Nella testa di Sil,

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Questa è stata una settimana incasinata. Emotivamente e non. Abbiamo finito di chiarire quello che era rimasto in sospeso e su questo, niente da dire. Ma il sole che si alterna alle nuvole mi manda fuori di testa. * Mercoledì è stato stranamente divertente. Ci siamo incontrati, sfogati un po': tu sei stanco, io pure. Bella coppia di ventenni. Il pomeriggio dopo pranzo ci siamo messi a letto e ci siamo riposati un po'. Tu hai dormito io ho fatto uso della mia classica/scomoda frase «tranquillo amore, non c'è bisogno di mettere la sveglia. Io non dormo, sono solo stanca» e mi ripeto: perché continuo spavaldamente ad usare ed abusare questa menzogna un minuto prima di addormentarmi? * 
 Ti sei alzato, mi hai lasciata dormire. Sei andato in cucina, nel dormiveglia ti sentivo dialogare con il gatto «io mi faccio un caffè. Tu vuoi un caffè? Io lo voglio il caffè. E me lo faccio. Il caffè». Sembravi un pazzo. Ma ho sorriso. Amo i pazzi. Sono affascinanti. Sei andato in sala, ti ho sentito accendere la televisione per poi spegnerla pochi minuti dopo. Ti ho sentito sbruffare. Ti sei affacciato in camera mia per vedere se stessi ancora dormendo, e con gli occhi socchiusi ti ho spiato mentre accostavi la porta sorridento. Quel sorriso. E' normale che il battito cardiaco di una persona aumenti per un sorriso? * Ti sei seduto sullo sgabello, hai aperto il pianoforte e hai iniziato a suonare. Quel pianoforte che tu stesso hai portato a casa mia da casa dei tuoi genitori. E' stata un'estasi. Ti ascoltavo, sotto le coperte, con la porta socchiusa e la luce tenue della sala che penetrava nella mia camera. Ti ascoltavo mentre suonavi le canzoni che hai scritto tanto tempo fa, ti ascoltavo mentre mi cullavi in una dimensione eterea che vorrei tanto esistesse davvero. Era tutto perfetto. *Ed è assurdo come basti così poco per essere felici. Qualche nota, non di più.