L'onda è il mare

Pagine di diario


LA "MIO-PIA" FAMILISTICALeggo, con mia soddisfazione, questa risposta di Umberto Galimberti (filosofo che apprezzo e leggo spesso) ad una lettrice che gli espone un problema di relazionalità familiare: "Nella struttura della famiglia circola spesso un improprio aggettivo possessivo che fa dire all'uomo "mia moglie", alla donna "mio marito", a entrambi i genitori o "mio figlio" o "mia figlia", quando nella relazione tra individui che hanno deciso di condurre una vita insieme, e insieme di generare, di "mio" non dovrebbe esserci proprio nulla. Infatti l'unica condizione perché nel nucleo familiare possa circolare l'amore è il riconoscimento dell'alterità dell'altro, e non la sua percezione limitatamente a come io vorrei che fosse, con conseguente negazione della sua individualità, e sua riduzione a semplice soddisfazione dei miei desideri o delle mie aspettative". Confido che uso rarissimamente, se non per spiegarmi meglio, l'aggettivo possessivo "MIO", soprattutto riferendomi ai familiari, anzi mi crea fastidio solo sentirlo in bocca d'altri. "mio... mia... i miei...". Come dire: sono solo di mia appartenenza, sono cose mie.Questo sentire sa di FAMILISMO, di chiusura, di indisponibilità, di barriera, di separazione, di esclusività. Nulla può superare il recinto che segna e difende la proprietà e profanare la sacralità della struttura domestica. Il mondo è tutto lì, tutto gira attorno ai PROPRI PROBLEMI E INTERESSI FAMILIARI, il resto non mi interessa perché "non mi appartiene". Si è distanti dalla bellezza e dal piacere di far risuonare il semplice e inconfondibile NOME della donna o dell'uomo che si ama, della figlia/e o del figlio/i che portiamo nel cuore, degli amici cui vogliamo un bene particolare.Dire, pronunciare un nome NON è dire: sei mio, un mio possesso. Pronunciare un nome è dire: sei un Tu, un Soggetto, un'Identità altra da me, che stimo, rispetto, AMO. SEI SPECIALE. Allora sì che la relazione profuma di libertà.Certamente il legame familiare, anche se non necessariamente, comporta solidarietà di sangue, anche se il rapporto amoroso dovrebbe (e non sempre è così) stare a fondamento. L'APPARTENENZA NON È VALORE ASSOLUTO. Nasconde spesso messaggi di rifiuto, ma anche di debolezza identitaria. Se implica estraniamento dall'alterità, dal rispetto e accoglienza delle diversità, dalla responsabilità solidale comunitaria-sociale, politica, allora anche ciò che si persegue è "il proprio interesse" e null'altro. Il familismo è frutto di egoismo, o almeno egocentrismo. La famiglia, il gruppo, la comunità come fortino inoppugnabile, inattaccabile, incontaminabile. Quanti luoghi comuni al proposito! "I panni sporchi si lavano in casa propria" e intanto si farfugliano sentenze sulla trasparenza. La famiglia "sorgente della pace... intima comunione di vita e d'amore... luogo primario dell'umanizzazione della persona e della società..."; e intanto la violenza tra le mura domestiche si intensifica!!! Fuorviante, in questa concezione, proclamare poi che la FAMIGLIA, cellula sociale, EDUCA. Spesso vi germinano disvalori confondendo riservatezza e difesa con omertà, giustizia con interesse proprio, sicurezza con individualismo, omissione con furbizia. Mi tornano alla mente le tre scimmiette sagge (!?!?) del santuario di Toshogua a Nikko. La FAMIGLIA può anche DISEDUCARE. Oltre il familismo? Si può? Come? Spalancando le finestre della mente e del cuore per far uscire l'aria stagnante delle visioni miopi e tradizionaliste, dell'insulso paternalismo e autoritarismo, del mutismo o pettegolezzo, delle invidie e gelosie, del casalingo perfezionismo competitivo, delle difese familiari per procura, delle false apparenze, dell'asfittica ritualità e far entrare l'aria fresca della corresponsabilità, del confronto e del dialogo, della stima e rispetto delle diverse soggettività, favorendo creatività culturale e artistica, stimolando all'aiuto interscambiabile, respirando serenità e fiducia, accogliendo e accompagnando amorevolmente i momenti della fragilità, ma soprattutto dando spazio alla LIBERTÀ DEI SENTIMENTI e DELL'AMORE.