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BRAZIL: Drammatico video mostra l'attacco a un villaggio indiano21 Jun 2008Un drammatico video distribuito dal Consiglio Indigeno di Roraima (CIR) e da Survival mostra le immagini di sicari mercenari mentre attaccano un villaggio di Indiani brasiliani Makuxi.Nonostante i Makuxi vivano in una riserva riconosciuta ufficialmente dal governo federale, alcuni potenti imprenditori agricoli stanno occupando illegalmente il territorio e rifiutano di muoversi. I loro sicari attaccano regolarmente gli Indiani. Il governo dello stato di Roraima si è appellato alla Corte Suprema del Brasile chiedendo di permettere agli agricoltori di rimanere nell’area indigena. La sentenza è attesa entro il mese prossimo.Nel video si vedono sicari aprire il fuoco sui Makuxi con i fucili e lanciare bombe artigianali su un gruppo di Makuxi disarmati. Si dice che gli assassini lavorino per Paulo César Quartiero che è anche sindaco della città vicina. Durante l’aggressione, dieci Makuxi sono stati feriti e sei di loro sono bambini.Quartiero è stato arrestato e successivamente rilasciato. Nella sua fattoria la polizia ha trovato un ampio nascondiglio di armi.Il video è stato ripreso dal CIR. GUARDA IL VIDEO QUI!!! Due Indiani dell’area, Jacir José de Souza, il fondatore del CIR e Pierlangela Nascimento da Cunha hanno intrapreso un viaggio in Europa nel disperato tentativo di salvare la loro terra ancestrale, Raposa-Serra do Sol, e il loro futuro. Giungeranno in Italia il 29 giugno e saranno disponibili per interviste.Altre tappe sono previste in Portogallo, Francia, Belgio, Spagna e Inghilterra.“Dopo la diffusione delle foto di alcuni Indiani incontattati del Brasile, tre settimane fa, alcune persone hanno detto che tali tribù dovrebbero essere incoraggiate a unirsi alla società dominante. Questo video eccezionale mostra cosa possano aspettarsi di ricevere da essa: violenza ininterrotta nonostante quello a cui aspirano sia semplicemente di poter vivere in pace sulle proprie terre.” Queste oggi le parole di Stephen Corry, direttore generale di Survival.PERU': CHIEDONO PANE, GLI DANNO POLIZIAGennaro Carotenuto(11 luglio 2008)Nel Perù neoliberale di Alan García, i due giorni di sciopero generale convocati dalla Confederazione Generale dei Lavoratori (CGTP) si sono conclusi con una pesante repressione e con 200 persone arrestate. Rischiano otto anni di carcere.L’economia corre nel Perù di Alan García, con quel 9% in più di PIL quest’anno al quale contribuiscono perfino i bambini. Uno su cinque infatti, uno dei tassi più alti al mondo, lavora in un paese –è un altro dei motivi della protesta- che non rispetta nessuna delle convenzioni internazionali in materia di diritto del lavoro alle quali ha aderito. La chiamano deregulation ma, come spesso o sempre accade nel sistema neoliberale, chi fa funzionare la macchina, diventa più povero. “La maggior parte dei prodotti alimentari basici –denuncia il segretario generale della CGTP, Mario Huamán- è raddoppiata di prezzo da quando è in carica questo governo”. E’ questo il principale motivo dei due giorni di sciopero generale convocati in Perù. Come in Messico e in altri paesi del Sud del mondo, non ci sono misure calmieristiche per frenare l’aumento degli alimenti basici generato dalla crisi internazionale e da fattori endogeni.
I sindacati contestano i dati del governo che parlano di una diminuzione della povertà di un 5%: “nessuno se n’è accorto” e denunciano come sia ripreso in maniera massiccia con la privatizzazione di terre comunitarie un processo di espulsione dalle campagne dei contadini che lavorano quelle terre da generazioni.Così in dieci regioni del paese la gente è scesa in piazza contro la povertà. Il governo ha replicato in maniera durissima dispiegando l’esercito e gli onnipresenti media di regime che hanno sistematicamente criminalizzato la protesta. Almeno 100.000 uomini sono stati infatti schierati contro gli scioperanti (che secondo il governo sarebbero stati appena il 2% dei lavoratori contro il 70% dichiarato dai sindacati). Lo sciopero stesso è stato dichiarato illegale e almeno 200 persone sono state arrestate dalla polizia o dalle forze armate.Ma i movimenti sociali e sindacali non cedono e oggi la protesta si sposta al Cuzco, dove si riunisce il vertice Asia-Pacifico. E’ l’occasione per protestare soprattutto contro la “legge della selva”, quella che per i movimenti è la privatizzazione di fatto dell’Amazzonia peruviana.Messico: 16 luglio 2008 - Giornata internazionale per OaxacaData di pubblicazione dell'appello: 15.07.2008
Il 16 luglio 2008 è stato proclamato da Amnesty International "Giornata Internazionale per Oaxaca".La Giornata Internazionale per Oaxaca coincide con il secondo anniversario della serie di scontri tra manifestanti e polizia avvenuti nella città di Oaxaca nel 2006.Nel maggio 2006, gli insegnanti dello Stato di Oaxaca scioperarono per reclamare la negoziazione degli stipendi e delle condizioni di lavoro. Migliaia di persone occuparono il centro di Oaxaca per una massiccia dimostrazione.Il 14 giugno 2006, a seguito della crescente tensione e della pressione esercitata sugli insegnati perchè tornassero a lavorare, 700 agenti di polizia cercarono di disperdere i manifestanti. Durante l'operazione la polizia ricorse a un uso eccessivo della forza e furono messe in atto diverse detenzioni arbitrarie di leader sindacali. La protesta aumentò e si formò un'eterogenea coalizione in appoggio agli insegnanti composta da docenti, organizzazioni locali di carattere politico e sociale e studenti che prese il nome di Asamblea Popular del Pueblo de Oaxaca (APPO). La principale richiesta di APPO erano le dimissioni del governatore dello Stato, appartenente al Partito Revolucionario Institucional (PRI). A luglio e agosto, almeno in tre occasioni, uomini armati, tra i quali agenti di polizia, aprirono il fuoco contro manifestanti disarmati che stavano occupando stazioni radio-televisive.Durante i mesi di settembre e ottobre Oaxaca fu paralizzata da oltre 1800 barricate e continue manifestazioni.La profonda crisi politica e della sicurezza pubblica continuò nei mesi successivi. La maggior parte delle proteste furono pacifiche, tuttavia ci furono diversi scontri violenti tra il movimento di opposizione e le forze dell'ordine e simpatizzanti del governo. Almeno 18 persone furono uccise in circostanze ancora da chiarire e molti furono i feriti gravi.Amnesty International nel rapporto Messico, Oaxaca: Clamour for Justice, pubblicato nel 2007, ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani commesse durante la crisi; in particolare, l'uso eccessivo della forza, le detenzioni arbitrarie, i maltrattamenti, le minacce ai difensori dei diritti umani, ai giornalisti e le violazioni del diritto a un giusto processo. Secondo i resoconti, gli abusi furono commessi per la maggior parte dalla polizia federale e dello Stato.Non risulta, a oggi, che le autorità abbiano stabilito meccanismi imparziali e credibili per indagare sugli abusi. FIRMA QUI L'APPELLO!!!! Fabio