sentimiento

Riflessione


Ho appena saputo dall’Adelina, come tutti noi, che è morto Jonathan, un ragazzo colombiano di poco più di vent’anni, che aveva partecipato alle nostre cene.Si è suicidato, buttandosi da un ponte.Ho sempre pensato che quello dei suicidi fosse un male nostro, legato alla solitudine e al benessere, legato al carattere ombroso e pessimista dei Valtellinesi, e sapere che è successo con questo ragazzo mi ha fatto pensare.Ogni suicidio spesso nasconde motivazioni profonde, spesso assurde e incomprensibili a tutti tranne a chi ha compiuto il gesto, certo diverse da quelle che uno si immagina, e perciò è difficile ragionare in base a una logica.Quello che posso dire è che, spesso, ho avuto l’impressione che i suicidi nascano in situazioni di profonda solitudine, dai quali i ragazzi non riescono a uscire e non riescono a trovare conforto. Non si tratta di non avere la fidanzata o il fidanzato, non si tratta neanche di non avere amici con cui uscire o di una famiglia assente. Si tratta di avere qualcuno con cui parlare dei dubbi, delle insicurezze, dei presunti fallimenti di una vita che a vent’anni uno vede già come insopportabile.Chissà, certo venendo dalla Colombia questo ragazzo sarà stato pieno di sogni da realizzare, sogni che si sono infranti, sfracellati sulla terra sotto un ponte di cemento. Ma forse questo è solo l’epilogo di una storia in cui la società in cui arrivi ti tratta come un peso, da incolpare per i reati e per tutti i mali ma da sfruttare come un robot per il lavoro, che poi spesso è precario o addirittura assente. Una terra in cui non riesci a integrarti, e dove la tua comunità di origine in nostalgiche ipocrisie e oppone all’ostilità del mondo che la circonda la creazione di una piccola Colombia in trasferta.Potrebbe essere un ragazzo qualunque, uno di noi, o potrebbe essere uno dei nostri ragazzi delle adozioni, quelli che vorrebbero lasciare la loro terra violenta e problematica per seguire un sogno in America o in Europa, un sogno che però si è rivelato un’illusione.Non c’è nulla che ferisce e toglie speranza come un sogno che si trasforma in un incubo.Credo che l’impegno di ciascuno di noi con i nostri amici e con i nostri conoscenti, colombiani e non, per farli sentire più considerati e ascoltati, sia la risposta più importante a situazioni come questa.Ciao