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L'onda è il mare

Viaggio del cuore e della mente

 

 

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Pagine di diario

Post n°191 pubblicato il 21 Aprile 2017 da coluci
 

MULTA PAUCIS

molte cose in poche parole

Nil est dictu facilius (Terenzio)
Niente è più facile che parlare

Noli tu quaedam referenti credere semper:
exigua est tribuenda fides, qui multa locuntur
(Catone)
Non credere sempre a chi ti dà notizie:
bisogna avere poca fiducia in chi parla molto

Vasa inania multum strepunt
I vasi vuoti fanno un grande rumore

Nescit vox missa reverti
La voce, una volta emessa, non può più tornare indietro

Spesso in questo mio diario mi soffermo su aspetti che toccano la relazionalità.
I rapporti fanno le persone, le stabilizzano o le destabilizzano.
Ci si muove nella quotidianità come ragni in una ragnatela. Si secernono fili di collegamento, alcuni viscosi, altri no a seconda dei nostri bisogni, affettivi e/o di altro tipo.
Una tela molto impegnativa, perché la dobbiamo giorno dopo giorno ricucire e ritessere.
Fili sottilissimi che, se non sempre si spezzano, rischiano però di rimanere notevolmente tesi e appesantiscono il nostro convivere.

Qualcuno arriva a dire che ci si ammala per correlazioni indigeste o poco azzeccate.
Può essere, certamente non si sta bene con persone pesanti e il buonumore fatica a risvegliarsi.

Oggi va di moda un certo psicologismo colpevolista che attribuisce il malessere sempre ad una personale mancata rettifica relazionale. In certe situazioni è incontestabile, ma in altre è il tipo di ghiandola (analogia col ragno) che secerne il filo che è malata.

Una tipologia di persone che appesantiscono i rapporti è quella di chi parla troppo.
Un continuo cicaleccio. Sempre pronte a dire qualcosa su tutto e su tutti. Esimi tuttologi, a parole. Esasperanti, nelle loro approssimazioni.
Parlo e straparlo, quindi esisto.
Un "estroversismo" caratteriale nella comunicazione e gli ismi, qualsiasi ismo, rompono un equilibrio, generano nervosismo in chi li deve digerire.

Quale bisogno si nasconde sotto questo atteggiamento?

- Ottenere attenzione e approvazione da parte degli altri, dato che si è insoddisfatti di se stessi. Presenzialisti, sempre concorrenziali con qualcuna/o. Poco consapevoli che proferire parole su parole non sempre è comunicare pensieri, conversare, dialogare, ma spesso monologare, e, a volte, spettegolare.
Infatti il parlare compulsivo può rappresentare un modo per riempire il proprio vuoto interiore.
I vasi vuoti fanno molto rumore.
Un "parlarsi addosso", e chi ha la pazienza di ascoltare lo percepisce a pelle.
Molte volte, le troppe parole più che chiarire, confondono, creano diffidenza e poco apprezzamento.

- La parola, uno dei più nobili strumenti di comunicazione (dopo il silenzio), dovrebbe unire e non dividere, intessere rapporti sinceri, armoniosi e non di noia, sopportazione o tolleranza.
Mi è capitato di leggere a proposito del loquace: "... la maggior parte dei tuoi interlocutori non ti dirà la verità... si sentono stanchi, risucchiati e intrappolati in tua presenza, e sono annoiati dai tuoi discorsi. E non volendo offenderti stanno zitti e ti evitano".
Concordo. Difficilmente accettiamo di "essere usati" per riempire il vuoto interiore altrui. Ognuno può fare ricorso ai propri silenzi di riflessione.

- L'esigenza di chiacchierare in continuazione manifesta anche un senso di PAURA, ABBANDONO, SOLITUDINE. Faccio secernere alla ghiandola un filo che mi aggrappi verbalmente in modo indelebile ad un affetto, un'amicizia, perché mi fa paura rimanere solo, non essere considerato importante.
Ci sono anch'io! E ho bisogno di dirlo, ho bisogno di parole per farmi notare, perché gli altri sono distratti nei miei confronti.
In alcune situazioni questa esigenza sconfina in presenzialismo ed è facile che la parola scada in strumento di imposizione. Persone che per sentirsi vive si ritagliano un loro ruolo predominante.
La parola, veicolo di potere. Emerge un senso di esagerata autostima e perfezionismo (il solito "ismo").

- Inoltre, chi è uso a sovraprodurre parole in continuazione è facile che finisca senza accorgersi in contraddizioni, che, a volte, possono manifestarsi anche in comportamenti incoerenti.
Infatti, i peggiori avversari sociali o ideologici che spesso si condannano a parole, possono trasformarsi in utili alleati se favoriscono i propri interessi di bottega e familistici. Verba volant!

Chi chiacchiera troppo o è temuto o è sopportato,
certamente è poco ascoltato,
alla lunga poco credibile.

Commenti al Post:
g1b9
g1b9 il 21/04/17 alle 20:24 via WEB
A volte il silenzio è l'unica risposta a chi ha parlato in modo esagerato, troppo sicuro del suo dire, quasi certo di mettere in imbarazzo chi l'ha ascoltato. Per me il silenzio, in questo caso, vuole significare " Pensala come vuoi,non discuto con l'arroganza del non confronto!" Mi piace il discorso pacato, quando si parla dopo un attimo di riflessione, quando non si prevarica nessuno e soprattutto dove non si giudica in partenza come sarà il tipo di chiacchiera che si va ad iniziare. In particolare mi piacciono le persone che sanno sempre adattare il loro dire alla circostanza in cui si trovano ad aprire bocca.
Buona serata Luciano, con stima affettuosamente :) Giovanna
 
donadam68
donadam68 il 22/04/17 alle 09:29 via WEB
parole su parole , quelle troppe parole che non han senso, quelle troppe parole che son solo chiacchiericcio , affermazioni su un mare di parole, ma che parlano di vuoti discorsi inconcludenti ; un sorrisooooone per te Luciano :)D
 
solosorriso
solosorriso il 06/05/17 alle 15:13 via WEB
Condivido...spesso le persone che parlano in continuazione non sono quelle che hanno più cose da dire...si smette di ascoltarli...diventano come una radio accesa che fa solo rumore di sottofondo :-) Parlare deve avere il suo senso...Un abbraccio ed un caro saluto Luciano :-) Buona domenica...
 
Nuvola_vola
Nuvola_vola il 18/05/17 alle 18:20 via WEB
Parole in fondo...tutto è niente e viceversa...bel post ...un sorriso
 
licsi35pe
licsi35pe il 28/05/17 alle 10:17 via WEB
...non è che tu parli poco..;)..) Gioiosa domenica da una che passava di qui...=___=
 
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