism che dovrebbe entrare in vigore a luglio per sostenere direttamente gli istituti in difficoltà senza passare per gli Stati, gravare sul loro debito e quindi far scattare tutte le clausole capestro previste dal Fiscal compact. Ma per ora non ce n'è traccia: Frau Merkel e Wolfgang Schäuble sarebbero perplessi persino sulla creazione di un fondo di garanzia europeo per i depositi bancari ed è più che probabile che difenderebbero come mastini le prerogative della Bundesbank contro le timide proposte per la creazione di un ente di controllo comunitario, una Consob europea. Fonte: http://www.unita.it/mondo/l-europa-non-decide-e-riaffiora-la-paura-1.417217?localLinksEnabled=false
LEuropa non decide e riaffiora la paura
A tre settimane da un Consiglio europeo che tutti giudicano decisivo perché senza accordi concreti davvero non si potrà andare avanti; mentre, nonostante la buona volontà degli elettori irlandesi (pochi), si addensano le nubi sulle ratifiche del Fiscal compact in forse persino in Germania; quando Berlino respinge al mittente le proposte di condivisione europea del debito e cadono una dopo l'altra tutte le ipotesi di regolamentazione dei mercati così che la finanza speculativa continua a strapazzare gli stati in difficoltà, l'economia europea si trova nella condizione di un aereo che rischia lo stallo: se non va avanti, cade. Il premier Mariano Rajoy ha detto che il Pae-se «non si trova sull'orlo di alcun baratro», ma poco prima era arrivata la notizia che per salvare dal fallimento Bankia, uno dei gruppi più grossi che da settimane fa da cartina di tornasole del disastro in cui versa l'intero sistema del credito, non ci vorranno «solo» 19 miliardi, come si era detto, ma «almeno 23». Ecco allora l'impazienza con cui lo stesso Rajoy e i suoi ministri insistono perché si faccia almeno qualche passo avanti sulla proposta che Draghi ha illustrato al Parlamento europeo e alla quale la proposta della Commissione fa, in qualche modo, da sponda: far sì che si possa utilizzare il fondo salva-Stati European Security Mechanism che dovrebbe entrare in vigore a luglio per sostenere direttamente gli istituti in difficoltà senza passare per gli Stati, gravare sul loro debito e quindi far scattare tutte le clausole capestro previste dal Fiscal compact. Ma per ora non ce n'è traccia: Frau Merkel e Wolfgang Schäuble sarebbero perplessi persino sulla creazione di un fondo di garanzia europeo per i depositi bancari ed è più che probabile che difenderebbero come mastini le prerogative della Bundesbank contro le timide proposte per la creazione di un ente di controllo comunitario, una Consob europea. Fonte: http://www.unita.it/mondo/l-europa-non-decide-e-riaffiora-la-paura-1.417217?localLinksEnabled=false