PASSI...

RIFLESSIONI


Ascolto musica e rifletto, ma cosa è questo bdsm? Immagino due rive di un fiume, da un lato i…normali se si può dire così, quelli che non appartengono al bdsm, i vanilla. Una marea di gente,o forse non tanto marea perché nel chiuso di 4 pareti avvengono cose ben più strane di quantovediamo. Di certo ci saranno gli ipocriti, o quelli a rapporto paritario o i famolo strano. Camminare per strada e vedere una persona qualunque, un uomo, una donna, magari vestita non appariscente,forse rimarremmo senza parole se la vedessimo in una camera cosa arriva a fare. Divago,pensieri che si perdono sul filo della musica di un flauto di Pan L’altra riva, il bdsm una sigla per definire altro, ma cosa? Istinto ancestrale guidato con la ragione? Una scelta di vivere qualcosa di  estremamente intenso? Appagamento fisico e mentale? L’Oltre, un passo al dì là delle convenzioni,  l’essere se stessi senza una gabbia di schemi, la libertà ed il coraggio di accettarsi. Diversità ed in   questa scoprire di stare bene, di vivere serenamente se stessi affrancati dalle costrizioni che ci sono   state imposte attraverso l’educazione. “Questo non si fa, è sconveniente” o “Occhio che non  vede…”  Dunque basta che nessuno sappia? Guardi quella riva e non capisci, non puoi capire, certo discuti, giudichi persino con rispetto delle altrui convinzioni, ma usi il metro sbagliato, quello tuo. Io rispetto gli altri, li rispetto profondamente nelle loro idee ma ricordo quando ero come  loro, non capivo questo fuoco che ti prende dentro, non capivo quanto questo bdsm facesse parte di me. E’ diverso, totalmente diverso essere su una riva e guardare, parlare di cose che non sono nostre,  che non abbiamo macerato dentro di noi, alcune volte con sofferenza, altre con incredulità. Possiamo essere colti, addentro, ma se non abbiamo vissuto questo sulla nostra pelle non possiamo realmente comprenderlo. Ricordo le mie prime analisi di tutto questo: deviazione della libido. Così  citavano i libri di psicologia, dunque una malattia o una alterazione della mente nella sua sessualità,  roba da curare, da evitare, a cui stare attenti. Rifletto, analizzo, una malattia dunque ma tale  definizione si applica a chi riceve un danno, a chi ha un cattivo funzionamento di se stesso ed io sto bene non ho alcun danno né ne reco alcuno a chicchessia, chi vive in sintonia con me tutto  questo sta altrettanto bene, anzi è felice. Perché negarci questo nostro essere finalmente noi stessi?  Ognuno di noi ha riscoperto qualcosa in se ma la sua parte logica, evoluta, si rende conto che vi  sono dei limiti invalicabili quando tutto ciò diventa sopruso, ne siamo consapevoli e quegli stessi  limiti che in un altro individuo asociale e pericoloso, pazzo oserei definire, non esistono, sono in  noi radicati più che mai. Il nostro è un continuo ricercarsi, forse nel bisogno di una fusione totale di  condivisione di un qualcosa di cui abbiamo bisogno, noi siamo l’altra riva.