massimogardani

Post N° 2


  No ad insediamenti nelle aree militari!   Negli ultimi tempi stanno maturando una serie di circostanze che renderanno possibili scenari urbanistici prima solamente vagheggiati. Le servitù militari che in passato hanno pesantemente condizionato lo sviluppo civile della città sono destinate a venir meno per la concomitanza di alcuni fattori tra i quali principalmente la profonda trasformazione di obiettivi e strutture (fine della leva obbligatoria) che coinvolgono le forze armate. Come nelle favole, quando, dopo un lungo periodo di vicissitudini sembra dischiudersi un avvenire meno cupo, inopinatamente a sbarrare la strada dei giusti si ergono orchi draghi e mostri di ogni tipo, sulla nostra città si allungano ora gli appetiti di individui e gruppi con pochi scrupoli che vorrebbero utilizzare l’occasione per un poco onorevole banchetto. Queste lobby, che sarebbe inutile e velleitario distinguere dal colore, cercano di costruire un consenso attorno ad operazioni che in qualche modo giustifichino e nascondano di fronte all’opinione pubblica il programmato saccheggio.   Al centro del meccanismo di disinformazione e manipolazione che hanno messo in piedi c’è la necessità di costruire un nuovo stabilimento militare al posto degli attuali tre che non è conveniente ammodernare e le cui aree diverrebbero in tal modo disponibili per la città. Utilizzando capziosamente questo argomento questi signori credono di poter piegare la resistenza di coloro che antepongono la tutela del verde e della salute pubblica e della qualità della vita all’interesse di pochi.   Il punto di partenza del ragionamento (?!) è quello che la città di Piacenza deve risarcire lo stato per le aree ricevute mettendo a disposizione un’area adeguata nelle sue adiacenze per la costruzione dei nuovi impianti.Successivamente viene asserito, come fosse un dogma della fede, che i piacentini devono farsi carico dei capitali occorrenti per la costruzioni degli impianti menzionati.Per risolvere il problema, dato le enormi cifre che vengono strumentalmente propalate, senza indebitare fortemente il Comune a lungo termine, ecco trovata la formula magica: estrazione di valore dalle aree dimesse attraverso la cessione (che potrebbe essere anche “solo” parziale) alla speculazione edilizia.   E’ del tutto evidente che questa impostazione è contraria alla priorità di migliorare la qualità della vita nella nostra città.   Ne consegue logicamente anche una valutazione negativa delle ricadute economiche di un’operazione così concepita, perché senza alcun dubbio in una città qualitativamente migliore i valori (intesi come valori economici) di ogni attività, comprese le attività immobiliari, migliorano (sono più elevati) al contrario i valori scendono con il deterioramento del quadro urbanistico.  Respingiamo con nettezza il punto di partenza, perché la questione dell’adeguamento degli stabilimenti militari alle nuove opzioni strategiche non è, e non può essere, di competenza dei piacentini se non per la quota che essi rappresentano nella Repubblica Italiana. Prossimamente  il demanio dismetterà aree non utilizzate ragion per cui è necessario tenere ben distinti problemi per loro natura diversi, metterli insieme ora serve solo a confondere le idee ai cittadini in modo tale da favorire chi vuole mantenere le decisioni in gruppi ristretti. Senza una seria ed approfondita discussione in città e nelle istituzioni sugli indirizzi sui principi e sui limiti riguardanti l’utilizzo di tali aree non può e non deve essere approvato alcun progetto, non può e non deve assumere alcuna decisione operativa. Senza adeguatamente approfondire questi argomenti non possono essere prese responsabilmente delle decisioni, l’occasione è storica per il miglioramento della città, ma sospinti dalla fretta interessata di alcuni si potrebbero commettere errori che risulterebbero poi irreparabili. In conclusione l’operazione immobiliare nascosta nel cavallo di Troia sarebbe un’operazione autolesionista per tutti noi, un’operazione che inferirebbe a questa città un ulteriore grave danno che metterebbe una pietra tombale sulle speranze di una città migliore e più bella. Ora però che questo infelice progetto è stato individuato abbiamo la possibilità di combatterlo e di affossarlo semplicemente manifestando la nostra contrarietà con le più diverse modalità, magari iniziando con un uso assennato della scheda elettorale.                                                                              GARDANI MASSIMO               massimogardani@libero.it         PIACENZA 21 Maggio 2007