Chi è il vero criminale? Alla vigilia della conferenza governativa sulle droghe ma soprattutto alla vigilia della conferenza alternativa, per le strade di Palermo campeggia un manifesto con una scritta che si interroga su chi realmente sia il vero criminale.
L’alternativa è tra un la faccia-icona di Bernardo Provenzano e un giovane che si fumo gioiosamente una canna. Chi è il vero criminale?
Ovviamente la risposta è facile: il vero criminale è quel ragazzo!
Sì, perché quella faccia è un’altra icona. È il volto simbolico di Giuseppe Ales, un giovanissimo siciliano di Pantelleria, piccola isola nota per le vacanze dei vip e per la produzione straordinaria di vino passito, suicidatosi a causa di un processo per direttissima solo per essere stato trovato con qualche grammo di marijuana autocoltivata.
Chi è il vero criminale? Alla vigilia della conferenza governativa sulle droghe ma soprattutto alla vigilia della conferenza alternativa, per le strade di Palermo campeggia un manifesto con una scritta che si interroga su chi realmente sia il vero criminale.
L’alternativa è tra un la faccia-icona di Bernardo Provenzano e un giovane che si fumo gioiosamente una canna. Chi è il vero criminale?
Ovviamente la risposta è facile: il vero criminale è quel ragazzo!
Sì, perché quella faccia è un’altra icona. È il volto simbolico di Giuseppe Ales, un giovanissimo siciliano di Pantelleria, piccola isola nota per le vacanze dei vip e per la produzione straordinaria di vino passito, suicidatosi a causa di un processo per direttissima solo per essere stato trovato con qualche grammo di marijuana autocoltivata.
Sembra un paradosso: nella terra in cui il capo dei capi di Cosa Nostra è latitante da quarant’anni, in cui il Presidente della Regione è rinviato a giudizio per associazione mafiosa, in cui numerosi deputati dell’Udc sono dietro le sbarre, in cui viene eletto un senatore di Forza Italia condannato per essere il tramite tra il suo partito e le cosche, in cui è nato un Ministro a cui la cocaina veniva portata direttamente al Ministero; in una terra in cui sono stati trucidati Placido Rizzotto, Peppino Impastato, Pio La Torre, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e altre migliaia di martiri della lotta alla mafia, in questo luogo in cui le pratiche illegali si insinuano fin dentro il palazzo di giustizia... qui, in Sicilia, si sceglie di processare e di esporre al pubblico ludibrio, in nome del dogmatismo proibizionista, un ragazzo di ventitrè anni che combatte la mafia.
Infatti Giuseppe Ales, con la sua piccola coltivazione per uso personale, ha sottratto la diffusione della marijuana al monopolistico controllo mafioso.
A Palermo il governo non parlerà di lotta alla mafia malgrado il traffico di droga sia l’attività più redditizia per le grandi organizzazioni criminali planetarie, e qualora se ne dovesse fare accenno ci sarà sempre qualche ministro pronto a spiegare che con essa bisogna convivere.
La vera conferenza di Palermo, quella alternativa, ha invece una grande ambizione: costruire la nuova politica sulle droghe della coalizione democratica e progressista che si candida a governare il Paese. La base di questa piattaforma programmatica potrebbe essere il documento, di cui sono stato relatore, approvato un anno fa dal Parlamento Europeo e sostenuto da tutti gli eurodeputati dell’Unione.
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 09:08
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il 24/03/2009 alle 19:15