L'angolo del quadro

solcando i mari dell'assoluto


Notte inoltrata, silente... non fosse per qualche gatto e l'eco di feste lontane.Una brezza leggera scuote timidamente le piante, nel riquadro di una cena lenta e solitaria... un gran marnier esala proiezioni di sogno.Dalle casse i led zeppelin si buttano nella lunga cavalcata di "moby dick" e presto arriva il lungo, sublime, tormentato, assolo di john bonhamchiudo gli occhimoby dick... la batteria che si infrange sulle onde, con rabbia crescente, a strappi, colpi sordi, vibrati... e la balena è sempre lì... il suono riproduce l'estenuante lotta che si srotola nei territori dell'anima. ha qualcosa di sovrannaturale quell'assolo, come un ciclo di respiri e battiti che non sono umani, eppure vengono da lì.la balena bianca che tutti portiamo dentro, che bonham affrontava a mani nude, sulla pelle dei tamburi, avendo perso nella foga dello scontro le bacchette.trattengo il respiro, il cuore si modula ai colpi sparati dalle casse...non sembra arrivare mai la fine... piccoli istanti di calma... brevi più di un respiro, è la balena che spruzza via l'acqua e poi torna alla carica. infiniti minuti raschiano via le forze, finchè crollo, esausto, sull'ultimo rantolo, l'ultimo colpo di piatti prima che page lanci l'ancora di salvataggio annodata alla sua chitarra... troppo tardi jimmy... troppo tardi... tra i flutti ci inabissiamo, io e la mia moby dick.