l'ipocritadanneggia2

Un pò di refrigerio contro questo caldo ipocrita


Dopo molti anni la battaglia contro la privatizzazione dell'acqua è una di quelle che vale la pena di essere combattute.Video della manifestazione di piazza Navona e consegna delle firme in CassazioneIntanto.... Lunedì 19 luglio è stato il giorno più atteso per i comitati e i movimenti che hanno raccolto le firme per il referendum contro il decreto Ronchi, ovvero contro la privatizzazione del servizio idrico in Italia. A piazza Navona, a Roma, si è svolta una manifestazione dove vari interventi hanno ribadito le ragioni della consultazione referendaria. Un'iniziativa cominciata sotto il sole cocente della mattinata romana a conclusione di una campagna iniziata il 25 aprile e poi proseguita attraverso migliaia di banchetti sparsi in tutta la penisola, ai quali 1 milione e 400mila cittadini si sono avvicinati per dare la loro firma.Si tratta di un risultato enorme (tutto il lavoro è stato svolto da volontari), probabilmente il più grande della storia dei referendum. Un successo se si pensa che alcune forze come il Pd hanno scelto altre vie, come quella della legge d'iniziativa popolare. Un atteggiamento autonomo ma forse singolare visto che tantissimi militanti democratici si sono adoperati per la riuscita della campagna. «L'acqua è un diritto, ce lo vogliono espropriare e la gente non lo sa ancora», è il leit motiv ripetuto dal palchetto davanti al quale c'è una folla attenta, alla quale si mischiano i moltissimi turisti.«I privati non portano nulla e questo i sindaci lo devono sapere e ammettere onestamente visto che lo provano ogni giorno sulla propria pelle. I privati vogliono solo fare profitti». L'opinione di Danilo Bianchi, sindaco della cittadina di Anghiari vicino ad Arezzo, è chiara. Infatti sono proprio le amministrazioni locali le più esposte ad un'eventuale privatizzazione. Esperienze come quella nel Lazio del comune di Aprilia a Latina dimostrano che solo attraverso estenuanti battaglie si può ridimensionare il ruolo delle multinazionali.Le super corporation hanno da anni fiutato il business idrico in Europa, mentre nei paesi del sud del mondo hanno già lucrato abbondantemente ai danni delle popolazioni locali. Una politica che ha portato alcuni paesi ad approntare una legislazione che impedisce l'esproprio della risorsa acqua come, ad esempio, in Uruguay. Ora nel mondo si guarda con interesse a quello che sta succedendo in Italia con il referendum. «Negli ultimi mesi siamo stati sepolti di richieste di chiarimenti su cosa succede qui», dice Tommaso Fattori del Contratto mondiale dell'acqua, «dopo che a Parigi i privati sono stati estromessi dalla gestione del servizio idrico, quella italiana è la seconda esperienza simile in un paese del nord del mondo». La manifestazione si è poi conclusa sotto la Corte di Cassazione, il vecchio Palazzo di Giustizia romano dove, dopo un improvvisato corteo, sono state portate le scatole con le firme poi gettate simbolicamente in aria per la gioia dei fotografi. Un gesto benaugurante visto che le difficoltà per i referendari non sono di certo terminate, «prova ne è – dice ancora Fattori – che in Parlamento stanno già iniziando manovre per scongiurare la consultazione. La paura è che i cittadini si esprimano su un tema fondamentale come quello dei beni comuni contro le privatizzazioni».