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The way we were


Mi accade spesso di addentrarmi nella parte antica della città, nei suoi vicoli pieni di odori, voci, gente che gioca a carte e piccoli Antonio Cassano in erba... tutto ricorda e riporta ad altre epoche, ad altra civiltà fatta di comunanza e condivisione della stessa vita...mi accade di percorrere le mura prospicienti il mare che seguono il contorno della penisoletta sulla quale la mia città è sorta, con i bastioni difensivi ad un capo e all'altro, che improvvisamente piegano ad est, scoprendo nella parte sud della penisoletta, il porto antico - ormai rifugio di piccoli pescherecci e natanti da diporto... in quel punto le mura cessano (il resto fu sciaguratamente abbattuto) e solo una fila nera di "chianghe" (lastroni di pietra) incastonata nella pavimentazione bianca della piazza che si apre dal porticciolo fino ad addentrarsi nel borgo - e che tracce residuali indicano come fosse una strada, prima di essere trasformata in piazza - simboleggia la antica presenza delle porte della città....Per chi accede da questa parte alla città antica, a sinistra è visibile in primo piano la parte posteriore dell'abside di un'antica chiesa, il cui ingresso è raggiungibile facendo il giro dell'isolato, addentrandosi nei vicoli...E' una chiesetta romanica, piccola, spoglia, scarna, in pietra e tufo - che conferisce un alone giallognolo all'edificio - ed un residuo di affresco trecentesco depositato su una piccola superficie dell'abside....tre piccole navate con quattro colonne - due per parte - come divisorio, che porta gli echi lontani della nostra lunga comunanza con l'oriente, miscelandoli sapientemente con la durezza della nostra terra e della nostra gente, che ha saputo miscelare la cerimonialità orientale con la praticità occidentale...Mi è accaduto (casualmente? Boh) di passare davanti a questa chiesetta, ora sconsacrata ed adibita ad auditorium...mi ci son fermato davanti... è stata la chiesa in cui mi son sposato (o devo dire mi sposai?)...da allora, ci ho rimesso piede solo questa primavera, per seguire un concerto (musiche di Debussy)...ricordo gi addobbi: in omaggio alla semplicità ed al cromatismo del luogo, spighe di grano e gerbere rosse......son passati trent'anni..... "Le memorie fanno luce sugli angoli della mia mente,sbiadite memorie con tenui colori di come eravamoImmagini distrutte dei sorrisi che ci siamo lasciati dietrosorrisi che abbiamo scambiato per come eravamo Può essere che fosse tutto così semplice allora o il tempo ha riscritto ogni cosa?se avessimo l'occasione di rifare tutto ancora una voltadimmi, vorremmo? potremmo? I ricordi possono essere belli adessoe ciò che è troppo doloroso da ricordarescegliamo semplicemente di dimenticarecosì sono le risate che ricorderemo ogni volta che ricorderemo come eravamo Come eravamo."Già...come eravamo? Giovani, sicuramente, allegri...non c'erano difficoltà insormontabili ma solo prove da superare...Era giugno, ma faceva un freddo mortale, pioveva, tirava vento quasi gelido - nonostante la stagione - ...qualcuno ci ha visto un segno premonitore...ma tutto questo non faceva che aumentare le occasioni di riso e di allegria, paradossalmente...Chissà perchè, ma del matrimonio - di tanti anni - quella è l'immagine che conservo...ci sono stati in seguito migliaia di eventi felici, le figlie innanzitutto, i viaggi, la costruzione di un qualcosa...ma mi si riaffaccia con prepotenza solo quell'immagine...Mah.....