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Post N° 1292


Ieri sera mi ha telefonato un'amica d'infanzia...erano secoli che non ci vedevamo (l'ultima volta risale a sei - sette anni fa, al comune paese d'origine)...E' stato molto bello risentirla, mi ha riportato alla mente l'infanzia, quando noi giocavamo con lei e le sue sorelline...ci siamo sempre considerati fratelli.Ha i suoi problemi (che ometto, ma sono gravi), io ho i miei, ma la conversazione è stata molto bella, abbiamo riso e scherzato sui nostri rispettivi guai. Ne ho tratto quasi l'impressione di appartenere ad una generazione, forse l'ultima, che prende la vita per quello che è, con i problemi da affrontare e - possibilmente - risolvere, in cui il futuro - per quanto oscuro, invisibile - non potrà che essere migliore, ed in ogni caso non ci si può fasciare la testa prima di averlo affrontato. Una generazione quasi spavalda, che non si nasconde le difficoltà e le durezze della vita, ma le affronta con un minimo di leggerezza, avendo in mente il passo del Talmud "C'è un tempo per piangere ed uno per sorridere..."