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Intervista di Ivano Manzato Al Presidente del Codess


IVANO - Signor Presidente, cosa ne pensa dei preoccupanti articoli che sono apparsi alcuni giorni fa sul Mattino di Padova che davano l’ospedale di Piove avviato alla chiusura? G. RUBIN - Certamente qualcuno in regione non ci ama. La cosa è evidente ormai da anni. Da lì è partita l’imbeccata al giornale quasi ad auspicare ciò che qualcuno spera. Subito dopo quell’infelice uscita abbiamo avuto rassicurazioni da parte di politici regionali della maggioranza, Leonardo Padrin e Arianna Lazzarini e un’ alzata di scudi a favore dell’Ospedale di Piove da parte di politici della minoranza, per cui siamo abbastanza sereni. E’ gente di parola e noi, nonostante i tempi difficili per la politica, diamo loro fiducia. IVANO – Non è la prima volta che appaiono articoli che diffondono pessimismo sul destino dell’ospedale della Saccisica. Cosa ne pensa lei di queste ricorrenti denigrazioni? G. RUBIN - In effetti, negli ultimi 20 anni è successo spesso. L’ex Sindaco di Chioggia, Fortunato Guarnieri, definì l’ospedale di Piove “una cattedrale nel deserto, Recentemente pure un giornalista milanese, Gianni Barbacetto, del “Fatto Quotidiano” ( gennaio 2011 ) ha scritto: “… l’ospedaletto di Piove di Sacco che, in un sistema funzionante e non demagogico (o clientelare?), sarebbe stato tranquillamente chiuso per razionalizzare il servizio ai cittadini ed evitare gli sprechi …”. Strani episodi di accanimento del tutto inspiegabili. Il citato articolo di Barbacetto, sul quale abbiamo richiesto inutilmente spiegazioni all’autore, è particolarmente stupefacente: se pensiamo che probabilmente il giornalista nemmeno sa non solo dove sia il nostro ospedale, ma neanche dove sia collocata Piove di Sacco. Ci siamo chiesti chi possa avergli messo in bocca le sue dichiarazioni. IVANO - C’è chi afferma che ci sia da anni una volontà politica di chiudere l’ospedale di Piove per dare spazio vitale all’ospedale di Chioggia, che pur essendo la settima città del Veneto, non ha hinterland ed il suo ospedale non è in grado di essere sostenuto economicamente dalla cittadinanza. G. RUBIN - Il Dott. Paolucci, consigliere regionale ai tempi della creazione della ASL 14, Chioggia - Piove, disse in un’assemblea pubblica che “l’ASL 14 era nata per soffocare in maniera sistematica l’ospedale di Piove e far emergere quello di Chioggia”. Quindi il progetto di cui lei parla, secondo Paolucci, era stato pensato fin dalla nascita dell’ASL nel 1995. Io non so se è così, tuttavia credo che se qualcuno ha pensato ad un piano del genere è del tutto fuori strada. Prima di tutto perché l’utenza del piovese non andrà mai all’ospedale di Chioggia e non perché non sia un buon ospedale o perché non ci sia personale capace, ma solo perché storicamente il flusso dei cittadini piovesi si muove abitualmente verso Padova, cioè in direttrice opposta. Bisogna inoltre considerare che in certi periodi dell’anno raggiungere Chioggia è difficile: la viabilità è congestionata come in tutte le località marittimo/turistiche. Questa difficoltà dei cittadini del Piovese ad integrarsi con le strutture sanitarie clodiensi è stata certificata dalla richiesta da parte dei cittadini di separazione dell’ASL 14 per confluire con le strutture padovane. In conclusione non so se esista il disegno che lei ha prospettato ma in ogni caso, anche se c’è, è sbagliato. La sua messa in atto porterebbe solo un sovraccarico alle strutture padovane, un grande disagio ai cittadini non risolverebbe affatto il problema di Chioggia. IVANO - non teme che nella nuova stesura del piano socio sanitario vengano messe in discussione le strutture del piovese? G. RUBIN - Secondo il piano socio–sanitario in elaborazione in regione, la disposizione in due livelli dell’assistenza ospedaliera dà totali garanzie all’ospedale di Piove di Sacco. All’Azienda ospedaliera toccherebbe infatti un ruolo regionale e territoriale delle attività medie e complesse e fungerebbe da hub, cioè da centro di riferimento, degli ospedali di secondo livello. Questi ultimi avrebbero un bacino di 200.000 abitanti e sarebbero “sedi di Pronto Soccorso e specialità di base e di media complessità, servizi di diagnosi e cura assicurati in “rete” con il precedente livello con quelli provinciali, costituendo centri spoke”. L’ASL 16 ha quasi 500.000 abitanti e quindi due ospedali spoke, noi e il Sant’Antonio, ci stiamo tranquillamente. Senza contare che, sempre nel piano socio-sanitario, è previsto che un ospedale possa essere disposto in più sedi e noi e il Sant’Antonio siamo complementari. È vero che l’ASL 16 risulta sovradimensionata per numero di posti letto (5,6‰ compresi i posti letto dell’Azienda Ospedaliera e dell’Istituto Oncologico Veneto contro una media di 3,9‰ regionale ) ma se consideriamo che ormai è in partenza la costruzione del nuovo ospedale di Padova e che ciò comporterà il passaggio da 1600 posti attuali a meno di 1000 si comprende bene che la percentuale attuale è destinata a ridimensionarsi. Naturalmente auspichiamo che il territorio venga potenziato con le risorse così “risparmiate”. IVANO - A guardare, magari superficialmente, il territorio assegnatogli in sede legislativa, l’ospedale di Piove potrebbe sembrare sovradimensionato. G. RUBIN - L’ospedale di Piove ha un ruolo storico che va molto oltre ai territori attribuiti in sede legislativa. Mi sembra giunto il momento di rendere ben chiari a tutti questa particolarità che è stata tenuta troppo in ombra. Certo è un fatto che la particolare disposizione geografica di Piove, a confine tra le province di Padova e Venezia, pone l’ospedale al servizio di Comuni come Campolongo e Cona, che pur essendo assegnati in altre ASL, fanno storicamente capo all’ospedale di Piove di Sacco. Recentemente è stata stipulata una nuova convenzione tra l'ULSS 13 di Dolo-Mirano e l'ULSS 16 di Padova, relativa al servizio di primo soccorso che prevede la rimodulazione del servizio di 118 a favore dei cittadini di Campolongo Maggiore, e secondo il quale, oltre ai “codici rossi”, anche i “codici gialli” verranno indirizzati verso il Pronto Soccorso di Piove di Sacco, decisamente più vicino a Campolongo. Inoltre altri paesi come Bovolenta, Candiana, Arre utilizzano le strutture della Saccisica. È evidente che il valore sociale dell’ospedale di Piove va ben oltre ai numeri messi sulla carta. Senza dimenticare che pure Chioggia ha dimensioni che potrebbe non essere in grado di dare garanzie in alcune specialità per cui la presenza dell’ospedale di Piove potrebbe coprire anche quelle disfunzioni. La ginecologia, ad esempio, potrebbe essere una di queste. IVANO - La ginecologia? Ma se una di quelle specialità messe in discussione? G. RUBIN - In modo improprio e molto approssimativo. Nei territori sopracitati e nei comuni a sud di Padova nascono ogni anno 1600 bambini. Consideriamo che anche la Clinica di Abano, situata in un distretto più piccolo del nostro, riesce ad arrivare ai mille parti. Ritengo quindi possibile anche per l’ospedale di Piove arrivare a tale obiettivo. Un punto nascita di IIo con un servizio di neonatologia adeguato. Chioggia, con i suoi 300 parti, non è in grado di avere un tale servizio perciò l’ospedale di Piove di Sacco potrebbe diventare il naturale sbocco di quel territorio per i parti di una certa complessità. IVANO – Ma economicamente tutto è compatibile con le ristrettezze attuali? G. RUBIN – Guardi tutto si può imputare all’ospedale di Piove ma non di essere un peso economico. Siamo andati via dall’ASL 14 di Chioggia e il bilancio di quella azienda è passato da un passivo di 16 milioni nel 2009 a un passivo di 26 milioni nel 2010. Siamo arrivati a Padova che aveva un passivo di bilancio di 59 milioni nel 2009 e il buco è sceso nel 2010 a 46 milioni. Non so se sia tutto merito nostro. Mi limito solo a riportare dei dati che perlomeno fanno sorgere qualche dubbio, non crede? IVANO – In effetti non si può dire che questi numeri non facciano riflettere. Ma concludendo: quale futuro prevede per il nostro ospedale? G. RUBIN – Vorrei poter rassicurare decisamente tutti i cittadini piovesi ma … ci sono ancora alcune zone d’ombra. Siamo contenti dei 17 milioni di euro autorizzati dalla Regione per la struttura Piovese. Saremo comunque più contenti che venisse autorizzata la copertura dei molti professionisti e personale che tuttora mancano alla sanità Saccense. Se è vero, come ha detto il Direttore Sanitario, Dott. Daniele Donato, che “Chioggia ha portato via tutto”, vorremmo che ciò non accadesse più. Mi auguro per tutti che il benessere dei cittadini sia ancora e sempre al primo posto anche nelle stanze dei bottoni e che i politici ed i tecnici incaricati di decidere usino quale unico criterio l’assoluto diritto dei cittadini ad avere garantito una assistenza sanitaria pubblica, efficiente ed efficace. Se la linea guida sarà questa nessuna bufera si abbatterà mai sul nostro ospedale, diversamente … IVANO – Cosa avete in programma e cosa intendete fare, allora, voi del Codess? G. RUBIN – Noi staremo allerta e vigileremo per garantire la buona salute del nostro ospedale. Fortunatamente non siamo soli: tutti i sindaci della saccisica sono allertati e si sono dimostrati attenti e disposti ad attivarsi per la salvaguardia della sanità pubblica piovese, inoltre collaboriamo da tempo con alcune associazioni di rappresentanza e/o di tutela di malati. Abbiamo in progetto una fiaccolata di sensibilizzazione per il prossimo mese che, ci auguriamo, vedrà la partecipazione numerosa della cittadinanza, ed una serie di altre iniziative ed incontri di sensibilizzazione e di sollecito alle autorità competenti. IVANO – Ha qualche appello particolare da fare? G. RUBIN – Chiediamo agli operatori e ai cittadini tutti, di rendersi protagonisti del proprio futuro, magari impegnandosi maggiormente di quanto fatto finora, ponendo attenzione a quello che sta avvenendo e mobilitandosi nelle molte forme possibili per garantirsi e garantire ai propri figli e nipoti la prosecuzione della prestigiosa storia dell’ospedale di Piove di Sacco.