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« Una finta democrazia | Riflessioni su Kautsky » |
Post n°7 pubblicato il 25 Luglio 2024 da santity
Il movimento no global e' stato figlio dell'ideologia della globalizzazione, cioe' l'idea che ormai gli stati nazionali avessero esaurito la loro funzione, che comandassero le imprese trasnazionali, le istituzioni economiche internazionali come Fondo Monetario, Banca Mondiale, Organizzazione Commercio Internazionale, ma anche le Unioni economiche macro regionali, UE, Nafta, ecc. Quindi si trattava, secondo il movimento no global, da un lato di condizionare con movimenti di protesta internazionali queste istituzioni, imponendo una tassazione sui movimenti di capitali (Tobin Tax), inserendo clausole sociali nei trattati economici, mentre a livello locale il compito sarebbe stato quello di organizzare una economia sociale parallela attraverso il cosiddetto terzo settore non profit, gestito piu' o meno in maniera cooperativa. La realta' si sarebbe incaricata di invalidare questi assunti. L'attacco alle torri gemelle a New York (non discuto qui se si sia trattato di un'operazione sotto falsa bandiera) e la conseguente risposta statunitense mostrarono come la globalizzazione fosse di fatto un perseguimento della egemonia globale degli Usa, affiancati da un certo numero di vassalli europei, attuata in un primo tempo piu' occultamente attraverso le istituzioni e i trattati economico-finanziari, ma a partire dal nuovo millennio attraverso il piu' tradizionale ricorso alla guerra, al fine di assicurarsi un completo controllo delle risorse di idrocarburi e delle vie commerciali. Questo cambio di marcia pero' provoco' successivamente la reazione delle nuove potenze emergenti in Asia o il riemeregere del vecchio gigante post-sovietico, uscito dal suo stato comatoso e ridimensionato ma rinnovatosi sul piano militare ed economico. Il movimento no global purtroppo non ha saputo uscire dallo schema interpretativo degli anni 90 del secolo sscorso. E' rimasto ostile ad una ripresa del concetto di sovranita' economica, che non significa stare fuori dal commercio internazionale, ma dotarsi di quegli strumenti politici ed economici per avere un almeno parziale controllo su quelle leve economiche che permettono ad un Paese di fare una programmazione economica, difendere e ampliare il proprio stato sociale, ma proprio per questo anche la possibilita' di avere quegli strumenti di politica economica e monetaria che ad esso consentono di promuovere la crescita economica; cioe' la sovranita' monetaria, un sistema di credito pubblico, un ritorno piu' snello ed efficiente alle partecipazioni statali. I capi ed intellettuali no global (due libri, tra gli altri, che furono una sorta di manifesto del movimento, sono stati Impero e Moltitudine di Negri e Hardt), invece si sono baloccati con l'idea di Altra Europa, opponendosi all'uscita dalla moneta unica e a qualunque programma di ripristino della sovranita' economico-monetaria e infine assistendo impotenti alla sconfitta di esperienze del populismo di sinistra come quello di Syriza in Grecia o moderatamente progressivo come il M5s in Italia, lasciando infine campo libero all'emergere di populismi truffaldini di destra e di estrema destra. |
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Commenti al Post:
Inadeguatezza ideologica del movimento No global
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