I compañeros

Continuiamo con...


...i libri letti. Ciao sono Fabio voglio proporvi questo libricino conisgliatomi da una ragazza conosciuta sempre grazie al sito dei vagabondi... sapeste quanto è bello condividere esperienze di viaggi... io ho il piacere di ascoltarle queste "Voci Vagabonde" cercando di apprendere il maggior numero di informazioni e "trucchetti" possibili, sì che un giorno anch'io portò salpare all'avventura nel Continente Desaparecido.Si intitola...
PICCOLO TRATTATO SULL'IMMESITA' DEL MONDO di Sylvain TessonSylvain Tesson va per il mondo a piedi, a cavallo, in bicicletta, percorrendo strade e sentieri che attraversano le grandi steppe e i deserti dell’Asia centrale. Ma il suo spirito di eterno viaggiatore lo spinge a essere sempre in movimento anche su sentieri e in boschi più familiari, quando non sulle guglie di alcuni dei più famosi monumenti gotici d’Europa. Per lui l’immensità del mondo si misura con il passo del camminatore, non solo sulle grandi distanze e in paesi lontani, ma seguendo la tradizione dei Wanderer romantici e ispirandosi alla loro capacità di attraversare l’esistenza in libertà, con animo allegro e sprezzo delle costrizioni.Il suo Piccolo trattato, che è insieme filosofia di vita e di viaggio, propone un modello di esistenza quanto mai lontano da quello dei nostri agglomerati urbani e affatto disposto ad adattarsi alla frenesia della società contemporanea, dove «muoversi» è diventato un imperativo illusorio, che accelera la fuga dei giorni invece di rallentarla, al contrario della marcia «che oppone la misura dello spazio al trascorrere del tempo»."Sedicenne, Sylvain Tesson cominciò a dedicare le sue notti alla scalata delle cattedrali francesi. Non ne è mai veramente disceso. Con le sue vertiginose ascensioni si è guadagnato il soprannome di 'principe dei gatti'. Allenava l’equilibrio sui cornicioni, declamava le poesie di Péguy ai gargouille e suggeriva la battuta ai pipistrelli. Dava del tu agli dei... A trentadue anni preferisce le fronde barocche dei vecchi alberi alle cattedrali della sua adolescenza. Si arrampica sulle conifere come un tempo sulle chiese... Ha imparato a scrivere a notte fonda e in economia. Il risultato è una prosa fine, serrata e leggera, priva di inutili lirismi." (Jérome Garcin, Le Nouvel Observateur)Un brano:"Il nomadismo storico è una maledizione dei popoli allevatori, che spingono il loro bestiame fuori dalla notte dei tempi e vagano nei territori desolati del mondo, alla ricerca di pascoli dove accamparsi... Tuttavia esiste un’altra categoria di nomadi, che non conoscono né la tarantella, né la transumanza. Non guidano greggi, non appartengono ad alcun gruppo. Si accontentano di viaggiare silenziosamente, per se stessi, talvolta all’interno di se stessi. È possibile incrociarli in giro per il mondo: camminano soli, lentamente, con l’unico scopo di avanzare.Passo dopo passo tessono per se stessi un destino; il susseguirsi dei chilometri è sufficiente a conferire un senso al loro viaggio. Non presentano segni di riconoscimento, non hanno riti né possono essere assimilati a una confraternita; appartengono unicamente alla strada che percorrono. Attraversano i paesi e le epoche e, a seconda dei tempi, sono stati chiamati in modi diversi: monaci-mendicanti, trovatori, viaggiatori, hobos o beatnik, eremiti delle taighe, long riders, cacciatori o trafficanti di pellicce, vagabondi, Wanderer o Waldganger. erranti o lupi delle steppe... Il loro unico segno distintivo è il non riuscire a sopportare che il sole, al suo sorgere, parta senza di loro."Fabio